SpettacoloTeatro

Torna in scena, domenica 10 Febbraio, alle ore 18.00, al Teatro Comunale Leonardo Sciascia di Aci Bonaccorsi, nell’ambito della VI Stagione (2018/19) di spettacoli musicali dell’Associazione Incanto Mediterraneo, lo spettacolo teatrale “Si chiamava Gesù”, ideato e scritto da Emanuele Puglia, con brani tratti da “La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè, liberamente ispirato a “Gesù Figlio dell’uomo” di Gibran Kalin Gibran, con Carmela Buffa Calleo ed Emanuele Puglia, musiche di Fabrizio De Andrè, arrangiate e rielaborate da Gianluca Cucchiara (per la parte vocale, eseguite dal vivo), scene e costumi di Giuseppe Andolfo, regia di Emanuele Puglia, Produzione Associazione Culturale Maga Emàstema. Uno spettacolo che nasce da molteplici stimoli artistici, culturali e professionali.

Locandina

In sintesi, la direttiva principale attraverso la quale prende forma la piece è la visione poetico-musicale, contemporanea, laica e pur sempre rispettosa della figura del Cristo di Fabrizio De Andrè. L’autore (l’attore e regista Emanuele Puglia) ha così tratto spunto dai testi dei brani del celebre, storico concept-album “La buona Novella” del Faber, innestando e cucendo intorno ad essi una serie di  monologhi (e, rari, dialoghi) scritti appositamente (in parte, ispirati dall’idea “testimoniale” della raccolta di poesie/monologhi, meno nota ai più, di Gibran Kalin Gibran, “Gesù, figlio dell’uomo”), grazie ai quali è riuscito a  creare un variopinto affresco teatrale in cui le parole (recitate e/o cantate) e la musica fluiscono senza soluzione di continuità per un’ora e mezza di intense emozioni e grande suggestione (merito anche della bella prova dei due interpreti i quali, sempre in scena, affrontano tutti i ruoli della piece grazie ad una serie di efficaci, e cosiddetti in gergo tecnico, “cambi a vista”).

Così, in una sorta di “dietro le quinte” della versione ufficiale tramandataci dai Vangeli (canonici e apocrifi) della vicenda terrena del “figlio di Dio”, ogni personaggio offre il proprio punto di vista  manifestando passioni, emozioni, reazioni accomunabili a quelle di tutti gli uomini d’ogni tempo e d’ogni luogo.

La “trama” (se così la si vuol chiamare) si sviluppa attraverso le “testimonianze” su colui che “si faceva chiamare Gesù” da parte di figure storicamente accertate (Pilato, Caifa, il sommo sacerdote Anna, ecc) o appartenenti alla tradizione religiosa (Giuseppe, Maria, Giuda, Barabba, Simone di Cirene, il “Ladrone”) ma anche nate dalla fantasia dell’autore (come Nathaele – un giovane coetaneo di Maria infante -, Susannah – un’amica di Maria sin dall’adolescenza – o Aisha – la madre di uno dei bambini soppressi nella strage di Erode -), i quali evocano, senza che Questi appaia mai – se non, silenzioso, alla fine della piece – Gesù.

Sono, ovviamente, le musiche del grande cantautore scomparso, arrangiate e rielaborate con rispetto e originalità da Gianluca Cucchiara, a fare da leit-motiv al copione e a diventare parte integrante dei racconti che si susseguono con l’avvicendarsi dei  personaggi… avvicendarsi sottolineato dal sapiente ed elegante gioco dei costumi (curato, insieme all’impianto scenico, da Giuseppe Andolfo) e al raffinato disegno luminoso cucito sulla piece dalla regia.

Dai riscontri sin qui ottenuti, si può definire uno spettacolo che persiste, nelle menti e nei cuori, ben al di là della sua effettiva durata, ben oltre il luogo fisico del teatro che lo ospita.

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