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Pronta a tornare in scena al “Roots” di Catania, in via Giuseppe Borrello 73, sabato 19 Gennaio, ore 21.15 e domenica 20, ore 18.15, la novità assoluta “Madri di Guerra”, testo e regia di Antonella Caldarella. Protagoniste Antonella Caldarella e Valeria La Bua, regia di Antonella Caldarella, scene di Emanuele Salamanca, musiche di Andrea Cable e costumi di Noa Prealoni, produzione Teatro Argentum potabile. Si tratta del terzo appuntamento della rassegna “Underground rivers” – Flussi teatrali nel sottosuolo cittadino, organizzata da Teatro Argentum Potabile, che privilegia la drammaturgia contemporanea, proponendo testi originali di autori viventi del Sud Italia e di gruppi teatrali indipendenti.

Antonella Caldarella

In scena due donne che parlano – o forse solamente una, che evoca l’altra perché non può vivere nella sua assenza. Una madre e una figlia che si interrogano su cosa è necessario. Si può morire giovani per raccontare la verità? E’ giusto morire così? E come può una madre accettare che la propria figlia muoia? Lo spettacolo è ispirato alla vita e alla morte di Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera a Kabul. A parlare del testo è l’autrice ed interprete Antonella Caldarella.

“Il testo – racconta Antonella Caldarella – è nato tanti anni fa, aspettavo mio figlio quando rimasi molto colpita dalla morte della giovane Maria Grazia Cutuli, la giornalista italiana assassinata in Afghanistan nel 2001. Non facevo che pensare alla sua storia ed a sua madre, così decisi di scrivere un testo che parlasse di due donne e della guerra. Mi sono documentata su internet, su chi fosse Maria Grazia, ma su sua madre invece non avevo dubbi, sapevo chi era Agata. Maria Grazia Cutuli è morta per qualcosa in cui credeva e raccontare serve a far nascere il desiderio di vivere per credere e avere speranza. Il testo, non è la storia di una giovane donna morta per la verità, ma mi ha dato l’ispirazione per raccontare di una madre e di una figlia e del rapporto che li lega. Un legame forte, speciale, indissolubile che inizia prima della vita e continua dopo la morte, ma si parla anche dei conflitti che viviamo ogni giorno nel nostro quotidiano, nella nostra casa, nei nostri rapporti, nella nostra terra che ci costringe ad emigrare, si parla delle donne e del loro ruolo di madri, difficile e affascinante, ma anche del ruolo di figli, audaci e liberi. E’ uno spettacolo intimo e profondo, è un teatro necessario, poiché in questo momento di alterazione della realtà, dove non si comprende più cosa è vero e cosa è virtuale, è necessario far conoscere storie di eroi veri che combattono guerre vere, perché credono veramente in qualcosa”.

Valeria La Bua

Nel tuo testo quali sono le caratteristiche di Maria Grazia Cutuli e della madre, Agata  e quale messaggio trasmette ai giovani la storia raccontata?

“La Maria Grazia, che descrivo nel testo, non ha rimpianti, perché è morta per fare quello in cui credeva: raccontare la verità. Una donna che non ha paura della morte, come del resto tutti coloro che scelgono di fare questo mestiere, così difficile, soprattutto nella nostra terra. Agata è, invece, una donna che vive un dolore intenso ma orgogliosa e felice di avere lasciato libera la figlia di essere se stessa. Si tratta di una storia che, seppur nella morte, offre un finale ricco di speranza, che sa offrire a tutti i giovani che oggi si sentono confusi e impauriti un messaggio positivo: credere nei propri sogni, al di là di tutto!”.

Biglietto 12 euro, 7 euro per under 25. Ingresso riservato ai soci. Info:338/2044274 – 3497174913. Prossimo appuntamento di “Underground Rivers” il 17 Febbraio con “Novecento”, regia di Franco Giorgio (Centro Teatro Studi-Ragusa).

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