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In occasione del centenario della nascita di Bruno Zevi, sono state organizzate due giornate di studio nelle Università di Palermo e Catania. Il testo raccoglie gli Atti del Convegno del 23-24 Maggio 2018, Palermo – Catania. L’appuntamento è per martedì 23 gennaio, a partire dalla 10, alla Feltrinelli di Palermo, per scoprire un volume in cui sono raccolti i 16 interventi che illustrano i punti di rilievo della carriera e della vita di Zevi che, come dice Margherita Guccione nel suo intervento, è stata articolata e complessa come la storia del suo secolo, che Zevi ha vissuto sempre da protagonista.

Insieme ad Antonietta Iolanda Lima discuteranno:

Michele Sbacchi, architetto, professore associato di progettazione architettonica
Michele Cometa, professore ordinario di letteratura Comparate e Cultura Visuale
Thom Rankin, architetto, California Polytechnic Rome Program
Piero Sartogo, architetto
Giovanni Francesco Tuzzolino, professore di progettazione architettonica

Ingresso libero

Dalla quarta di copertina del libro Bruno Zevi e la sua “eresia” necessaria

 «Il principio della scomposizione in urbanistica supera la meccanicità dello “zoning” razionalista e dei “grands ensembles” e sottende il “Grand Plan” gaullista di ristrutturazione dell’area parigina impostato nel 1970-75. […] Figura emergente è quella di Jean Renaudie, che reinventava il centro di Ivry donando un volto singolare all’anonimo aggregato di 65.000 persone. Esclude qualsiasi “quadrillage”, evita i compartimenti stagno funzionali, fornisce al pubblico la massima gamma di scelte, contesta l’usuale ordito ortogonale ponendo al bando l’angolo retto. Il gioco combinatorio degli spigoli a 30° e 60° gradi scompone i volumi, li rende flessibili, l’incunea nella vecchia trama vitalizzandola»

(Bruno Zevi, Storia dell’architettura moderna, Einaudi, Torino 1984, pp. 450-51)

 «[…] Vogliamo luce e aria. Solleviamo il soffitto, sospendiamo le pareti e cominciamo a respirare: Ma non è affatto detto che il tutto debba essere simmetrico. Molto più affascinante se non lo è. Tagliamo le funi, spalanchiamo la scatola opprimente, viviamo in ambienti liberi, curvilinei, in cui anche i pavimenti siano diversi dai soffitti».

(Bruno Zevi, Capire e fare architettura – Capolavori del ventesimo secolo, Newton e Compton, Roma 2000, p. 302)

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