Cronaca

La proposta di un <Tavolo per la crisi> finanziaria di Catania per costruire percorsi di democrazia partecipativa, dove le persone vengano accompagnate a <superare la sindrome dello spettatore>, per essere cittadini attivi, percorsi che alla base abbiano una formazione seria, capace di riconoscere le trappole comunicative del web, che finiscono per appiattire tutto e tutti, senza capacità critica e vero discernimento. Questo è stato uno dei messaggi scaturiti dalla XIV Giornata sociale diocesana che si è svolta nel Seminario Arcivescovile, a cura dell’Ufficio diocesano Problemi sociali e lavoro, dal tema “Costruiamo insieme la Città-Comunità: nuovi linguaggi e nuovi strumenti di comunicazione”, presieduta dall’arcivescovo mons. Salvatore Gristina.

   Dopo la presentazione della Giornata, che ha approfondito l’iter avviato lo scorso anno, da parte del sacerdote prof. Piero Sapienza, direttore, hanno tenuto relazioni due docenti universitari, l’avv. Agatino Cariola ordinario di Diritto costituzionale per la laurea magistrale del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania e il sacerdote gesuita Gianni Notari professore di Antropologia culturale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia in Palermo e di Sociologia presso lo Studio Teologico San Paolo in Catania.

   Il prof. Cariola si è soffermato sul <potere e la parola> alla luce della Parola di Dio che diede all’uomo il potere di denominare e cose nonché sull’attuale strumentalizzazione del linguaggio per cui il <contratto con i cittadini diventa uno strumento di legittimazione, anche se non sottoscritto né controllato>. L’uso delle dicitura “contratto on gli italiani-cittadini” risulta essere una mistificazione dello strumento democratico, poiché il linguaggio viene usato per determinare un potere autoreferenziale e si elaborano strumenti di democrazia formale per costruire il consenso su progetti già definiti.

   Padre Notari ha esortato a non rinunciare a ciò che siamo, per costruire circuiti in cui s’impara a vivere in armonia e si cercano vie alternative per sostare nei luoghi, <essere sulla strada> e generare novità. S moltiplicano i <non luoghi> (centri commerciali, feste di massa…) dove si transita senza sostare e con grave pericolo di retroutopia, ci si rifugia sempre più in forme aggregative più ristrette, di tipo tribale o di solitudine personale. La città contemporanea, ha detto, è diventata una sorta di bidone della spazzatura, dove i poteri globali vi lasciano cadere i problemi affinché vengano risolti, mentre si registra sempre più un uso distorto della ree e la crescente fabbricazione di Fake neuw per ingannare e manipolare il lettore. E’ necessario, ha insistito il relatore, aiutare i cittadini a sentirsi comunità e creare un clima di fiducia, senza deprimersi ed anche adottare il linguaggio della narrazione coinvolgente con interlocutori credibili ed amanti della vita ed utilizzare lo strumento concreto di “meno proclami più prossimità” anche di fatti semplici che hanno il sapore della vita. Lo studioso ha esortato ad essere narratori di speranza, seduti accanto alla gente e apprendere facendo strada insieme ed ha citato un pensiero di Italo Calvino “Cercare e saper riconoscere che cosa in mezzo all’inferno dei viventi non è inferno e farlo durare e darle spazio”. “Come minoranza profetica” ha concluso il sacerdote gesuita “dobbiamo liberarci dalle passioni tristi, dalla tristezza, per far emergere il buono  il bello e ridare fiducia al corpo sociale.

   Il dialogo fra tutti i partecipanti, durante la riflessione nei gruppi di studio che hanno approfondito quanto detto dai relatori, è sfociato in assemblea nell’elaborazione di indicazioni di linee e proposte operative, che si dovranno tradurre in impegno di democrazia partecipativa.

