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L’attività di vigilanza, in ordine ai detentori di armi e al rispetto della normativa vigente in materia, posta in essere dal personale del Commissariato Centrale, ha permesso di deferire alla competente Autorità Giudiziaria, un imprenditore catanese, ritenuto responsabile della violazione di numerose norme di carattere penale.

A seguito di un controllo effettuato dalla Squadra Amministrativa del Commissariato Centrale, sulla legittimità e sulla corretta custodia di armi, di cui l’imprenditore, dichiarava essere detentore, veniva accertato che lo stesso deteneva illegalmente armi e munizioni senza averne mai denunciato l’effettivo possesso all’Autorità di P.S. competente.

L’attività di accertamento svolta dagli operatori di polizia consentiva di rinvenire ben 39 armi, tra pistole, fucili, carabine, balestra ed armi bianche, senza che fosse mai stata presentata istanza di collezione. Alcune di queste, addirittura, appartenenti a terzi, si sono rivelate essere state detenute illegalmente come anche un corposo munizionamento, per uso caccia e per armi corte comuni da sparo, oltre a materiale esplodente.

La leggerezza nei modi di gestione delle armi tenuta dall’indagato viene consolidata anche dal mancato rinvenimento di due fucili dichiarati come detenuti legalmente presso il proprio domicilio ma senza che degli stessi vi fosse traccia.

Veniva, quindi, accertato che una parte delle armi rinvenute, appartenute a soggetti deceduti oltre 40 anni prima, erano state trasferite dall’originario luogo di detenzione a quello del rinvenimento senza alcun titolo autorizzativo e senza segnalarne il possesso e quindi la detenzione.

La conseguente segnalazione all’Autorità giudiziaria competente faceva scaturire l’obbligatorio sequestro di tutte le armi e del munizionamento in virtù delle contestazioni mosse, che vanno dall’omessa denuncia e omessa custodia, alla detenzione illegale di armi, di munizionamento e di materie esplodenti, nonché porto abusivo e collezione di armi senza licenza.

Lo scorso 8 Febbraio, nel corso di mirati servizi per il controllo del territorio, sulla prevenzione e repressione dei reati in genere, personale del Commissariato “San Cristoforo”, notato un folto numero di giovani che stazionavano a bordo di ciclomotori, di cui molti di questi già noti per pregiudizi penali, innanzi ad un esercizio commerciale, sito in via Plaia, procedeva al controllo dell’attività e di quanti riusciva a bloccare considerato che alcuni degli astanti, alla vista della Polizia, si davano a precipitosa fuga.

L’attività di accertamento supportata dalla Squadra Amministrativa del Commissariato Centrale permetteva di individuare in quello che, veniva dichiarato essere un “circolo privato”, e che invece, altri non era che una ben attrezzata sala giochi con annessa attività di punto di gioco, raccolta ed intermediazione di scommesse, senza essere in possesso di nessuna delle autorizzazioni necessarie, nonché ritrovo di pregiudicati, molti dei quali dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti.

All’interno dei locali venivano rintracciati anche due minori intenti a giocare quindi ad effettuare scommesse on line.

In tale contesto, venivano posti sotto sequestro diversi apparecchi elettronici c.d. “video poker”, nonché quattro postazioni pc destinate al gioco a distanza su piattaforme censurate dall’AAMS (L’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato). Lo pseudo circolo ricreativo, il cui presidente, pluripregiudicato, in atto ristretto al regime degli arresti domiciliari, risultava essere gestito da altro soggetto che annovera pregiudizi penali specifici sul tema del gioco d’azzardo e degli stupefacenti, mentre molti dei sedicenti “soci” sono soggetti dediti alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, reati contro il patrimonio e la persona.

Pertanto, l’attività è stata interrotta con la chiusura della stessa, i soci fondatori, come anche il gestore, sono stati segnalati all’Autorità giudiziaria competente per gioco d’azzardo e attività di raccolta, intermediazione e trasmissione di scommesse su eventi sportivi svolta abusivamente e sono state elevate sanzioni amministrative per un importo di circa 60.000 euro.

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