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Il linguaggio del teatro per portare un corposo contributo alla sicurezza sul lavoro, soprattutto per il lavoro al femminile, che ancora oggi, in tutte le parti del mondo, aspetta un suo riscatto. Alla sicurezza sul lavoro delle donne si rivolge infatti con il suo monologo “Scintille”, Laura Sicignano che ha inaugurato al “Verga”– con la mirabile interpretazione di Laura Curino – la stagione 2018-2019 del Teatro Stabile di Catania.

La pièce, incentrata sulla magia e la potenza narrativa della parola, con la ricerca storica di Silvia Surano, catapulta il pubblico a Ellis Island, l’isola davanti a New York, dove venivano sbarcati fino a qualche decennio fa coloro che arrivavano in America per trovare lavoro. Un muretto di pietra scura si allunga nel giardino davanti alla costruzione che accoglieva gli emigranti e su questa superficie sono scolpiti i nomi, fra questi di tanti italiani, che dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta hanno fatto questo viaggio.

Una scena di “Scintille” (Foto di Antonio Parrinello)

E’ Teatro di denuncia e di narrazione quello proposto in scena dall’interpretazione, sofferta e misurata, di Laura Curino e dal testo di Laura Sicignano, un lavoro che da voce alle centoquarantasei operaie morte nell’incendio della fabbrica tessile in cui lavoravano a cucire camicie. Tutte giovanissime, molte italiane, sono state risucchiate ed annientate dal sogno americano nella New York del 1911. Perchè morirono le operaie? Perchè i proprietari della fabbrica tenevano le porte chiuse a chiave per impedire alle impiegate di andare via dal lavoro prima dell’orario stabilito. E dal tragico racconto di Laura Curino che, a turno, da voce a Caterina ed alle due giovani figlie Lucia e Rosa ed anche ad alcune colleghe della fabbrica, emerge che molte morirono arse vive, altre lanciandosi dall’ottavo piano, bruciate come streghe ribelli, in una grandine di lucide scintille.

Sulla scena di Laura Benzi, con i costumi di Maria Grazia Bisio, le musiche originali di Edmondo Romano ed il disegno luci e suono di Federico Canibus, Laura Curino – diretta da Laura Sicignano – si muove tra macchine da cucire in ghisa e vecchi ferri da stiro, ricostruendo così l’ambiente in cui lavoravano le protagoniste, ovvero un’industria d’abbigliamento di inizio Novecento, la Triangle Waistshirt Company, fabbrica di camicette di New York, in cui il 25 marzo 1911 persero la vita le 146 operaie.

Laura Curino in scena (Ph. Antonio Parrinello)

La Curino descrive i tre diversi personaggi, che raccontano la vita in fabbrica e gli ultimi, terribili momenti seguiti allo scoppio dell’incendio provocato dalle scintille di una lampada ad olio. Caterina Maltese ha 39 anni, ma la vita le ha già segnato solchi profondi sul viso e nell’anima. La speranza, “che aveva messo in valigia insieme al pane”, partendo dall’Italia, si è spenta alla luce fioca della lampada ad olio che sta appesa sopra alla sua testa, come una spada di Damocle. Lucia, la figlia maggiore, ha indole ribelle e desiderio di giustizia e si lascia contagiare da Dora, un’operaia russa, con cui frequenta le riunioni sindacali. Ma i tempi non sono maturi e la maggioranza delle operaie non ha la capacità di alzare la testa e di combattere contro il padrone. Rosa, invece, la figlia più piccola, si concede alle lusinghe del boss e impersona, nella sua fragilità, la maggior parte delle operaie che pensa che, in fondo, hanno ragione i padroni. Ed alla fine a seguito dell’incidente nessun dirigente sarà ritenuto responsabile, non ci sarà nessun colpevole per la morte di quelle donne che caddero dall’ultimo piano del grattacielo che ospitava la TWC.

Fine spettacolo (Foto Antonio Parrinello)

In circa ’90, in uno spettacolo, in una storia di denuncia sociale al femminile Laura Curino ci mette tutto il sentimento e la professionalità che la contraddistinguono nel settore del teatro civile e di narrazione. La Curino, pur correndo il rischio – in alcuni tratti – di inciampare in una costruzione drammaturgica complessa, riesce comunque a giocare con pathos con i caratteri e  i sentimenti di tre donne che condividono lo stesso destino di migranti e grazie al suo carisma ed al suo impeto narrativo trasmette al pubblico tutti quei ricordi, quelle aspettative, quei sogni di tante operaie, quella disperazione e quell’angoscia di una madre che temeva l’onda del mito, del sogno americano che, infatti, ha travolto anche le figlie Lucia e Rosa, risparmiando lei che, nel finale, tornata alla macchina da cucire, invita tutti a non dimenticare le sue ragazze e tutte le altre donne morte in una tragedia del lavoro e che accomuna tutti gli altri drammi silenziosi di morti bianche che ogni giorno insanguinano il nostro paese e tutto il mondo.

E lo spettacolo si chiude con due camicette bianche, crocifisse tra una macchina e l’altra, come due lapidi a monito e memoria. Applausi prolungati alla fine del pubblico del “Verga” per l’intensa Laura Curino e per l’autrice e regista della pièce Laura Sicignano che hanno portato in scena un esempio di teatro civile e di narrazione, testimonianza storica anche dell’emigrazione italiana in America.

“Scintille”, produzione e allestimento dello “Stabile” di Catania, che ha debuttato lo scorso martedì 9, si concluderà con l’ultima replica del 14 Ottobre.

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