  Ecco alcune delle proposte-guida presentate dai gruppi: “L’azione della Chiesa sul fronte del contrasto alla Povertà deve tenere conto del mutamento di scenario e della vastità del fenomeno. Occorre una maggiore capillarità ed una valorizzazione delle <opere segno> sull’intero territorio diocesano…oggi è urgente e necessaria un’azione di governance di coordinamento e di collegamento delle varie esperienze…che può consentire maggiore capillarità e prossimità ai bisogni dei cittadini più fragili, rendendo l’azione più attrattiva verso i giovani”. “Il linguaggio per stimolare risposte risolutive, deve essere quello dei <fatti concreti>”. “Detto linguaggio dovrà essere operato tramite i social, la stampa, ma anche e soprattutto con un incontro pubblico generale a livello diocesano, invitando tutti gli attori delle istituzioni pubbliche che dovranno essere invitate a sostenere l’iniziativa di tutte le realtà vive della comunità diocesana, in modo d dare <forza contrattuale> all’iniziativa stessa”.

   Le conclusioni sono state tratte dal metropolita che ha sottolineato come attraverso le Giornate sociali, la Commissione diocesana per i problemi sociali e il lavoro continua a lavorare per formare i laici cattolici e tutte le persone di buona volontà ai valori della democrazia partecipativa per un impegno a favore del bene comune. Mons. Gristina ha sottolineato che il metodo della Giornata sociale è valido per cui è necessario costruire insieme la città-comunità, ciascuno con il suo valore aggiunto, perché la casa appartiene a tutti noi, ma insieme con il Signore in quanto <se il Signore non costruisce al città invano vi faticano i costruttori>.

   L’importante convegno ecclesiale è capitato in un momento particolarmente delicato per la vita socio-politica italiana e in modo più particolare di Catania a causa del dissesto finanziario, che parafrasando il profeta Isaia sembra la città <abbandonata>, <devastata> da tanti mali antichi e recenti: malaffare, corruzione, degrado urbano, disoccupazione, mafia, cattiva politica, ecc..

   In questo contesto negativo, ha precisato padre Sapienza, potrà sembrare utopistico parlare di <città comunità>. Ma si dimentica che se non puntiamo a una meta così la città non esiste. Lo avevano capito gli antichi. Aristotele osserva che nella <polis> è necessaria la “giustizia”, ma “l’amicizia civile” deve essere posta come suo fondamento necessario che sottende i molteplici rapporti della vita politica: la <città> procede nell’attuazione di una giustizia sempre più vera nella misura in cui la vita sociale è innervata da sinceri vincoli di amicizia. Nell’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI “la città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione”. Se manca questa dimensione, è facile che nelle nostra città prevalgano l’interesse miope ed egoistico, la chiusura, la paura, per cui si è in lotta gli uni contro gli altri: una città così, direbbe S.Agostino, è piuttosto simile a <una banda di ladri>.

   Oggi alla relazione reale subentra la virtuale, quasi sempre <liquida> come il resto della società. La storia ha registrato il passaggio <dall’homo faber all’homo sapiens all’homo consumens. Forse siamo nell’epoca dell’homo webens (dei social network) che si caratterizza per uno stile comunicativo che non favorisce il ragionamento, l’argomentazione critica, perché fatto di immagini e di slogan. La politica si serve dei social per andare a toccare le corde delle insicurezze sociali e delle paure delle persone, provocando ancora maggiori chiusure (“il pericolo delle invasioni straniere”). Negli scenari del web un posto sempre più ampio occupa la violenza verbale, che incrementa l’odio, la divisione tra i cittadini. Come ha sottolineato il cardinale Bassetti <gli effetti della crisi economica continuano, aumentando l’incertezza e la precarietà, l’infelicità e il rancore sociale. Al posto della moderazione si fa strada la polarizzazione, l’idea che si è arrivati a un punto in cui tutti debbono schierarsi per l’uno o per l’altro, comunque contro qualcuno. Ne è segno un linguaggio imbarbarito e arrogante che non tiene conto delle conseguenze che le parole possono avere.

   L’Ufficio, ha evidenziato padre Sapienza, ha instaurato un dialogo a tutto campo con i sindacati, le associazioni di categoria, il volontariato, c’è stata e c’è una precisa volontà di costruire ponti come ci esorta a fare Papa Francesco, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà che hanno a cuore la ricerca del bene comune.

 Antonino Blandini

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