Cultura

Il celebre e sommo compositore catanese Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini nacque, primogenito di 7 fratelli, la notte tra il lunedì 2 e il martedì 3 novembre 1801 nel modesto appartamento-ammezzato, in affitto, al primo piano dell’angolo sud-ovest di palazzo Gravina Cruyllas, costruito sui resti archeologici del Teatro greco-romano (dal 1926 Museo Belliniano e monumento nazionale, “sacrario dei cimeli, delle memorie e dei ricordi” dell’immortale operista di melodrammi) al Piano delle Erbe o dei Cereali, così chiamato per il mercato di granaglie che ivi si teneva, attuale piazza San Francesco d’Assisi, con 3 balconcini nella strada della Corsa o del Corso (via Vittorio Emanuele), di proprietà del cav. Mario Gravina.

Tre stanze e due piccoli vani, abitati dall’infante Vincenzo Bellini junior solo per due anni, con ingresso da una scaletta nel cortile dello storico palazzo gentilizio. Il sommo musicista venne alla luce esattamente in un’<alcova>, con la piccola volta a crociera alla quale introduce un caratteristico “arco trionfale”.

Mercoledì 4 novembre 1801, l’indomani del lieto evento in casa di Rosario Bellini e Agata Ferlito –“genitori di civili natali e di costumi onesti”- di sera il neonato, chiamato ‘Nzuddu in onore del nonno paterno, come allora si usava, fu portato al fonte battesimale nella chiesa “San Francesco Borgia” dell’annesso ex Collegio dei Gesuiti (Ospizio di Beneficenza) in via dei Crociferi, che fungeva da procattedrale, essendo il Duomo (dove venivano amministrati di regola i sacramenti dell’iniziazione cristiana) sede dell’unica parrocchia della città e della diocesi, chiuso al culto per lunghi lavori di restauro, sotto l’episcopato del nobile netino mons. Corrado Deodati De Moncada.

La chiesa frequentata abitualmente dai giovani sposini Rosario ed Agata era quella francescana dei frati minori conventuali di “San Francesco all’Immacolata” (attuale santuario diocesano), che non era però sacramentale. Padrino di battesimo fu lo zio materno Francesco Ferlito (fratello della madre).

Dopo il sacro rito dell’amministrazione del sacramento del Battesimo, i parenti e gli amici di famiglia, tra cui il sacerdote Francesco Ferrara, scienziato, letterato e storico, musicofilo e amico di nonno Vincenzo, e il m° Giuseppe Geremia, musicista e compositore, maestro di Cappella del Duomo come l’amico e collega Vincenzo senior, ritornarono a casa per una festicciola in onore del piccolo Vincenzo.

Il neonato aveva avuto imposto anche il nome Salvatore in onore di mons. Scammacca, dottore in sacra teologia, decano del capitolo metropolitano dei canonici della Cattedrale e barone del Murgo, il sacerdote che gli aveva amministrato il battesimo e che il 17 gennaio dello stesso anno aveva benedetto in casa della sposa le nozze di papà Rosario e di mamma Agata. Ebbe pure i nomi di Carmelo e Francesco in onore rispettivamente del nonno materno e del padrino, lo zio Ferlito.

Antonino Blandini

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