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SIFI, DA CATANIA UNA LUNGIMIRANTE STORIA D’IMPRESA

Una recente ricerca di Gbi ha stimato che il mercato oftalmologico entro il 2023 varrà più di 35 miliardi di dollari; una rapida crescita, basti pensare che nel 2016 il giro d’affari ammontava a 22 miliardi. Per questo rappresenta un settore strategico, in cui le imprese italiane dovranno inserirsi. Un caso di successo della ricerca scientifica italiana in questo ambito è quello di SIFI. Protagonista ormai a livello globale nell’ambito dei prodotti oftalmici, SIFI è nata nel 1935 a Catania, dove ha tuttora il suo quartier generale. L’azienda è nata in un periodo storico molto delicato, il periodo interbellico in cui il principio antibatterico della penicillina ancora non era stato isolato. Due farmacisti catanesi ebbero un’intuizione dopo aver individuato un’esigenza medica per la cura delle infezioni oculari: preparare prodotti oftalmici in supporto alle farmacie. Questa attività si è sviluppata fino a diventare una vera e propria attività industriale, conquistando posizioni di leadership sul mercato italiano e poi anche all’estero. Negli anni ha mostrato grande coraggio, ripagato da importanti risultati. Oggi infatti ha un fatturato di 73 milioni di euro, 400 dipendenti e sedi anche all’estero: SIFI ha filiali in Italia, Spagna, Francia, Romania, Turchia e Messico, oltre ad aver realizzato partnership in numerose altre aree del mondo. Resta vivo il cuore italiano dell’impresa.

Fabrizio Chines, CEO SIFI

La nostra realtà rappresenta un modello di eccellenza della ricerca italiana che coniuga attività scientifica e spirito d’impresa nell’ambito farmaceutico”, ha sottolineato Fabrizio Chines, CEO di SIFI e rappresentante di terza generazione.La nostra realtà è nata nel Meridione d’Italia, in un territorio molto complesso, ma con gli anni ha acquisito una vocazione internazionale. Abbiamo concentrato proprio nella provincia di Catania le attività sia di ricerca e sviluppo che di produzione. Da qui partono dunque le esportazioni in più di 20 Paesi. Siamo da sempre aperti alle collaborazioni sia di ricerca che commerciali a livello internazionale; un recente accordo con una realtà indiana, ad esempio, permetterà di penetrare in questo mercato con una lente intraoculare per la correzione della presbiopia per gli interventi per la cataratta, un prodotto molto innovativo”.

CENTRALITA’ DEL PAZIENTE E ATTENZIONE ALLA QUALITA’ DELLA VITA

 Il  trattamento delle patologie oftalmiche in passato era ritenuto necessario solo laddove si dovesse compensare un deficit; poca attenzione era riservata alla qualità della vita. Tuttavia oggi il paziente affetto da patologie oftalmiche è desideroso di mantenere uno standard elevato nella qualità della vita, che gli permetta di avere un’ampia mobilità o di utilizzare smartphone e PC per lavoro e per svago. Per questo l’attenzione nei confronti dell’individuo è diventata una priorità dei clinici nella personalizzazione delle terapie e nella creazione di prodotti ad hoc da parte delle aziende.

Riteniamo fondamentale che vi sia un’ottica di assoluta trasparenza nei rapporti tra i vari stakeholder. Le aziende farmaceutiche si devono fare carico di un miglioramento della qualità di vita dei pazienti, adeguando i percorsi clinici, diagnostici e terapeutici intorno a ciascuna patologia. Il nostro impegno è volto proprio a migliorare la qualità di vita dei pazienti, interpretandone i bisogni, per implementare percorsi terapeutici che, grazie ad una funzionale aderenza alla terapia, consentano una quality of life non riscontrabile fino a poco tempo fa, per patologie altamente invalidanti come l’edema maculare diabetico” – ha concluso Fabrizio Chines, CEO di SIFI.

IL CONVEGNO – QUALITY OF LIFE E OPPORTUNITA’ DEL SSR

Napoli ha ospitato  il convegno “Edema Maculare Diabetico. Nuove prospettive terapeutiche e percorsi gestionali integrati: quality of life del paziente e opportunità del SSR”. L’evento, organizzato da MA Provider, con il contributo non condizionato di SIFI, ha coinvolto specialisti, rappresentanti delle istituzioni e associazioni pazienti per una sinergia volta a individuare nuovi percorsi clinico-gestionali per l’accesso a innovative soluzioni terapeutiche. Al centro dell’attenzione, l’Edema Maculare Diabetico (EMD), una patologia oculare degenerativa correlata alla Retinopatia diabetica. Questa malattia rappresenta la causa principale di invalidità visiva nei pazienti con diabete; spesso conduce anche alla cecità, compromettendo lo svolgimento di attività quotidiane.

Le malattie degenerative dell’occhio sono spesso correlate alla evoluzione di patologie principali diagnosticate in fasi avanzate. Queste patologie rappresentano un grave problema di sanità pubblica, con annessi elevati costi sociali. Un approccio integrato, la presa in carico e la precoce riduzione dei costi del SSN, sono la garanzia di una miglior qualità di vita per le persone affette da queste malattie”- ha affermato Francesca Simonelli, Professore Ordinario di Oftalmologia, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania, L Vanvitelli, Presidente della Società Italiana Oftalmologia Genetica.

I NUOVI FARMACI SONO MENO INVASIVI

Da alcuni anni sono disponibili nuove terapie per l’EMD, rappresentate in particolar modo dagli impianti intravitreali di cortisonici a lento rilascio e dalle iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF, che hanno del tutto rivoluzionato la prognosi dei pazienti. I cortisonici, ovvero gli antinfiammatori steroidei, combattono direttamente l’infiammazione ed hanno il grande vantaggio di non correlarsi alla comparsa di eventi avversi sistemici. A seconda del corticosteroide e della tipologia di impianto, tali farmaci vengono somministrati con una frequenza che varia da 6 a 12 mesi.

Al contempo, i farmaci anti-VEGF, bevacizumab, aflibercept, ranibizumab e pagaptanib, mostrano un profilo di efficacia e sicurezza estremamente favorevole nella gestione dell’EMD, associandosi tutti ad un significativo miglioramento dell’acuità visiva. Tali farmaci sono somministrati tramite iniezioni intravitreali con cadenza mensile.

Ad oggi abbiamo già quattro molecole anti-VEGF disponibili per l’uso nella pratica clinica, ma nuove molecole sono attualmente in fase avanzata di sperimentazione clinica, inclusi nuovi farmaci in grado di inibire i recettori tirosin-chinasici PDGFR e VEGFR – sottolinea Francesco Rossi, Professore di Farmacologia all’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Responsabile Scientifico del Convegno – Permane il problema della ridotta aderenza alla terapia, sia per gli impianti intravitreali di cortisonici che per i farmaci anti-VEGF, ovvero il non conformarsi del paziente alle raccomandazioni del medico riguardo a tempi, dosi e frequenza nell’assunzione dei farmaci per l’intero ciclo della terapia. Poiché l’aderenza ricopre un ruolo essenziale nel raggiungimento di esiti clinici ottimali, semplificare il regime della terapia potrebbe migliorare notevolmente la gestione del paziente affetto da EMD”.

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