Cronaca

Non tutti sanno che a Catania la chiesa intitolata in senso stretto all’Immacolata Concezione non è tanto quella che prospetta su piazza San Francesco d’Assisi (già piano delle Erbe) quanto quella parrocchiale che sorge in via Gesualdo Clementi (già strada dei Quattro Cantoni).

Chiesa S. Francesco Immacolata

La prima, intitolata a S. Francesco, è officiata dai frati minori conventuali che si sono sempre distinti per la particolare devozione al mistero dell’immacolato Concepimento della B.V. Maria; essa è dal 6 dicembre 1974 santuario diocesano mariano, per cui il monumentale tempio correttamente ha assunto il nome di “San Francesco all’Immacolata” (quasi un doppio titolo). La seconda, che è affidata al clero diocesano, ha il titolo proprio di Immacolata Concezione, detta “ai Minoritelli” perché una volta apparteneva ai regolari che risiedevano nell’annesso convento.

   In tale chiesa si tengono, in questi giorni, a cura del parroco can. Giovanni Romeo, i festeggiamenti della Titolare e patrona con triduo e S. Messa solenne con atto di consacrazione alla Madonna, alle ore 10 di venerdì 8.

   Nel tempio dell’Immacolata il 14 gennaio ricorreva la festa del Voto, nell’anniversario dell’atto di affidamento che i catanesi ed in particolare gli abitanti del quartiere Montevergine-Idria-San Nicola fecero alla Madonna subito il grande terremoto del 1693. A perpetua memoria dell’impegno assunto, che era ricordato ogni anno con solennità, fu posta sulla facciata della ricostruita chiesa dell’Immacolata, al culmine della salita dei Quattro Cantoni (via Gesualdo Clementi), una grande statua della Vergine con sotto la scritta: “Posuerunt me custodem”. L’Immacolata è, pertanto, tempio votivo civico dovuto alla pietà dei catanesi superstiti, che lo vollero riedificare sulle rovine delle preesistenti chiese di S. Barbara e di S. Cataldo – a loro volta costruite sui resti archeologici di un edificio termale – ed intitolare a Maria concepita senza peccato originale.

La chiesa votiva, eretta in parrocchia nel 1949, è chiamata “ai Minoritelli”, perchè, in origine, fu affidata ai chierici regolari minori di S. Francesco Caracciolo, detti Minoriti o Caracciolini, la cui regola fu approvata da Sisto V nel 1581. Essi nel 1625 giunsero a Catania chiamati dal vescovo romano Innocenzo Massimo, si sistemarono provvisoriamente nella Casa Vega, detta degli Orfanelli, nel Toch, nei pressi delle rovine del Foro, nell’attuale via Orfanelli, sorta sul sito di una preesistente sinagoga. Ai Minoriti, in seguito, fu affidata la chiesa di Sant’Anna a Porta Aci, che essi intitolarono, con l’annesso convento ora sede della Prefettura e della Provincia, a San Michele Arcangelo, dove dimorarono fino alla confisca del 1866. I religiosi si erano sistemati pure nella collina di Montevergine, sul margine settentrionale dell’ex Giudecca superiore, che per secoli aveva ospitato la fiorente comunità ebraica catanese che liberamente aveva scelto quel luogo “vergine”, lontano dalle abitazioni dei concittadini cristiani. I chierici di San Francesco Caracciolo, insediatosi a Montevegine, furono chiamati Minoriti della Concezione o Minoritelli per distinguerli dai confratelli di S. Michele a Porta Aci. i Minoritelli costruirono lo storico tempio della Concezione – con annesso convento pure espropriato a causa delle leggi eversive – a croce greca; in esso si conserva un sito legato al culto dei tre santi fratelli martirizzati a Lentini, due anni dopo S. Agata. Una lapide, all’interno, così ricorda: “Sanctorum Alphi, Philadelphi ed Cjrini carcer anno CCLIII”. In tempi recenti è stata posta anche una piccola lapide commemorativa sul lato est della facciata.

Antonino Blandini

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