Cronaca

A Catania, martedì 27 novembre, alle ore 17.30 nella chiesa della Casa della Carità delle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, via San Pietro n.49, dopo la recita del santo rosario verrà celebrata la s. messa nell’occasione della Festa della Madonna della Medaglia Miracolosa, presieduta dal sacerdote Antonio Sapuppo, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria.

STORIA DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

   Nella Cappella delle Figlie della Carità, rue du Bac n.140 a Parigi, la Santa Vergine apparve, la notte dal 18 al 19 luglio 1830 a una giovane novizia, suor Caterina Labouré. Verso le 23.30 essa si sente chiamare per nome tre volte di seguito; ben desta all’appello, apre un po’ la tendina del letto, dalla parte donde viene la voce. E che vede? Un fanciullino bello da incantare, sui 4 o 5 anni, vestito di bianco, che dai biondi capelli come da personcina angelica diffonde un mite splendore che rischiara intorno l’ambiente. “Vieni” egli dice con voce melodiosa “Vieni in Cappella: la Vergine ti aspetta!”. “Ma”, pensa tra sé suor Labouré coricata in un gran dormitorio, “mi sentiranno, sarò scoperta”. “Non temere”, riprende il bambino rispondendo al suo pensiero, “t’accompagnerò io”. Non potendo resistere all’invito, suor Labouré si veste in fretta e segue il fanciullo che camminava emanando raggi di luce sul suo passaggio; come pure, dovunque passavano, il lumi erano accesi, con grande meraviglia della suora. La sua meraviglia crebbe ancor più quando la porta della Cappella si aprì non appena il fanciullo l’ebbe toccata con la punta del dito e, entrata vide tutto illuminato. Verso mezzanotte, il fanciullo l’avverte: “Ecco la Santa Vergine, eccola!”   Contemporaneamente ella sente distinto un rumore leggero, simile al fruscìo di una veste di seta, e ben presto una signora di maestosa e pura bellezza, viene a sedersi nel santuario.

   Spinta dallo slancio del cuore la suora si getta ai piedi della Santa Vergine, posando familiarmente le mani sui ginocchi di lei. “In quel momento”, ella narra, “provai la commozione più dolce della mia vita e mi sarebbe impossibile esprimerla. Non saprei dire quanto tempo sono rimasta accanto alla Santa Vergine; tutto quello che so è che dopo avermi parlato a lungo, ella se n’è andata, sparendo come un’ombra che svanisce”. Allorché si rialzò, suor Labouré ritrovò il fanciullo che le disse “E’ partita” e la ricondusse come aveva fatto prima, spandendo intorno un celeste chiarore. “Credo”, continua la suora nel suo racconto, “che quel fanciullo fosse il mio Angelo custode, perché l’avevo molto pregato che mi ottenesse il favore di vedere la Santa Vergine”.

    Il 27 novembre, alle cinque e mezzo di sera, facendo la meditazione in profondo raccoglimento, suor Labouré fu favorita di un’altra apparizione. La Regina del Cielo si mostrò a lei in piedi su di un globo, tenendo tra le mani alzate all’altezza del petto un altro globo, più piccolo, che sembrava offrisse a Nostro Signore con gesto supplichevole. All’improvviso le dita si riempirono di anelli e  gemme bellissime: si sprigionavano da esse fasci di raggi dai mille riflessi i quali cingevano la Santa Vergine di un tale splendore che non si scorgevano più i piedi e la veste di lei. Suor Labouré era tutta assorta nella mirabile contemplazione, la Vergine Santa chinò gli occhi verso di lei e una voce le disse in fondo al cuore: “il globo rappresenta il mondo intero, specialmente la Francia ed ogni persona in particolare”. E la Vergine aggiunse: “Ecco il simbolo delle grazie che spando sulle persone che me lo domandano”.

   La Santa Vergine apparve allora incorniciata nella parte superiore da un cerchio un po’ ovale formato dalle parole scritte in lettere d’oro: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi! Di poi le mani di Maria cariche di grazie simboleggiate dai raggi si abbassarono e si stesero prendendo la posa graziosamente materna riprodotta sulla Medaglia. Una voce si fece sentire alla veggente, che diceva: “Fa’, fa’ coniare una medaglia su questo modello; le persone che la porteranno riceveranno gradi grazie, soprattutto tenendola al collo; le grazie saranno abbondanti per le anime che avranno fiducia”.

   In quel momento il quadro sembrò girare su se stesso e la suora vide al rovescio la lettera M sormontata da una croce che poggiava su di una barra trasversale; e al di sotto del monogramma di Maria due cuori, uno circondato di spine, l’altro trafitto da una spada. Due anni dopo, la medaglia fu coniata con l’approvazione di mons. de Quelen, arcivescovo di Parigi, e da allora si diffuse rapidamente nel mondo intero e dovunque operò incessanti prodigi di guarigioni e di conversioni.

    Tali fatti fecero dare alla Medaglia il nome di Miracolosa. Sul davanti, Maria appare con le mani scintillanti di raggi che, secondo le sue parole, rappresentano le grazie da lei largamente versate su coloro che gliele domandano; ed Ella stessa si affretta a dirci come dobbiamo domandargliele e ci insegna la potente invocazione: “ O Maria…”. Al rovescio vediamo con quali opere dobbiamo accompagnare le nostre preghiere perché siano bene accolte: la carità, la penitenza, la mortificazione raffigurate da due cuori e la croce; lo zelo e l’apostolato simboleggiati nelle stelle. Non c’è alcuna iscrizione, e la Santa Vergine ne spiegò il motivo a suor Caterina: “La Croce e i due cuori parlano abbastanza”.

   La festa della Manifestazione dell’Immacolata Vergine Maria della Medaglia Miracolosa si celebra il 27 novembre: coloro che confessati e comunicati visitano una cappella delle Figlie della Carità o dei Preti della Missione guadagnano l’indulgenza plenaria purché preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Suor Caterina -l’umile figliola che ha contemplato Maria e, unica e sola fra tutti i veggenti, ha posato le mani sulle ginocchia dell’Immacolata- è stata canonizzata dal venerabile Papa Pio XII il 27 luglio 1947.

Antonino Blandini

testo tratto da uno scritto fornito da suor Rosanna Pitarresi FdC, superiora della Casa della Carità

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