Cultura

Caterina nacque a Siena il 25 marzo 1347, ventiquattresima di venticinque tra figlie e figli di Jacopo Benincasa, tintore di pelli di Fontebranda, e di Lapa di Puccio dé Piacenti. L’anno successivo alla nascita di Caterina, Siena, come tutta l’Europa, fu devastata dall’epidemia di peste nera che infierì per circa tre anni, risparmiando miracolosamente la piccola Benincasa. Fin da piccola Caterina frequentò la basilica di San Domenico situata su una rupe sovrastante la casa dove abitava. A sei anni, la piccola Benincasa ebbe la prima visione: vide Cristo Gesù, accompagnato dai santi Pietro, Paolo e Giovanni, seduto su un bellissimo trono sospeso in aria sopra il convento di San Domenico, così fece voto di dedicare tutta la sua vita a Dio. Allora, mentre il papa Innocenzo VI (1195ca–1254) risiedeva ad Avignone, la cristianità pullulava di movimenti ereticali ed anche di visioni, come quelle che aveva avuto la senese Caterina, potevano essere per lei e per la sua famiglia molto pericolose, pertanto le fu interdetto di formulare voti e di pregare.

A dodici anni Caterina aveva già una bellezza straordinaria e i genitori, ignari del suo voto, volevano darle un marito, ma essa rifiutò con fermezza il matrimonio. Per dimostrare quanto fosse risoluta nella sua decisione, si tagliò i capelli, si coprì il capo con un velo come una monaca e sopportò le pesanti punizioni dei genitori, costruendo nella propria mente una cella dalla quale non poteva uscire; in seguito sarà questo il consiglio che darà ai suoi discepoli per aiutarli a trovare il raccoglimento spirituale. Secondo la tradizione, fu una rivelazione avuta dal padre che così si convinse a dare il consenso a Caterina di vivere come aveva fermamente deciso. Un giorno Jacopo Benincasa vide una colomba posata sulla testa di Caterina mentre pregava e allora si arrese, permettendo alla figlia di <<vivere di suo senno, non chiedendo nulla di veruna spesa che non fosse pane e acqua>>.

Caterina, ottenuta di nuovo la sua cameretta, usò nel suo letto un cuscino di pietra, che si può ancora vedere nella sua casa santuario. A sedici anni, nel 1363, spinta da una visione di San Domenico, prese il velo del Terz’Ordine Domenicano delle Mantellate, così chiamate per il lungo mantello nero che copriva l’abito bianco; era un gruppo formato da laiche, per la maggior parte vedove di una certa età e di buona famiglia vincolate alla castità, alla preghiera e alla penitenza, tanto che non era una cosa normale accogliere delle giovinette come Caterina che, avendo compreso che la sua missione doveva essere nel mondo, non fece la scelta di diventare monaca perché ai suoi tempi ciò significava chiudersi per tutta la vita nella clausura del monastero. Le Terziarie Mantellate si dedicavano alle opere di carità e si raccoglievano in preghiera ogni giorno nella Cappella delle Volte, che si trova nella basilica di San Domenico. All’età di diciannove anni Caterina ricevette da Dio la missione di impegnarsi nel mondo per la pace e la salvezza degli uomini.

Da questo momento tutta la sua vita fu dedicata al raggiungimento della pace, alle opere di carità e all’assistenza ai malati e ai bisognosi. In questo suo cammino di formazione, a cui lavorò tenacemente per raggiungere la perfezione spirituale, fu guidata spiritualmente dal domenicano Tommaso della Fonte. Insensibile alle iniziali calunnie e maldicenze dei concittadini, che in seguito dovettero ricredersi mentre Caterina era ancora in vita, unì alla sua indole contemplativa un apostolato di opere caritatevoli e assistenziali nell’ospedale di Santa Maria della Scala e nel lebbrosario di San Lazzaro. Caterina, ricca di doti eccezionali, con un’eloquenza mirabile, ricca di espressioni di ardente carità, non trascurò mai di intervenire presso le autorità religiose e civili per favorire il trionfo della giustizia.

