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“Teatro Bellini: cronaca di una morte annunciata”. Recita così uno dei cartelloni posti nel foyer dello storico teatro catanese dai suoi lavoratori, a monito di una vertenza che rischia di non finire mai o di approdare all’epilogo peggiore. Non a caso i sindacati si dicono pronti “a fare le barricate” pur di salvare il Teatro Massimo “Bellini”, e preannunciano una grande manifestazione cittadina, ma non senza prima avere informato la città con tanto di assemblea pubblica, a proposito della sofferenza dei lavoratori e sul serio rischio che l’Ente naufraghi una volta per tutte.

Lo hanno comunicato ieri mattina i rappresentanti di Cgil e Slc Cgil, Cisl e Fistel Cisl, Uil e Uilcom Uil, UGL, Fials, Libersind  di Catania e la giornata non è stata scelta a caso: ieri 30 Aprile, è scaduto infatti il termine di presentazione dei Bilanci triennali del Teatro. A causa inoltre del finanziamento ridotto per il triennio in corso dalla Regione Siciliana, che vede ridotto a 11,6 milioni il contributo per l’anno 2019, a 8,8 milioni per il 2020, e addirittura a zero euro  per il 2021, sarà impossibile  adempiere agli obblighi di legge. Nel 2009 gli stanziamenti regionali ammontavano a 21 milioni e 371 mila euro.

Ma anche una data simbolica in veste di vigilia del Primo Maggio, data che anche in questa edizione viene celebrata guardando ai temi del lavoro, dei diritti e stato sociale.

Il Teatro “Bellini” conta 418 dipendenti in pianta organica, di cui quest’anno ne sono stati in servizio 212. I precari storici sono 42 e le ultime assunzioni – solo 10 unità- sono avvenute nel 2006. Nel 2018 il teatro ha “alzato il sipario” 160 volte. Gli spettatori sono stati 90 mila.

Al tavolo della conferenza di ieri sedevano i segretari di  Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Giacomo Rota, Rosario Portale, Enza Meli, e Giovanni Musumeci, insieme a Salvatore Todaro della Libersind  e Aldo Ferrente della Cisal. Presenti anche i rappresentanti di Slc Cgil, Loretta Nicolosi, della Fistel Cisl Antonio D’Amico, della Uilcom Uil, Mauro Cossu, Cosimo Fichera di Ugl Spettacoli.

“Senza  immediati interventi da parte della Regione, la paralisi delle attività teatrali, in primis quelle estive, sarà inevitabile. È questo che oggi vogliamo rimarcare con forza al presidente Nello Musumeci.  Sono a serio rischio l’erogazione degli stipendi dei dipendenti e l’assunzione del personale precario, con un impatto devastante sull’occupazione. Siamo giunti ad un punto di non ritorno e questo deve fare riflettere i rappresentanti istituzionali e l’opinione pubblica. Le difficoltà ritornano, ciclicamente,  come ormai da anni ma troppo spesso si dimentica che il Teatro Massimo “Bellini” è un bene della comunità intera che deve essere preservato, incentivato ed agevolato nella sua opera di promulgazione della Cultura. Un ente lirico porta prestigio e benessere al territorio, e ciò vale maggiormente per Catania, patria del Cigno Vincenzo Bellini e città che aspetta di sfruttare al massimo le sue potenzialità per sconfiggere gli effetti del dissesto. Un Primo Maggio triste per questi lavoratori del teatro e per molti altri catanesi che lavorano senza diritto, senza garanzie per il futuro è in casi estremi, anche senza stipendio”.

L’assemblea  è servita anche a dare voce ai precari che vedono ancora una volta neutralizzarsi le possibilità di essere stabilizzati (“dopo le elezioni se ne riparlerà” sembra essere il refrain che i lavoratori  si sentono ripetere in questi mesi”) e a ricordare che Catania ha avuto concrete occasioni di ospitare un Festival nazionale, anche per interesse di alcuni deputati regionali e nazionali.

Ma nel corso di un’assemblea di Montecitorio, l’ipotesi di una rassegna riconosciuta dallo Stato è stata azzerata senza possibilità di replica. Infine, resta ancora da risolvere il nodo del cda, impossibile da costituire senza prima passare dalla nomina di un nuovo commissario straordinario.

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