Il 21 Gennaio 2019 la Chiesa celebra il 1760° anniversario del martirio del Vescovo di Tarragona Fruttuoso e dei suoi Diaconi Augurio e Eulogio. Benedetto XVI nella Lettera del 10 dicembre 2008 al Card. Julian Herranz, inviato speciale alle celebrazioni giubilari di Tarragona (2009), ha invitato i fedeli ad imitare questi Protomartiri di Spagna perché si distinsero per la condotta onesta, per la carità mostrata durante la loro vita e per l’intrepida fedeltà alla fede cristiana.
Tutti i calendari mozarabici fanno memoria del martirio del vescovo Fruttuoso e dei suoi diaconi al 21 gennaio, data accolta dal Martirologio Geronimiano, da quello di Usualdo e infine dal Baronio nel Martirologio Romano. La Passio, che racconta il martirio di questi tre santi[1] contemporanei di sant’Agata V.M.[2], è storicamente attendibile e rappresenta uno dei documenti più antichi conosciuti dalla Chiesa spagnola.
Non si tratta né di Atti proconsolati, né di un estratto dal protocollo ufficiale, ma di un racconto compilato da una persona che ha assistito al processo e che ha riportato anche alcuni particolari narrati da altri. Si presume che l’autore fosse un laico cristiano non troppo colto che, con uno stile semplice, seppe fare con immediatezza ed efficacia la descrizione dell’interrogatorio e dei tormenti subiti dai nostri martiri.
Essi, <<durante il consolato di Emiliano e Basso, il XVII prima delle calende di febbraio>>, cioè il 16 gennaio 259 <<giorno di domenica, Fruttuoso, vescovo, Augurio ed Eulogio, diaconi, furono arrestati >> e portati via dai <<beneficiari Aurelio, Festucio, Elio, Pollenzio, Donato e Massimo, ufficiali del pretorio>>, in applicazione del secondo editto di Valeriano, diretto allo sterminio della gerarchia ecclesiastica[3].
I Ministri della Chiesa vennero trattenuti in carcere per sei giorni prima di essere tradotti davanti al governatore per essere giudicati. Il vescovo Fruttuoso e i due diaconi, rifiutatisi di sacrificare agli dei, furono condannati dal giudice Emiliano ad essere bruciati vivi. Portati nell’anfiteatro, e mentre si preparavano ad entrarvi, un militare cristiano di nome Felice salutò il vescovo chiedendogli di ricordarsi di lui nella preghiera. Fruttuoso gli rispose: <<E’ necessario che io pensi a tutta la Chiesa cattolica, sparsa in pace in tutto il mondo, dall’Oriente all’Occidente>>.
E, consolando i suoi cristiani, promise che il Signore non avrebbe più fatto mancare un pastore a quella comunità. Con la benedizione di Dio entrò nell’arena e fu messo, insieme ai diaconi Augurio ed Eulogio su una catasta di legna a cui venne appiccato il fuoco. I periodi della passio che raccontano di un’apparizione a Emiliano e delle invocazioni dei santi martiri sono considerate interpolazioni tardive, indubbiamente aggiunte dopo il V sec.[4] La Passio dei martiri di Tarragona, che veniva letta durante la Messa nel loro dies natalis, ci rivela che nella Tàrraco romana esisteva una Chiesa debitamente organizzata dal punto di vista gerarchico e solidamente radicata, infatti troviamo il vescovo Fruttuoso, i diaconi Augurio e di Eulogio ed il lettore Augustale.
La loro Passio e il culto ebbe una grande diffusione; il poeta spagnolo cristiano Clemente Aurelio Prudenzio[5] consacrò un inno al loro martirio che si eleva fino al <<trono eccelso di Cristo>>[6]. Sant’Agostino[7], che aveva una particolare venerazioni verso i santi[8], dedica un discorso “Nel Natale dei martiri Fruttuoso vescovo, Augurio ed Elogio diaconi”[9]. Il Vescovo d’Ippona ricorda che <<il Signore Gesù non solo si adoperò con l’insegnamento alla formazione dei suoi martiri, ma la temprò con l’esempio>>.
Egli, che per primo patì il martirio, volle mostrarci <<l’itinerario>> che <<percorse>> sulla via della Croce. L’Ipponate, conoscendo la debolezza della condizione umana, avverte la comunità che <<una cosa è la morte dell’anima e un’altra la morte del corpo. L’anima non può morire, eppure accade che muoia: non può morire perché la sua coscienza non può mai estinguersi; può invece morire se perde Dio… che è la vita stessa dell’anima>> quindi <<il corpo muore quando l’anima, che è la sua vita, lo avrà abbandonato, così l’anima muore quando Dio l’avrà lasciata>> (273,1).
