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Continuano fino al 17 Dicembre al Teatro Verga di Catania, per la sessantesima stagione di prosa dello Stabile etneo, le repliche dell’intenso atto unico di Claudio Fava “Il giuramento”, lavoro diretto da Ninni Bruschetta e di estrema attualità. La pièce, in circa 70’, con una regia ed una messa in scena rigorosa, semplice ed asciutta di Ninni Bruschetta, è ispirata ad una storia vera, quella di Mario Carrara, uno dei dodici docenti universitari che nel 1931 non si prestarono al giuramento di fedeltà al Duce imposto dal regime fascista e per loro si aprirono le porte del carcere.

Il regista Ninni Bruschetta si sofferma sulla centralità della vicenda raccontata, sul personaggio di  Mario Carrara, medico legale e docente universitario che insegna ai suoi studenti a coltivare il gusto del dubbio, a non intrupparsi, a non travestirsi ed esibirsi. Carrara è un uomo semplice, che vive per la scienza, ammirato, accudito ed amato dalla sua segretaria Tilde, seguace degli insegnamenti di Cesare Lombroso sulla fisiognomica del corpo umano e non solo, passato alla storia come uno dei 12 docenti universitari italiani che rifiutarono il giuramento di fedeltà al Fascismo.

Una scena dello spettacolo (Ph. Antonio Parrinello)

Carrara del fascismo aveva un ripudio più estetico che ideologico, non sopportava, non capiva quelle camicie nere inamidate, i fez col fiocco, i pugnaletti che anche i suoi studenti portavano al fianco e non apprezzava né i discorsi patriottici né le canzoncine tipo “Faccetta nera” e non condivideva il preside, i suoi colleghi che avevano smarrito il senso del dubbio, in una Italia conformista dei primi anni del fascio dove tutti avevano la tessera del partito e dove prevaleva il finto perbenismo, la corsa alla carriera e nessuno voleva guardare in faccia la realtà, ma preferiva girarsi dall’altro lato per poter vivere tranquillo.

Nel 1931 In Italia quando Carrara aveva 65 anni furono 1238 i professori che giurarono fedeltà al re e al duce, compresi intellettuali come Croce, Calamandrei, Lombardo Radice, Einaudi e solo in 12 seppero dire no a Mussolini perdendo così la cattedra ed il lavoro. Tra questi anche Mario Carrara, escluso da tutte le cariche pubbliche, la sua casa fu perquisita nell’ambito dell’operazione che portò all’arresto di Vittorio Foa e Massimo Mila e nell’Ottobre del 1936 fu arrestato per attività contro il regime fascista e solo la sua età avanzata lo salvò dal confino. Detenuto alle carceri Nuove di Torino, continuò a lavorare al suo “Manuale di medicina legale” e morì nel Giugno del 1937.

Lo spettacolo di Claudio Fava, produzione Teatro Stabile di Catania, è un lavoro di notevole impegno civile, impreziosito dalle musiche originali della compositrice, arrangiatrice e pianista siciliana Cettina Donato, dai costumi e dalla lineare ed essenziale scenografia (aula universitaria, stanza del preside o luogo d’incontro tra il professore e la segretaria) di Riccardo Cappello e dal disegno luci di Salvo Orlando.

Stefania Ugomari Di Blas e David Coco (Ph. Antonio Parrinello)

L’atto unico, con la regia di Bruschetta, ben raffigura il personaggio di Mario Carrara, con i suoi dubbi, il suo amore per la scienza, la sua fierezza nel dire no al giuramento al Duce, il suo rapporto speciale e struggente con la segretaria, l’ambiente universitario. Ben delineati gli altri personaggi (il preside, il collega di Carrara, gli allievi e camerati) tutti cinici, freddi, che pur intuendo l’errore che stanno commettendo lo ignorano pur di portare avanti le loro carriere, le loro vite. Personaggi estremamente reali, così veri e tristemente attuali e contemporanei che – riflettendoci su – fanno davvero paura.

Ad interpretare con estremo rigore e con atteggiamento distaccato il personaggio di Mario Carrara è il convincente David Coco mentre la sua segretaria Tilde è resa con intensità da Stefania Ugomari Di Blas, il professor Pareschi, suo collega, è Antonio Alveario, il preside è Simone Luglio e poi nei panni dei camerati e studenti ricordiamo Liborio Natali, Pietro Casano, Federico Fiorenza, Luca Iacono e Alessandro Romano.

Apprezzabile e significativo l’inizio dello spettacolo con gli attori, in divisa e mascherati, che, tra gli spettatori, osservano e scrutano tutti, intonando “Gaudeamus igitur…”, l’inno internazionale della goliardia e degli studenti universitari. Pièce, ripetiamo di alto impegno civile e attualissima ed alla fine, per gli interpreti e la messa in scena, calorosi e convinti applausi da parte del pubblico in sala.

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