Sono 28 i fermi a Catania nell’ambito di un’operazione di Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catania, con il concorso del Raggruppamento Operativo Speciale. I provvedimenti arrivano su disposizione della Procura distrettuale della Repubblica di Catania e coinvolgono anche esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco.

Sicilia, la rete del Gamig Online
I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse on line, l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività delle stesse associazioni. Eseguiti anche in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di 46 agenzie di scommesse/internet point, che ricadono nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa.

Sequestro sala scommesse
Le indagini hanno consentito di individuare e sequestrare circa un centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri Paesi. La Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato 25 centri scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; i Carabinieri ne hanno sequestrata uno con sede a Misterbianco mentre altre venti sono state individuate e sequestrate dalla Polizia, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello.
Le indagini condotte dalle tre forze di polizia sono state distinte ed autonome tra loro ma coordinate dalla Procura secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in particolare a Carmelo Placenti, Giuseppe Gabriele Placenti e Vincenzo Placenti, la cui attività per conto della famiglia Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on line era già nota ai Carabinieri, mentre la Polizia seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di rilievo del clan Cappello.
Gli investigatori si sono avvalsi anche delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che era stato l’ideatore della struttura organizzativa e che quindi ha contribuito a svelare l’intero sistema. Ingenti erano i profitti che arrivavano da un volume di scommesse, quantificato solo per il sito web “revolutionbet365.com in circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario. Questa attività avrebbe assicurato ai clan mafiosi catanesi un profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il 2017.
Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai clan simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta “on line” di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta “da banco” per contanti. La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di queste agenzie veniva schermata attraverso società estere (localizzate soprattutto nelle Antille Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti.
Il gruppo Placenti, attraverso il sito revolutionbet, aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale conquistando il ruolo di “bookmaker” in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 “sub-commerciali” e 20 “presentatori”. I Placenti avevano così messo a frutto il ruolo di “master” ricoperto negli anni 2011 -2015 nell’area catanese per conto del noto marchio “Placentiwin365”.

Irruzione nella sala scommesse
I guadagni sarebbero stati poi riciclati nell’acquisto di una serie di beni finiti sotto sequestro: si tratta di 42 unità immobiliari e 36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed estere attive nel gamingancheun autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, costruita ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) e 5 appartamenti in Austria (Vienna e Innsbruck).
Questi i fermati dalla Guardia di Finanza: Anna Aurigemma; Salvatore Barretta; Orazio Bonaccorso; Antonio Chillè; Federico Di Ciò; Cristian Di Mauro; Carmelo Di Salvo; Danilo Mario Giuffrida; Simone Insanguine; Gaetano Liottasio; Angelo Fabio Mazzerbo; Riccardo Tamiro. Carmelo Placenti, Giuseppe Gabriele Placenti e Vincenzo Placenti sono stati, invece, fermati dai Carabinieri del comando provinciale di Catania e del Ros.
Le indagini condotte da Squadra Mobile di Catania e Sco hanno, invece, consentito di accertare che gli interessi del clan Cappello nel settore del gaming on line clandestino venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia, legato da rapporti diretti di parentela a Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del clan, mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore Antonino Iacono, residente a Pachino, garante degli interessi del clan.

Guardia di Finanza in azione
Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa da Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, anti-riciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco “on line” finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo.
A Castiglia è stato anche contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di alcune attività e al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi on line, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso.

Arresti Carabinieri
Castiglia e Iacono, inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere – che farebbe capo a Salvo – che operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse “on line” tramite i siti con estensione “.com” denominati, tra gli altri, “Premierwin365”, “Special2bet”, “Goplay33”, “Racing dogs”, “betcom29.com”, “stanleybet”.
Questi i fermati dalla Polizia: Giovanni Orazio Castiglia; Davide Cioffi; Giovanni Conte; Santo D’Agata; Gino Vincenzo D’Anna; Andrea Di Bella; Giovanni Di Pasquale; Antonino Iacono; Francesco Nania; Antonino Russo; Pietro Salvaggio; Angelo Antonio Susino; Salvatore Truglio.
Le mani della criminalità sulla raccolta illecita di scommesse on line. E’ quanto emerso da una inchiesta delle procura di Bari, Reggio Calabria e Catania, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e che ha portato all’arresto di 68 persone e al sequestro di beni in Italia e all’estero per oltre un miliardo di euro. Il volume delle giocate, non solo relative a eventi sportive, scoperto da Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri, è superiore ai 4,5 miliardi. In manette sono finiti diversi esponenti della criminalità organizzata pugliese, reggina e catanese, oltre a diversi imprenditori e prestanome. Alle persone indagate finite agli arresti sono contestati i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriclaggio, raccolta illecita di scommesse on line, fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni. I beni sono stati sequestrati anche grazie alle autorità di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curacao, Serbia, Albania, Spagna e Malta. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 11 nella sede della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo a Roma.
Agli atti dell’inchiesta le intercettazioni di alcuni esponenti della criminalità: “A noi servono quello che cliccano e non quelli che sparano”. “Io cerco i nuovi adepti nelle migliori università mondiali – lo sentono dire i finanzieri – e tu vai ancora alla ricerca di quattro scemi in mezzo alla strada vanno a fare così: ‘bam bam!. Io invece – aggiunge l’uomo – cerco quelli che fanno così: ‘pin pin!!’. che cliccano, quelli che cliccano e movimentano. E’ tutta una questione di indice, capito?”.
Video sequestro sala scommesse