Numerosi prodigi accompagnarono la sua benefica attività fra i poveri, i prigionieri, gli ammalati e coloro che pubblicamente si erano resi colpevoli dinanzi a Dio e agli uomini. Allo stesso tempo non mancarono i risvolti negativi di questa sua vita frenetica votata al bene degli altri. A venti anni Caterina, che cominciava già a rifiutare il cibo, iniziando così un percorso che l’avrebbe portata a mangiare solo verdure e a dormire non più di due ore per notte. Il suo esempio fu seguito da letterati, artisti, uomini e donne di ogni età e ceto sociale, desiderosi di santificarsi e di fare del bene al prossimo. Caterina, che riversò sui suoi discepoli, che poi saranno chiamati Caterinati, il fuoco delle sue esperienze per esortarle a proseguire nel cammino ascetico intrapreso, non era acculturata e inizialmente era perfino incapace di scrivere, quando imparò la scrittura cominciò a inviare lettere di conforto, di consigli e di esortazioni a quanti imploravano un suo intervento. Le sue lettere a dotti, condottieri, re e responsabili della vita politica italiana suscitarono immenso interesse, riuscendo in pochi anni ad esercitare un influsso benefico in molte questioni di politica e di controversie locali tra i Comuni e i partiti.

Essa fu intermediaria anche tra il papa Gregorio XI (1330 ca. – 1378), e la città di Firenze in dissidio tra di loro per una donazione di grano. Al papa scrisse: <<Otterrete di più col bastone della benignità che col bastone della guerra>>. La sua attività di intermediaria di pace dette occasioni di sospetto agli ecclesiastici del tempo, per cui la giovane senese fu chiamata a Firenze nella Pentecoste del 1374 dinanzi al Capitolo Generale dei Domenicani per subire una sorta di esame di maturità. Il senno di poi ci indica che il superamento di quella prova fu in realtà la vittoria della sua etica. Per difenderla da nuovi attacchi, l’Ordine, che si era ormai convinto delle sue doti eccezionali, garantì la sua ortodossia nella fede assegnandole come direttore spirituale fra’ Raimondo delle Vigne da Capua, Maestro Generale dell’Ordine Domenicano nel 1380, proclamato beato da Leone XIII nel 1899. Papa Gregorio XI, che affidò a Caterina numerose missioni di pace, la incaricò pure di propagandare la Crociata che intendeva promuovere, ma che non fu mai realizzata, forse, a causa della prematura morte del pontefice avvenuta il 27 marzo 1378. Ambasciatrice di pace, Caterina, nel 1376, si recò ad Avignone dove riuscì a convincere il pontefice Gregorio XI a ritornare a Roma, ricordandogli il voto segreto che egli stesso aveva fatto il giorno della sua elezione, cioè quello di riportare la sede papale nella Città Eterna. Il 13 settembre 1376 il papa lasciò Avignone per riprendere, il 17 gennaio 1377, il possesso della sua carica di vescovo di Roma e di sommo pontefice della Chiesa universale.

In rapporto con le grandi famiglie e con numerosi ecclesiastici, Caterina si dette da fare per sanare lo Scisma d’Occidente, che era scoppiato il 20 settembre del 1378 con l’elezione dell’antipapa Clemente VII (1342-1394) da parte di cardinali contrari al legittimo pontefice Urbano VI (1318-1389). Essa si adoperò in ogni modo per riportare la Chiesa all’unità. Buona parte delle 381 lettere del suo epistolario danno testimonianza di questo aspetto della sua grande opera. Per rendere più incisivo il suo servizio a favore della Chiesa, il successore di Gregorio XI, Urbano VI, Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, già apparso in sogno alla Santa, la chiamò a Roma dove Caterina trascorse gli ultimi due anni della sua vita. Sempre per invito del papa, Caterina parlò in Concistoro ai nuovi cardinali per esortarli alla fedeltà al legittimo pontefice. Alla sua intercessione viene attribuita la vittoria nella battaglia campale combattuta il 30 aprile 1379 sotto il castello di Marino, allora nello Stato della Chiesa, da parte delle truppe fedeli a papa Urbano VI, capitanate da Alberico da Barbiano, contro quelle dell’antipapa Clemente VII, comandate dal Conte di Montoje e da Bernardino di Sala.

