Carabinieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito stamattina, tra Acireale ed Aci Catena, un’ordinanza cautelare del Gip nei confronti di 18 presunti appartenenti a un gruppo riconducibile alla “famiglia”” Santapaola Ercolano. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsioni con l’aggravante del «metodo mafioso», scambio elettorale politico mafioso, tentato omicidio, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Tra i diciotto arrestati dai Carabinieri anche Raffaele ‘Pippo’ Nicotra ex deputato dell’Udc poi passato nelle file del Pd.
I particolari sull’operazione denominata “Aquila” sono stati resi noti stamattina dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro e dai vertici provinciali dell’Arma dei carabinieri durante un incontro con la stampa.
Tra le accuse per i 18 arrestati associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni con l’aggravante del metodo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, tentato omicidio, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Si tratta di 15 presunti appartenenti alla famiglia Santapaola-Ercolano e, in particolare, alle frange operanti in Acireale e Aci Catena, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni con l’aggravante del metodo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, tentato omicidio, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
A Nicotra sono contestati i reati di concorso esterno all’associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e scambio elettorale politico mafioso. Secondo l’accusa, “attraverso l’elargizione di somme di denaro per le elezioni Regionali del 2012, avrebbe determinato esponenti del ‘Gruppo di Aci Catena’ a promettere di procurare voti in occasione delle elezioni per l’Assemblea regionale Siciliana tenutasi in quegli anni, attraverso la forza di intimidazione e la conseguente condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dall’appartenenza al gruppo mafioso”. Il Gip ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza cautelare in carcere. L’ex deputato regionale è stato condotto nell’istituto penitenziario di Bicocca.
Le indagini dei Carabinieri hanno preso spunto dalla decisione di collaborare con la giustizia intrapresa, nel luglio del 2015, da Gaetano Mario Vinciguerra, già reggente pro tempore del gruppo di Aci Catena, il quale non solo avrebbe fornito un quadro aggiornato degli organigrammi dei gruppi, indicando sia capi che soldati. Vinciguerra avrebbe consegnato anche un elenco dettagliato delle imprese commerciali costrette, da anni, all’imposizione del pizzo. Dalle indagini sarebbero emersi diversi episodi estorsivi a otto imprenditori locali, nell’arco di svariati anni.
L’indagine ha inoltre consentito di fare luce sul tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene, che è avvenuto a Fiumefreddo di Sicilia, il 28 agosto 2007. Secondo il racconto di due collaboratori di giustizia, Tornabene sarebbe stato il responsabile del gruppo di Giarre per conto della frangia acese riconducibile al Sebastiano Sciuto, e curatore dei suoi interessi, attraverso la costituzione di società in diverse attività commerciali. Tornabene avrebbe disatteso gli accordi economici intrapresi con Sciuto, ma Stefano Sciuto insieme ad alcuni complici la sera del 28 agosto 2007, lungo via Marina di Fiumefreddo di Sicilia, avrebbbe tentato di ucciderlo sparandogli tre colpi di pistola all’addome, che, fortunatamente, non lo hanno raggiunto grazie alla pronta reazione dello stesso Tornabene.
Gli arrestati sono Antonino Francesco Manca, Camillo Grasso, Camillo Pappalardo, Cirino Cannavò, Concetto Puglisi, Danilo Failla, Fabio Arcidiacono, Fabio Cosentino, Fabrizio Bella, Gianmaria Cosentino, Giuseppe Rogazione, Mariano Massimino, Mario Nicolosi, Raffaele Giuseppe Nicotra, Rodolfo Bonfiglio, Salvatore Fonti, Santo Scalia, Stefano Sciuto.