Egli, mentre ci ricorda che le celebrazioni delle solennità dei martiri hanno lo scopo di alimentare il fervore nei cristiani, sottolinea che essi <<sono nella beatitudine dei santi>> perché <<in cambio della vita mortale hanno ricevuto la gloria eterna e l’immortalità senza fine>>. Gli <<interrogatori >>, ascoltati durante la lettura della passio, mettono in evidenza le risposte date dal <<beato Fruttuoso ad un tale che si raccomandava>> perché lo ricordasse nelle sue preghiere. Il vescovo rispose: <<E’ necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall’Oriente all’Occidente>> perché <<chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli. Colui che effonde la sua preghiera per tutto il corpo non trascura nessuno delle sue membra>>. Fruttuoso – dice Agostino – ha risposto così per esortare il richiedente e la comunità a <<non abbandonare quella Chiesa per la quale>> egli stesso, vescovo, pregava e pativa (Disc. 273,2).
Queste parole, che Fruttuoso pronunciò prima della morte, si possono ritenere il suo testamento spirituale. Emiliano, dopo il Vescovo di Tarragona, interrogò il diacono Eulogio chiedendogli se adorava Fruttuoso, il diacono, facendo pubblica professione di fede, gli rispose: <<Io non adoro Fruttuoso, ma è Dio che adoro, quel Dio che adora anche Fruttuoso… In tal modo – dice il Vescovo d’Ippona – ci ha insegnato a venerare i martiri e, insieme ai martiri, a riservare a Dio l’adorazione>>. Agostino, riguardo al culto dei defunti dei pagani, ai quali sono stati costruiti e dedicati dei templi, ricorda all’umanità di tutti i tempi che i loro dèi <<sono stati uomini… che si imposero nelle vicende umane e quasi tutti ebbero un potere regale>> come <<Giove… Ercole… Nettuno… Plutone… Mercurio… Libero… che compaiono nei racconti dei poeti, ma hanno pure risalto nella storia dei popoli… Tali uomini, dunque, per via di particolari concessioni temporali volsero a loro favore le vicende umane e, da uomini insignificanti e infatuati della vanità, cominciarono a ricevere un certo culto fino ad essere chiamati dèi e considerati tali; come dèi ebbero dei templi… delle suppliche… degli altari… determinati sacerdoti… e dei sacrifici>> (Disc. 273,3).
Ma Agostino dice chiaramente che <<solo il vero Dio deve avere un tempio e solo al vero Dio è dovuta l’offerta del sacrificio>> (Disc. 273,4). Egli conclude la sua riflessione raccomandando alla comunità ipponese di <<essere lieti nelle ricorrenze dei martiri>> e chiedere nella preghiera di seguirne le loro orme venerandoli, lodandoli, amandoli, parlando di loro e onorandoli, ma sempre, <<rivolti al Signore, adorando il Dio dei martiri >> (Disc. 273,9). Nella Hispania Baetica, che fu una delle province romane, si trovano delle iscrizioni del VI-VII sec. sui tre martiri, mentre l’Orazionale visigotico di Tarragona, dell’inizio dell’VIII sec., contiene ventitrè Orazioni per la loro festa. Il culto dei santi martiri Fruttuoso, Augurio ed Eulogio varcò i confini della Spagna per passare in Francia e in Italia. Essendo stati condannati al rogo, essi hanno per attributo la catasta ardente e il santo Vescovo, a causa del suo nome, è considerato il patrono dei frutti abbondanti della terra[10].
A Tarragona, città natale di Fruttuso, rimane una sua raffigurazione in marmo sulla tomba dell’arcivescovo Juan d’Aragona nella Capilla mayor della Cattedrale (XIV sec.), mentre a Huesca, città natale del martire san Vincenzo diacono, il vescovo di Tarragona è raffigurato in un affresco, ora esposto nel Museo Episcopale. Ma il centro dell’iconografia di san Fruttuoso rimane l’abbazia di Saint-Pierre de Moissac in Linguadoca dove il suo culto fu particolarmente intenso. Un complesso di bassorilievi (XII sec.) racconta episodi della vita del Santo: nel primo si può ammirare Fruttuoso in abiti vescovili con i suoi diaconi che presentano i libri sacri; nel secondo è raffigurato il processo dei martiri dinanzi al proconsole Emiliano che li condanna al rogo; nel terzo, infine, Fruttuoso e i suoi diaconi Augurio e Eulogio pregano con le braccia levate in mezzo alle fiamme e, mentre una mano dall’alto porge loro la croce, due angeli accompagnano in cielo le loro anime.
La somiglianza di questa passio con quella dei tre fanciulli ebrei condannati da Nabucodonosor ad essere gettati <<legati nella fornace con il fuoco acceso>> (Dn 3) ha colpito la fantasia degli artisti di Moissac che hanno scolpito anche quella vicenda biblica nello stesso chiostro. Altra testimonianza del culto dei nostri martiri in Francia è la chiesa Collegiata di Capestang nell’Hèrault.