La vittoria, che arrise alle truppe fedeli al Papa di Roma, costrinse alla fuga l’antipapa Clemente VII che si ritirò ad Avignone, ciò avvenne un anno esatto prima della morte di Caterina. Durante il suo soggiorno romano, sin dai primi di febbraio a metà marzo, essa si recava ogni giorno a pregare nella basilica San Pietro dalle nove del mattino fino al Vespro, nonostante che lei stessa definisse le sue condizioni fisiche <<quelle di una morta>>. Qui un giorno ebbe la visione della Chiesa che veniva appoggiata sulle sue spalle sotto la figura di una navicella. L’attività meravigliosa di questa donna, fisicamente debole ma di irresistibile forza spirituale, non si limitò al campo politico, infatti una vera riforma spirituale fu da lei iniziata e incoraggiata tra i religiosi. L’Ordine Domenicano deve alle insistenze di Caterina se fu possibile al Maestro Generale frà Raimondo delle Vigne riportare la vita regolare alla primitiva purezza e austerità voluta dal santo fondatore Domenico di Guzman (1170 – 1221). Affranta dalla mole di lavoro a cui si sottoponeva senza risparmiarsi, viaggiando da un capo all’altro dell’Italia, Caterina, prima di morire, trattò con la regina di Napoli gli affari della Santa Sede.

Resa ormai incapace di muoversi, trascorse gli ultimi quaranta giorni della sua vita sul suo letto tra atroci sofferenze, offrendo la propria vita per la Chiesa, come lei stessa testimoniò: <<Tenete per certo, figlioli, che io ho offerto la mia vita per la santa Chiesa>>. Spirò santamente a Roma il 29 aprile 1380, a soli trentatre anni, in una casa[1] presso la Minerva, pronunciando le ultime parole di Gesù sulla croce: <<Padre nelle tue mani affido il mio spirito>> (Lc 23,46). Nel 1375, Caterina, che aveva ricevuto le Sacre Stimmate nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, venne canonizzata dal papa senese Pio II, Enea Silvio Piccolomini, il 29 giugno 1461, festa dei Santi Pietro e Paolo; il beato Pio IX, l’8 marzo 1866, la proclamò compatrona di Roma; Pio XII, il 18 giugno 1939, la nominò Patrona primaria d’Italia assieme a San Francesco d’Assisi.

Il sommo pontefice Paolo VI, il 27 settembre 1970, la proclamò Dottore della Chiesa Universale insieme a santa. Teresa d’Avila (1515-1582). Il primo ottobre 2001, giorno di inizio della seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, con il Motu Proprio Spes Aedificandi, il Papa ha dichiarato Caterina da Siena Patrona d’Europa insieme a Brigida di Svezia (1303-1373) e Edith Stein (1891-1942). Giovanni Paolo II ha così voluto sottolineare come queste tre donne debbano essere di esempio per le nuove generazioni del terzo millennio. Le ragioni dell’iniziativa papale sono espresse dal Motu Proprio: santa Brigida perché ha collegato i confini d’Europa; santa Caterina per aver riportato il papa alla sua sede naturale di Roma e santa Edith Stein, l’ebrea convertita e fattasi monaca carmelitana, che venne uccisa nel campo di concentramento nazista di Auschwitz per aver unito le sue radici ebraiche a quelle della sequela Christi.

