Cultura

Domenica 5 novembre si compiono 40 anni dal pio transito al cielo del servo di Dio Giorgio La Pira, del quale è in corso il processo di beatificazione che ha fatto ulteriori passi avanti con la consegna della <Positio>. L’auspicio è che non ritardi troppo il riconoscimento delle virtù eroiche del <sindaco della povera gente> come ha detto recentemente il cardinale arcivescovo metropolita di Firenze, Giuseppe Betori, che ha evidenziato anche che “la testimonianza e la sua lezione di laico credente devono trovare sempre un’eco nella nostra comunità, ecclesiale e civile”.

La straordinaria figura di La Pira, studioso, amministratore, parlamentare, testimone di speranza e di carità cristiana è stata recentemente ricordata a Palermo in occasione del IV Convegno Nazionale “Giorgio La Pira spes contra spem”, tenutosi a Palazzo delle Aquile e nell’aula magna della Scuola di Giurisprudenza, con l’intervento della presidente del Consiglio comunale di Firenze, Caterina Biti, del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Gualtiero Bassetti, del presidente della “Fondazione La Pira” di Firenze, Mario Primicerio, dell’arcivescovo metropolita di Palermo, mons. Corrado Lorefice, del sindaco del capoluogo regionale siciliano, Leoluca Orlando, del direttore del Laboratorio di Studi Urbani “I territori dell’abitare” dell’Università “La Sapienza” di Roma, di Vinicio Ongini (MIUR), di Vanessa Rughi storica del presente, di Anna Staropoli dell’Istituto “Arrupe” di Palermo, di Bruna Bagnato della Scuola di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, di Vincenzo Sorce presidente di “Casa Famiglia Rosetta”.

Sono intervenuti, inoltre, Salvatore Xibilia, Associazione Culturale “La Pira” di Siracusa, il Centro Studi “G.La Pira” di Cassano Ionio (CS), il Centro Culturale “G.La Pira” di Pavia, il Centro Sociale “Santa Chiara” di Palermo, il Centro Culturale “G. La Pira” di Motta di Livenza (TV), il Gruppo “La Pira”, Azione Cattolica di Cagliari, l’AGESCI di Palermo, il Centro Socio-Culturale “G. La Pira” di Pomigliano d’Arco (NA), del Centro Studi “G.La Pira” di Catania, del Circolo “La Pira Etna Sud” di Nicolosi, dell’Officina politica “Giorgio La Pira” di Caltanissetta, della Federazione Chiese Evangeliche, Tavola Valdese e Comunità di Sant’Egidio, dell’Azione Cattolica di Palermo, del Gruppo FUCI “Giorgio La Pira” di Messina, del Centro Mediterraneo “Giorgio La Pira” di Pozzallo.

Si è tenuta anche una Tavola Rotonda su “Essere Sindaco oggi” con la partecipazione dei sindaci di Palermo, Caltanissetta, Messina, Pozzallo, Firenze.

 

GIORGIO LA PIRA E LA GIAC DI CATANIA NEL RICORDO DI NICOLA CAVALLARO

Nel grato ricordo dell’on. Nicola Cavallaro, tornato serenamente alla Casa del Padre due anni fa all’età di 100 anni e la cui memoria, il 5 agosto 2015, è stata giustamente onorata in occasione della celebrazione liturgica della Madonna della Neve all’altare dell’edicola votiva dell’Etna da lui voluta nell’immediato dopoguerra in suffragio dei caduti della GIAC catanese, di cui fu impareggiabile presidente diocesano dal 1934 al 1953, proponiamo uno stralcio di corrispondenza epistolare firmata dal servo di Dio Giorgio la Pira diretta a Nicola e riguardante la nostra GIAC negli anni precedenti la II guerra mondiale che lo vedranno spesso a Catania.

 Sul numero di “Sinaxis” XVI/1-1998 a pag. 283 è riportato un commento di Cavallaro, a testimonianza personale della biografia del servo di Dio e della storia dell’associazionismo cattolico e della spiritualità laicale in diocesi di Catania negli anni ’30.

  “Nell’ambito delle iniziative promosse per l’Anno Santo della Redenzione (1933) -scrive il compianto presidente- la Presidenza Centrale della Gioventù Italiana di Azione Cattolica organizzò anche per le diocesi della Sicilia orientale un convegno catechistico. Dopo lo scontro con il regime fascista nel 1931, Pio XI aveva rivendicato la libertà dell’associazionismo cattolico e la GIAC, ‘pupilla degli occhi del Papa’, riprendeva con rinnovato slancio il suo cammino nelle diocesi italiane…Al convegno, tenutosi nella sede dell’allora seminario dei Padri Bianchi d’Africa in via Canfora, tennero le relazioni: don Domenico Rocciolo della diocesi di Mileto, il dott. Catalanotto di Napoli e il prof. Giorgio La Pira dell’Università di Firenze”, che, in ricordo, regalò ad ognuno un’immaginetta raffigurante Gesù che si accosta ad una porta e dice: <Io sto alla porta e picchio…aprimi’ Sul retro di essa un augurio personalizzato, scritto e firmato da lui. “Nell’immaginetta che mi regalò -precisa Cavallaro- scrisse: <L’occhio tuo abbia tale splendore di innocenza da assicurare agli uomini dell’esistenza del Paradiso>. Fu l’inizio di una lunga e fraterna amicizia. Dalle lettere emergono i temi propri della spiritualità dell’Azione Cattolica di quegli anni, intrecciati ad alcune espressioni devozionali, espressi con la freschezza di uno stile epistolare che non indulge a divagazioni superflue. Anche i nomi e gli ambienti a cui si riferisce in alcune lettere soprattutto danno un piccolo ma emblematico segnale del rapporto che la Pira mantenne con la sua Sicilia. Ciò che maggiormente, però, colpisce è lo stile di radicalità con cui La Pira esprime la sua intensa dimensione spirituale….”.

