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Il Centro Zo di Catania ha ospitato, per la rassegna “Altrescene”, uno spettacolo forte, immediato, di intensa affabulazione che evoca sentimenti, rabbia e ricordi di un mondo che attiene ai dimenticati della Grande guerra, quella del ’15-’18, dove tanti soldati (quattro milioni di analfabeti in divisa)  dimenticati – tanti nessuno, uniti dallo stesso tragico destino – morirono tra fango, disperazione, indifferenza.  Lo spettacolo in questione è il monologo dell’attore leccese Mario Perrotta, “Milite Ignoto/Quindicidiciotto”, già finalista al premio Ubu 2015 come migliore novità italiana, inserito tra gli eventi del programma ufficiale per le commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri e scelto da Radio 3 Rai per il centenario della Grande Guerra.

Lo spettacolo, di puro teatro di narrazione, è tratto da “Avanti sempre” di Nicola Maranesi e dal progetto “La Grande Guerra, i diari raccontano” a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Maranesi per Gruppo editoriale L’Espresso e Archivio Diaristico Nazionale.

Mario Perrotta (Ph. Luigi Burroni)

La pièce, in 70 minuti, non cala mai di ritmo, anzi si fa sempre più incalzante e vede protagonista – su una scena vuota, solamente con dei sacchi di sabbia nel buio di una trincea – un convincente ed incisivo Mario Perrotta che agitando le braccia, con gesti evocativi, pur mantenendo immobile il suo corpo dal busto in giù, racconta microstorie, stati d’animo, piccole verità, sguardi e parole di singoli uomini che hanno vissuto e descritto quegli eventi dal loro particolarissimo punto d’osservazione: soldati nell’inferno, nel mare magnum di morte e di indifferenza della Grande guerra, dove si moriva senza un perché. Soldati che continuavano a chiedersi sempre le stesse domande (“per chi? per cosa, sono morto?”) e che dovevano sacrificare la vita per la patria e l’onore, beni  spesso idealizzati dagli alti comandi.

Solo sulla scena uno straordinario Mario Perrotta racconta le storie del “milite ignoto” (essere umano con nome, faccia e voce) con un linguaggio nuovo, frutto di un mix di dialetti, nato dall’incontro al fronte, in trincea, tra il soldato bresciano e quello calabrese, tra il siciliano ed il bolognese, tra il pugliese ed il marchigiano, tra il sardo ed il veneto, tutti accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quell’evento più grande di loro. Ecco venir fuori, quindi, da una moltitudine di dialetti, una lingua d’invenzione magica, quasi musicale, che finisce per sottolineare le tragedie ignorate di tanti soldati e che consente al protagonista di narrare episodi drammatici, di solitudine e smarrimento e contemporaneamente di condanna per chi stava al potere, al comando – come il generale Cadorna – e che usava e considerava quei soldati come “carne da cannone”.

Ancora Mario Perrotta in scena

Lavoro davvero eccellente per la sua dirompente forza narrativa e che, grazie alla straordinaria e veemente interpretazione di Mario Perrotta, con quella lingua nuova ed intrigante, regala al pubblico una serata davvero preziosa per ripensare, per riflettere, delle brutture, delle assurdità di tutte le guerre, sempre inutili ed incomprensibili e per dare la giusta collocazione, una identità definita, a tanti militi ignoti spariti nel fango, tra il sangue e la paura di quelle trincee, mentre ancora oggi si celebrano inutili anniversari e si dedicano, si intitolano piazze, strade, Monumenti ai Caduti, mentre servirebbe solo restare in religioso silenzio e coltivare il ricordo, ascoltare la voce, la storia, il sacrificio dei tanti “Militi ignoti”. Proposta assolutamente di alto valore, da vedere e che il pubblico ha molto gradito ed applaudito tributando notevoli consensi ad un esemplare Mario Perrotta.

Trailer di “Milite Ignoto/Quindicidiciotto”

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