Dal 5 agosto 1855 santa Caterina riposa nel sarcofago marmoreo sotto l’altare maggiore della basilica di Santa Maria sopra Minerva di Roma, mentre altre reliquie corporali sono venerate in tante altre chiese del mondo. A Roma, nel monastero del Rosario di Monte Mario è esposta la mano sinistra, mentre una scapola si trova nella chiesa dei Santi Domenico e Sisto; altre reliquie sono venerate nelle chiese di santa Caterina in via Giulia, di santa Cecilia, di santa Croce in Gerusalemme e dei santi Salvatore e Giovanni Battista ed Evangelista. Anche in Belgio, nel santuario di santa Caterina di Astenet, costruito nel 1985 per volontà dei Caterinati di quel paese, si venera una sua insigne reliquia. La testa di santa Caterina fu portata nella basilica di san Domenico a Siena.

Santa Caterina da Siena è stata scelta come celeste Patrona del P.A.S.F.A  e delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana perché interpretò la carità cristiana in modo operativo e concreto portando quotidianamente nell’ospedale senese assistenza e conforto ai ricoverati. Essa rappresenta, dunque, il modello di volontariato per eccellenza, piena di carità, misericordia, pazienza, energia e  forza di volontà. Di santa Caterina da Siena resta la testimonianza del suo amore per il prossimo. Il motto assunto dal Corpo delle Benemerite Infermiere Volontarie CRI, Ama, conforta, lavora, salva, è stato evangelicamente impersonato da santa Caterina nella sua breve vita di appena 33 anni.

PREGHIERA DEL P.A.S.F.A.

Dio, nostro Padre, che manifesti la Tua onnipotenza nell’amore a tutti gli uomini.

Ti ringrazio di aver posto nel cuore di ciascuno il desiderio di sostenere i noistri fratelli in difficoltà, attraverso l’esperienza del volontariato.

Aiutaci a corrispondere alle esigenze di comunione tra di noi e testimoniare, con autenticità e coerenza,il nostro servizio.

Ispira e sostieni le nostre opere e i nostri propositi, perchè pensiamo e operiamo secondo la Tua volontà e amiamo con verità e carità.

Donaci l’umiltà nel servizio e lo spirito di sacrificio per seguire il fulgido esempio della nostra Patrona, Santa Caterina da Siena.

Assisti i militari che, anche a rischio della propria vita, servono in Italia e nel mondo la causa della pace, della libertà e della giustizia.

Benedici la nostra Patria, la grande Famiglia militare, la nostra Associazione, l’Arcivescovo Ordinario Militare, i Cappellani che condividono il nostro impegno.

Il tuo Spirito guidi e illumini il nostro cammino, perchè possiamo rendere lode al Tuo nome,

con Gesù Redentore che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

PREGHIERA DELL’ INFERMIERA VOLONTARIA DELLA CRI

Signore, dammi la bontà da offrire a chiunque avvicino,

dammi la serenità per consolare chi è tormentato,

dammi coraggio di reggere all’altrui sofferenza,

dammi il mezzo di sollevare chi è affranto,

dammi la forza di non crollare davanti all’impossibile,

dammi la capacità sempre di operare il bene.

Signore, dammi quanto ti chiedo perché a mia volta io possa donare.

E se in qualche istante un’ombra di sconforto o di stanchezza o di timore scenderà a velare il mio sguardo, Signore, ti prego, aiutami a portare questa croce. Amen

 Diac. Sebastiano Mangano


[1] Il testo della lapide posta all’esterno dell’edificio della piazza Santa Chiara, vicino S. Maria sopra Minerva: <<In questo luogo moriva/ Il 29 aprile 1380/ S. Caterina da Siena – Compatrona di Roma/ Il Comune di Roma/ nella ricorrenza del Sesto Centenario/ delle Stimmate pose/ anno santo MCMLXXV>>

 

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