   Nella lettera del 31 ottobre 1933 su carta intestata della Regia Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Giurisprudenza, Giorgio, che si firmava solo con il cognome, cita il comune amico Forzese, membro del Circolo di Azione cattolica “Ferrini” e manda i saluti al prof. don Vito Mazzaglia, assistente diocesano della Giac e coordinatore dell’insegnamento della religione nelle scuole secondarie statali, a Giuseppe Santagati (“il ragioniere”), amministratore del Centro diocesano della Giac.

   Il 3 gennaio 1934 al carissimo Nicolino augura: “Gesù ti chiama ad una vita di sempre più perfetta purità ed unità. Vita vestra abscondita cum Christo in Deo”. Il 16 aprile 1934 rivolge “affettuosi auguri di santità a Russo e Forzese”, entrambi entrati nel noviziato dei Padri Bianchi Missionari d’Africa. Nella festa del Sacro Cuore di Gesù Giorgio affida alla Madonna la felice riuscita degli esami di diploma di ragioneria dell’amico e ricorda con vivissimo affetto anche Nino Puglisi, presidente diocesano della Giac, esemplare per la sua intensa vita spirituale e lo zelo apostolico, morto all’età di 30 anni.

  Il 22 agosto ricorda anche Sebastiano Pesce, delegato diocesano degli Aspiranti di Azione Cattolica, padre Salvatore Caruso, vice assistente della Giac, padre Salvatore Parisi, direttore dell’Oratorio San Giuseppe in via Carlo Forlanini.

   Il 30 agosto si rivolge all’amico Nicolino invocando il Cuore dilettissimo di Gesù e Maria. Per la Madonna della Mercede affida gli aspirantini catanesi, i fanciulli di Azione Cattolica curati da Nicola, al cuore adorabile di Gesù.

   Il 15 febbraio 1935 inizia la lettera con “Ave Maria!” e propone di continuare insieme il dolce cammino di amore che conduce “ad un’unione sempre più perfetta con Gesù”.

    Il 9 marzo da Messina, in procinto di venire a Catania, esprime la necessità di un assoluto riposo specie mentale.

   Il 26 agosto invia a Nicolino una lettera da far leggere riservatamente a don Luigi Ricceri, il futuro rettor maggiore, in quegli anni nell’Istituto salesiano San Francesco di Sales a Cibali. Ricorda anche gli amici Carmelo Bruno, docente di matematica al Liceo Scientifico “Principe Umberto”, membro del Centro diocesano della GIAC e responsabile della diffusione della ”Buona Stampa”, Fulvio Failla, professore di lettere nei licei, membro del centro diocesano della GIAC, Salvatore Papale, segretario diocesano della GIAC e futuro sindaco di Catania.

   L’8 gennaio 1936 esprime il desiderio di una “vacanza fresca” al Grande Albergo dell’Etna. La Pira, però, venne ospitato ben volentieri dai salesiani del Collegio “San Giuseppe” di Pedara, dove rimase tre mesi per riprendersi da un grave esaurimento. Il 3 febbraio comunica con cartolina postale che nel pomeriggio sarà ospite del prof. Mario Petroncelli, membro dell’Azione Cattolica e docente nell’Università degli Studi di Catania, subito dopo la guerra rettore magnifico dello stesso ateneo.

  Nella penultima lettera, nel Natale del 1938, confida al carissimo Nicolino con grande fraternità che le sue povere finanze sono di molto sotto zero! “I nostri fornitori di pane e di latte e di indumenti aspettano tutti di esse pagati. E allora? Allora un viaggio in Sicilia richiese quanto è sufficiente per pagare almeno 2 quintali di pane! Capisci? Le nostre piccole iniziative di bene hanno preso uno sviluppo che io non prevedevo: e se è vero che la Provvidenza è sempre vicina pure non mancano le preoccupazioni”.

  L’ultima lettera è del 16 marzo 1940 quando l’Italia s’appressava ad entrare in guerra che già dilaniava l’Europa: “Non ci resta che continuare” scrive La Pira “affinando nella preghiera, nella carità, nella meditazione, nello studio i nostri strumenti di apostolato. Uniti a Cristo saremo partecipi della virtù redentrice di Cristo…”.

Antonino Blandini

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