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Non scrivo – meglio: non ho voluto pubblicare quello che ho scritto – da un po’ di tempo. Non per altro, se non perché le cose viste in questi anni mi hanno suggerito prudenza, prudenza e ancora prudenza. Non se ne abbia a male nessuno; sono fra quelli che un po’ si sentono presi per il naso. Parole, parole, parole… “Ci metto la faccia”, ecc… Quando non serve metterci la faccia ma evitare di perderla.

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Cominciamo dall’Emilia. Sono piovuti “osanna” da più parti per la partita di Coppa Italia; il mio modestissimo pensiero in proposito è, invece, che non si è saputo approfittare neanche della “svogliatezza” del Sassuolo. Aiutato, è vero (e tanto per cambiare), anche dall’arbitraggio, come si conviene a una squadra che – se non avessi una “retro-pensiero” (sulla proprietà) – mi domanderei come fa a stare in Serie A… Il dato è che si è perso anche lì soprattutto per errori marchiani (campionario poi ampliato a Bisceglie).

Con la Reggina al Massimino aveva vinto un Catania flemmatico, come la canzoncina – inno? – diffusa dagli altoparlanti del Massimino; tuttavia, sono arrivati i tre punti richiesti a furor di popolo; un popolo non proprio soddisfatto dello spettacolo e di una squadra incapace di chiudere le ostilità come si sarebbe dovuto e potuto.

Certo il minimo sindacale è meglio di niente; così come avevamo salutato con soddisfazione il punto portato via da Castellammare alla squadra guidata da uno che a Lo Monaco non piacerà ma che a Lo Monaco (e non solo a lui) sta dando fattive risposte. A Bisceglie neanche questo. E già con il Catanzaro – toh, guarda un po’, guidato da un altro signore che spesso ci fa ingoiare amari rospi – le avvisaglie c’erano state.

Andrea Sottil

Sottil si era detto soddisfatto del “gioco”. Affermazione consona con il ruolo: un condottiero deve riservarsi nel chiuso della “camera caritatis” la disamina schietta. D’altronde, uno che riveste il suo ruolo potrebbe parlar male del “gioco” di cui ha la responsabilità primaria?

Ricordo di aver letto da qualche parte che, durante la presentazione proprio di Catania-Reggina, aveva dichiarato che obiettivo della squadra era vincere le successive otto partite. Embè?

Non c’è dubbio che, se al termine del campionato ci trovassimo a festeggiare ciò che ci spetta, credo che applaudiremmo unanimemente… se sopravvissuti e anche se avessimo qualche rimpianto per lo spettacolo…

Adesso non c’è il gioco e non ci sono i risultati. E non riesco neanche a capire coloro che danno i numeri: 4-3-1-2, 4-3-2-1, 4-3-3… Non riesco a capirlo perché succede che basta un manipolo di ragazzotti di buona volontà (cui dovrebbero tremare le gambe davanti ad un Catania degno del proprio nome) schierati “ad capocchiam” (si vedano i film con Lino Banfi),  per mettere in difficoltà un gruppo che sembrava pronto per disputare – bene (ci illudevamo) – un campionato di Serie B che i “detestati” cugini palermitani stanno dimostrando di saper condurre.

L’occasione di Curiale a Bisceglie

Sono tra quelli che non hanno mai dimenticato né sottovalutato le disastrose condizioni create dal colpevole “sistema”; ma, col decorso del tempo e con quello cui mi è dato di assistere, comincio a pensare che il serbatoio delle attenuanti è quasi vuoto. Mi pare che ci sia rimasto un solo recupero e guardare la classifica genera un travaso di bile. Infatti, a parte la scoppiettante Stabia di Caserta (peraltro, vittoriosa a Trapani), vincere a Bisceglie (come, ripeto, si DOVEVA) avrebbe permesso al Catania di affiancare Catanzaro e Rende al secondo posto, superando il Trapani; aspettando mercoledì, giorno del recupero con il Francavilla (ore 20,30) che – DEVE – comunque veder cambiate un po’ le cose ma sempre con tre punti in meno. E tre punti di qua e tre punti di là, e due persi lì, e altri sprecati qui… siamo lontani dall’obiettivo proclamato dal mister ed auspicato da tutti noi.

Intanto, spingiamo i “di rossazzurro vestiti” a svolgere diligentemente (non ci vorrebbe molto) i compitini prossimi venturi. Faremo la nostra parte, pretendendo ciò che da qui al 30 dicembre non può essere opinabile (tre partite in casa con Francavilla, Cavese e Monopoli; due fuori con Leonzio e Rieti).

Salvo Nicotra

Salvo Nicotra si è occupato di così tante cose da sentirsi – talora – come uno che non ha concluso niente (lo diceva anche Luigi Tenco ma lui era un grande!)… Laurea in Lettere all’Università di Torino con tesi in Storia del Teatro (più precisamente, sull’attualità dell’Opera dei Pupi; Antonio Attisani, relatore; Alfonso Cipolla, correlatore), regista teatrale, uomo di cultura e di sport, ha collaborato sin dalla (lontana) giovinezza e collabora – nella “maggiore età” – con varie testate giornalistiche; nella “precedente vita” è stato lavoratore pubblico e dirigente sindacale.

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