A causa delle persecuzioni e delle innumerevoli profanazioni da parte dei musulmani in terra di Spagna, le reliquie dei tre santi furono portate in Liguria presso l’abbazia di san Fruttuoso di Capodimonte, oggi comune ligure di Camogli, dove sono ancora custodite e venerate.
Diac. Sebastiano Mangano
[1] BHL, I, pag. 479, n.3196; Acta SS. Ianuarii, II, Parigi 1863, pag. 339-341; Pio Franchi dè Cavalieri, Gli Atti di S. Fruttuoso di Tarragona, in Studi e Testi, LXV (1935) pag. 129-199; J. Serra Vilarò, Fructuòs, Auguri i Elogi, màrtiruis sants de Tarragona, Tarragona 1936; A. Fràbrega Grau, Passionario Hispanico, I, Madrid 1953, pag. 86-92; II, ibid. 1955, pag. 183-186.
[2] S. Agata è stata martirizzata a Catania per ordine del proconsole Quinziano il 5 febbraio 251 in ossequio all’editto dell’imperatore Decio che chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la loro fede.
[3] Il primo editto persecutorio emanato da Valeriano nell’estate del 257 ordinava che tutte le chiese venissero chiuse, che tutti i cimiteri venissero confiscati e che tutti i vescovi, i sacerdoti ed i diaconi venissero mandati al confino. L’anno successivo un secondo decreto comminò la pena di morte a tutti gli ecclesiastici che erano stati arrestati in base al precedente editto e stabiliva che tutti i senatori e tutti i cavalieri che fossero stati riconosciuti come cristiani, indipendentemente dalla loro eventuale apostasia, dovessero subire la confisca dei beni.
[4] Justo Fernàndez Alonso, Fruttuoso, vescovo di Tarragona, Augurio ed Eulogio, diaconi, santi, martiri in Enciclopedia dei Santi, Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, Roma 1964, vol. V, coll. 1296-1297.
[5] Clemente Aurelio Prudenzio, poeta latino cristiano (Calagurris, oggi Calahorra, 348 – ca. 410). Di nobile famiglia spagnola, esercitò a Roma l’avvocatura, raggiungendo alla corte di Teodosio una posizione di prestigio. In età matura si ritirò a vita privata per dedicarsi interamente alla poesia religiosa. Compose varie raccolte di inni che portano quasi tutte titoli greci: Cathemerinon (Inni per le varie ore della giornata), 12 inni di metro vario destinati ad accompagnare il cristiano nei vari momenti della giornata; Peristephanon (Sulle corone), 14 carmi in lode di martiri; Apotheosis, sulla Trinità e contro le eresie; Hamartigenia (Sull’origine del male), contro i marcioniti; Contra Symmachum, polemica contro le sopravvivenze del paganesimo; Psychomachia (Lotta per l’anima), poema allegorico sul conflitto tra virtù e vizi per il possesso dell’anima; il breve Dittochaeon (Il doppio nutrimento), che illustra episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Prudenzio trasferisce i metri e i modi della poesia classica in quella cristiana: per i primi si ispira a Orazio, per i secondi a Virgilio, di cui abbondano nei suoi scritti le reminiscenze. Le dottrine di Prudenzio non sono originali, ma la sua fede fervida gli ispira passi elevati di vera poesia. Ebbe grande fama nel Medioevo, ma non entrò quasi per nulla nella liturgia della Chiesa.
[6] Prudenzio, Peristephanon, VI: CSEL, LXI, pag. 355-361.
[7] Agostino nato a Tagaste il 13 novembre 354, morì vescovo d’Ippona, il 28 agosto 430, mentre la città era assediata dai Vandali.
[8] Agostino pronunciò sei discorsi in onore del diacono spagnolo Vincenzo di Saragozza, vittima della persecuzione di Diocleziano il 22 gennaio 303: Serm., 4, De Esaù et Jacob; 274; 275; 276; 277; 277/A.
[9] Agostino, Disc. 273: Nel natale dei martiri Fruttuoso vescovo, Augurio ed Eulogio diaconi, in Nuova Biblioteca Agostiniana, Città Nuova Editrice, Roma 1986, vol. XXXIII, pag. 3-11.
[10] Cfr. Caterina Colafranceschi, Fruttuoso, vescovo di Tarragona, Augurio ed Eulogio, diaconi, santi, martiri, Iconografia e culto, in Enciclopedia dei Santi, Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, Roma 1964, vol. V, coll. 1297-1298. J. Serra Vilarò, Sepulcros y ataùdes de la necròpolis de S. Fructuoso, Tarragona-Ampurias 1944, pag,. 179-207; Réau, III, pag. 549-550; T. O. De Negri, S. F. di Tarragona a Capodimonte, X-XII (1959) pag. 14-19.