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L’88% degli italiani utilizza l’auto (personale!) almeno una volta alla settimana. A cui si aggiunge un altro 4% che vi ricorre 1-2 volte al mese. In pratica la quasi totalità della popolazione è quattroruote-dipendente. Ma pure le due ruote non se la cavano male. Il 35% degli italiani va in bicicletta almeno una volta alla settimana. Per lavoro o per passione che sia. E un altro 4% fa lo stesso, ma opta per una bici elettrica. Parola di Doxa che lancia la divisione Mobility con l’obiettivo di passare al setaccio usi e costumi degli italiani in fatto di mobilità e capire come scelgono, come “vivono” e come cambiano i propri mezzi di trasporto. «Perché l’auto (ma non solo) riveste un ruolo centrale nella vita di tutti noi» interviene Barbara Galli, Mobility Director di Doxa e a capo dell’Osservatorio “On the Move” avviato nei mesi scorsi e ora in grado di restituire una prima fotografia inedita sulla mobilità made in Italy. Anche in fatto di consumi.

APPROCCIO INEDITO

Alla base dell’Osservatorio “On the Move” ci sono 7 mila interviste fatte in Italia al target consumer, combinate con tecniche di web listening e domande proiettive analizzate con metodologie di text analytics. Ma l’analisi potrà essere replicata anche a livello internazionale. «Doxa si avvale di Win – The Worldwide Independent Network of Market Research, presente in oltre 60 Paesi, per effettuare ricerche ad hoc o multi-client sia su target consumer sia su target business» precisa Galli, che intende ampliare lo studio proprio sulla parte business. E aggiunge: «Doxa è membro fondatore di Win e il nostro ceo, Vilma Scarpino, guida il network in qualità di presidente». Numeri, dunque. Ma anche molto “vissuto”. Perché l’obiettivo dell’Osservatorio “On the Move” è misurare anche “la pancia” degli utenti, carpirne gli umori e, soprattutto, le aspettative. Si scopre così per esempio che oggi la mobilità ha un percepito dicotomico: sta per indipendenza, libertà e scoperta, da un lato; ma anche per caos, stress, inquinamento e, in definitiva, fatica dall’altro. «La buona notizia è che domani sarà un altro giorno» sorride Galli. E chiarisce: «La mobilità di domani è sostenibile, ecologica e condivisa».

POSSESSO VS. USO 

Ed è proprio questo il punto. Perché a cambiare sono i paradigmi stessi di consumo. Con il passaggio (progressivo) dal “possesso” all’“uso”. Il fenomeno car sharing è però al momento prerogativa di poche grandi città. Milano, in primis. E ha ancora molto, moltissimo spazio di crescita. «Questo non significa che in futuro rinunceremo in toto all’acquisto di una auto, una bici o un qualsiasi altro mezzo di trasporto» specifica Galli. «Ne acquisteremo meno, questo sì. Ma quelle/i che acquisteremo avranno una valenza anche emotiva molto superiore a quella attuale». Sarà percepita addirittura come una stanza, la “nostra” stanza, all’interno del mondo che ci circonda. «Con tutto ciò che ne deriva in fatto di design, per esempio» suggerisce Galli. «Con auto “tutte vetri”, con interni realizzati in materiali naturali, con accessori capaci di coinvolgere i nostri sensi…». Una bella scommessa per le case automobilistiche, l’industria del design e diversi altri attori tra cui le stesse istituzioni. Senza naturalmente dimenticare gli automobilisti.

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