Un tuffo nella storia, nella vita e nelle contraddizioni, nelle diverse opinioni e giudizi di un uomo come “Alcibiade” preso in esame dallo scrittore Renato Pennisi, con la sua novità assoluta proposta alla Sala Magma di Catania, in via Adua 3, per la regia di Salvo Nicotra e con l’interpretazione di Antonio Caruso. Lo spettacolo è prodotto dal Centro Magma in collaborazione con le associazioni Terre Forti e Darshan.
La pièce, che nasce – a detta del regista – da una metodologia creativa laboratoriale, è il frutto di un lavoro collettivo, che viene fuori soprattutto dall’intesa professionale tra il regista e deus ex machina della Sala Magma, Salvo Nicotra, l’autore Renato Pennisi (che ricordiamo presente nel 2015, nella stessa location, con “Oratorio di Resurrezione”), l’assoluto protagonista Antonio Caruso, gli autori delle musiche “Oi Dipnoi” (Valerio Cairone, Marco Carnemolla e Mario Gulisano) e la scenografa e costumista Donatella Marù. Alla realizzazione dello spettacolo ha contribuito anche Orazio Indelicato, prezioso direttore di scena, mentre la vocalità nelle musiche è di Lucia Nicotra e Donatella Marù.
Al centro del monologo, in circa 60′, Antonio Caruso, muovendosi nell’accattivante impianto scenografico caratterizzato da intriganti costumi, oggetti, drappi, nati dall’estro di Donatella Marù e Salvo Nicotra e con le musiche composte per l’occasione da “Oi Dipnoi”, racconta la movimentata, contraddittoria e spericolata parabola esistenziale del buon Alcibiade, uomo politico e generale ateniese (circa 450-404 a. C.), una delle figure più importanti della guerra del Peloponneso. Era un giovane aristocratico, nipote di Pericle ed allievo di Socrate, estremamente ambizioso, pieno di doti personali, tra le quali l’eloquenza, dotato di grande intuizione politica e di capacità militari. Eletto alla suprema carica di stratego, passò dal partito democratico a quello conservatore in seguito alla sconfitta di Mantinea (418) a opera di Sparta. Tra i comandanti della spedizione contro Siracusa (416-415), giunto a Catania fu richiamato in patria per un’accusa di empietà. Temendo una condanna, si mise al servizio di Sparta. Caduto in sospetto anche degli spartani, grazie ad alcuni successi militari riuscì a tornare in patria (407) ma finì assassinato (404) presso il satrapo Farnabazo.
Geniale stratega, nel corso della guerra del Peloponneso non ha esitato, per convenienza, a tradire più volte la sua patria, alleandosi dapprima con gli Spartani, poi con i Persiani. Ambizioso e amante dei piaceri, ha esercitato sempre grande fascino nella sua gente, personaggio complesso e, come tutti coloro che sono destinati a imprimere il sigillo della loro personalità, contraddittorio. Forse, è proprio questa contraddittorietà che continua, a distanza di secoli, ad affascinare e ad eternare il ricordo di Alcibiade.
La vita intensa, contraddittoria di Alcibiade e la novità assoluta di Renato Pennisi ci raccontano soprattutto una pagina di storia che interessa profondamente anche la Sicilia, infatti una delle intuizioni di Alcibiade fu quella di attaccare Siracusa, fondamentale alleata di Sparta, avvalendosi di quella porzione di Sicilia che parteggiava, invece, per Atene (Catania, l’Atene della Magma Grecia, in testa). Per una serie di eventi che in sintesi sono raccontati nello spettacolo, quel progetto non sarà portato a termine dal suo ideatore e terminerà con la disfatta degli ateniesi.
Nel suo testo Renato Pennisi vuole sottolineare di Alcibiade quelle contraddizioni, quella sua inconsapevolezza nel voler giocare con la sua patria, con il destino di altri Paesi, con uomini e donne, con la religione e con il suo tempo, coinvolgendo popoli e nazioni, innescando azioni e reazioni e tutto dall’alto del suo fascino, della sua capacità oratoria, della sua cultura e del suo sapersi un predestinato che aspira ad un eterno desiderio di gloria.
Antonio Caruso, nei panni di Alcibiade, nella sua asciutta, vigorosa e concreta interpretazione presenta allo spettatore un Alcibiade orgoglioso e consapevole dei suoi mezzi e della sua arte, carismatico, malinconico e che – guidato dalla sua stessa forza- va incontro al suo destino. In scena si racconta sì di Alcibiade, della sua controversa esistenza, ma si racconta soprattutto la storia degli uomini, delle vittorie e delle sconfitte, del loro smisurato bisogno di gloria, inseguendo il più delle volte sogni superficiali.
L’Alcibiade interpretato da Antonio Caruso svela al pubblico un personaggio carismatico, orgoglioso, poetico e trasgressivo che nel suo percorso, dall’inizio alla fine, scandisce il fluire del tempo, mostrando soprattutto l’uomo “oltre” l’uomo. Alla fine per l’autore, l’interprete, il regista e tutta la squadra del Centro Magma gli applausi convinti del pubblico che ha saputo apprezzare la proposta.