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 Venerdì 1 febbraio, al Museo diocesano, si è svolta l’inaugurazione della Mostra fotografica “Re-Velation” di Carla Iacono, a cura di Clelia Belgrado, Grazia Spampinato e Giovanna Cannata. L’esposizione riunisce una serie di 20 immagini fotografiche dell’artista genovese Jacono in cui il velo -principalmente l’hijab. Ma anche veli cattolici, ebraici e foulard dell’Europa dell’Est- è declinato in diversi modi, con richiami alle differenti culture che lo hanno adottato. Il velo si lega ad eventi o situazioni di valore iniziatico, oppure a “riti di passaggio”, come quello dall’infanzia alla pubertà, un tema che da sempre l’artista indaga nei propri lavori.

Non a caso, interprete dei ritratti è la figlia Flora, elemento autobiografico che accresce l’enfasi della rappresentazione. La luce laterale fa emergere dall’oscurità la sua figura svelando i lineamenti del volto e i particolari dei veli, rafforzando così simbolicamente ed esteticamente il concetto di rivelazione. La ragazza è ritratta di tre quarti: la messa in posa rimanda all’innovazione introdotta nella ritrattistica dei pittori olandesi. Il riferimento a famose opere d’arte, come la Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, ricorre in parecchie immagini: dislocazione, citazionismo e contaminazione simbolica tra culture d’oriente e d’occidente sono strategie consapevolmente applicate da Carla Iacono, secondo cui è prerogativa femminile affrontare con levità ma determinazione i problemi delicati.

L’artista non prende posizione sull’uso del velo: piuttosto scava nella storia per <rivelarne> tutta una serie di significati, nel pieno rispetto delle differenze e delle somiglianze tra le diverse culture. Il suo è un personale contributo per sollecitare l’osservatore a porsi dalla parte degli <altri>.

Come ha scritto Maria Giuseppina Muzzarelli, oggi il velo è <una mina da disinnescare>, operazione delicata alla quale una mostra può forse contribuire. Con pacatezza, le immagine di Carla ci ricordano che il velo non è uno strumento di separazione o di esclusione. Il velo è un velo.

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