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Il Teatro del Canovaccio di Catania, in via Gulli 12, ha ospitato, con ben otto repliche, la pièce leggera, divertente e surreale “Diario intimo di una cameriera” di Octave Mirbeau, produzione del Teatro Gamma e regia di Gianni ScutoCon una regia attenta ai particolari, che punta più alle pruderie, ai risvolti erotico-sessuali della cameriera Célestine, la pièce, in due atti di circa 90′, tratta dal romanzo omonimo di Octave Mirbeau, si avvale di una scenografia minimale curata da Franco Weber e dei coloratissimi costumi di Gianni Cavalieri, incentrando tutto sull’interpretazione stuzzicante, irriverente, frizzante, poderosa, di quattro interpreti come Barbara Cracchiolo, Nellina Laganà, Alessandro Gambino e Domenico Maugeri che si impegnano al massimo per far rivivere una quantità di figure di uomini, di padroni sporcaccioni, di mogli o cameriere appartenenti alla classe agiata parigina dove Celestine presta o ha prestato servizio.

Barbara Cracchiolo in scena (Ph. Orazio Lo Crasto)

Tra luci, musiche da rive gauche, reggicalze ed atmosfera da cabaret e da Belle Epoque, con tanto di can can finale, l’autentica mattatrice della vicenda è proprio lei, Célestine, giovane e avvenente cameriera che passa di famiglia in famiglia senza mai trovare un ambiente che le consenta di restare e senza mai riuscire a dare una sistemazione definitiva alla propria vita. Da “femme de chambre”,  tra angherie o gentilezze delle padrone di casa e richieste sfacciate di mariti pruriginosi, Celestine rompe con gli schemi convenzionali e vive il suo erotismo, la sua vita sessuale, in maniera del tutto libera e disinibita, con un atteggiamento sempre voglioso e quasi amorevole, avendo a che fare con uomini diversi, ma che- alla fine-, la considerano come oscuro oggetto del desiderio.

Alessandro Gambino e Nellina Laganà (Ph. Orazio Lo Crasto)

Il divertente e surreale lavoro vede nei panni di  Célestine una brillante Barbara Cracchiolo con un sorriso sempre aggraziato, un miniabito da servizio e due calze di nylon di diverso colore tenute da una giarrettiera ed al servizio di eccentrici signori. Nello spettacolo la vediamo corteggiata da un buffo e vizioso padrone di casa e con una moglie attaccata al danaro e che, alla fine, sceglie di andar via con il non più giovane, ma vigoroso uomo di fiducia della casa, che la attira e la vuole come barman in un caffè nella cittadina marittima di Charbourg in Normandia, dove Célestine avrà a disposizione tanti marinai a cui potrà dedicarsi e preparare tante tazzine di caffè.

Tutti all’altezza gli interpreti, a cominciare dalla sensuale e furba Célestine, resa con grande efficacia e padronanza da Barbara Cracchiolo e proseguendo poi con la determinata Nellina Laganà nei panni della moglie ricca, sempre agghindata ed attaccata all’argenteria di casa ed agli abiti di lusso. Nei ruoli maschili si disimpegnano ottimamente Alessandro Gambino nei panni di un padrone di casa buffo e goffo e Domenico Maugeri nel ruolo del rude e fascinoso factotum Joseph.

Gli applausi finali (Ph. Orazio Lo Crasto)

Lo spettacolo, che non fa riferimento ai liberi adattamenti cinematografici di Jean Renoir (1946), Luis Buñuel (1964) e Benoît Jacquot (2015), diverte il pubblico con la frivolezza dei movimenti degli interpreti, con le sue musiche ed i suoi colori ed il regista Gianni Scuto – amante delle calde e fascinose atmosfere parigine – regala una serata all’insegna del cabaret, dell’allegria, con un testo di assoluta eleganza, concludendo poi con un intrigante can can. E lo spettatore apprezza ed alla fine applaude convinto anche perchè nella figura di Celestine ritrova l’analisi lucida di Mirbeau sul mondo ripugnante dei potenti, della gente perbene, i vizi oscuri di quegli anni e l’autore con il suo romanzo pubblicato nel 1900, smaschera i rispettabili delle classi dominanti, denunciando così lo stato scandaloso dei domestici e una società fallita e falsa dove proprio i poveri sono travolti e dominati dai ricchi.

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