In occasione dell’Autunno culturale Ungherese, lo scorso venerdì 4 ottobre la città di Catania ha reso omaggio all’impresa, alla storia – purtroppo da molti ignorata – dei due allenatori-eroi ungheresi Géza Kertész e István Tóth. Due amici, due calciatori, due allenatori che introdussero nel nostro Paese la scuola ungherese, nuovi metodi di allenamento, che ebbero un ottimo rapporto con l’Italia, con Trieste, con Catania e che soprattutto mostrarono di avere un grande cuore.
Quella di Géza Kertész e István Tóth è una storia di amicizia e coraggio, di amore per il calcio e per l’Italia, dai campi sterrati di inizio Novecento fino alla follia della Seconda Guerra Mondiale.
La nostra città, Catania, nonostante la sua pigrizia, la sua distrazione e quella mancanza di memoria che da sempre la contraddistingue, ha comunque, attraverso alcuni suoi figli, ricordato una fra le sue figure più importanti collegate all’Olocausto, quel Géza Kertész, considerato un calciatore intelligente e capace di ricoprire più ruoli, ma così lento da essere soprannominato “Bradipo”), nato a Budapest nel 1894. Kertész visse in Ungheria fino al 1925, poi si trasferì in Italia dove fece l’allenatore prima con la Carrarese poi con Viareggio, Salernitana e Catanzarese (allenò anche Taranto, Atalanta, Lazio e Uipest). Nel 1933 arrivò a Catania dove rimase, tranne per qualche breve parentesi, fino al 1941. Sotto la sua guida il Catania venne promosso nel campionato 1993-’34 per la prima volta in Serie B. Con l’intensificarsi della guerra e l’interruzione del campionato, Kertész decise di tornare in patria. In Ungheria con il grado di colonnello dell’esercito creò un’organizzazione che salvò decine di ebrei e partigiani ungheresi dai campi di sterminio nazisti. Si travestì anche da soldato della Wehrmacht per aiutare delle persone a scappare dal ghetto di Budapest. Kertész fu arrestato dalla Gestapo e fucilato pochi giorni prima della liberazione di Budapest. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone e anche diversi catanesi. Gli fu riconosciuto il titolo di “martire della patria” ed è seppellito nel cimitero degli eroi di Kerepes.
István Tóth, nato a Budapest nel 1891 è stato un attaccante ed allenatore. Ebbe grande successo in patria sia in campo che come allenatore con il Ferencvárosi Torna Club: legò il suo nome alla società della capitale ungherese vincendo alcuni titoli e coppe nazionali, con il massimo traguardo raggiunto con la Coppa dell’Europa Centrale 1928. Allenò anche in Italia. Era soprannominato “carpa” nomignolo attribuitogli dalla sua madrina di battesimo.
Nella mattinata dello scorso 4 Ottobre, alle spalle della Tribuna A del “Massimino”, è stata inaugurata la targa a Géza Kertész, ex allenatore della squadra rossazzurra, alla presenza del sindaco Salvo Pogliese, del console d’Ungheria a Palermo, dell’Associazione culturale Italo-Ungherese di Sicilia guidata da Mónika Magyar e del Comitato pro Géza Kertész, con la speranza che la targa venga presto spostata a piazza Verga.
A raccontare poi, al Salone Cgil di via Crociferi 40, la storia degli “Schindler del calcio” ci hanno pensato due appuntamenti: prima le pagine del volume di Roberto Quartarone “Due Eroi in Panchina” (Edizioni InContropiede) e poi lo spettacolo “Il Bradipo e la Carpa”, adattamento teatrale del libro di Quartarone, con Antonio Carnevale e Riccardo Stincone, a cura della compagnia Carnevale.
A parlare del libro, con l’ausilio di alcuni video d’epoca, è stato l’autore, il giornalista catanese Roberto Quartarone. Pubblicato dalle Edizioni inContropiede nel 2016, “Due eroi in panchina” narra la vicenda umana e sportiva di Géza Kertész e István Tóth, due allenatori che vissero in Italia una parte consistente della loro carriera e furono uccisi dai nazisti per aver organizzato un gruppo di resistenza a Budapest.
Lo spettacolo “Il Bradipo e la Carpa” è stato proposto nel Cortile CGIL di Catania da due convincenti interpreti, Antonio Carnevale (nei panni di Istvan Tóth) e Riccardo Stincone (Géza Kertész), assoluti protagonisti -con due sgabelli ed un pallone – su uno spazio scenico che diventa prima, in modo più allegro e spensierato, campo di calcio, segnato dai due stessi attori e poi nel finale anguste pareti di una prigione. I due narrano al pubblico la storia del “Bradipo” Géza (più lento) e della “Carpa” István, raccontano della loro passione, dell’amicizia, delle imprese sui campi da calciatori e da allenatori, delle azioni di gioco, delle città italiane da loro amate (Catania e Trieste), senza mai scordare Budapest, luogo dell’inizio e della fine di tutto. Ritornati poi in patria, al momento dell’invasione nazista dell’Ungheria e delle deportazioni nei campi di sterminio, i due amici “nazionalisti, cristiani e professionisti affermati”, creeranno il gruppo Melodia, attraverso il quale salveranno la vita di moltissimi ebrei, a costo infine della loro.
La pièce è l’adattamento per la scena di “Due Eroi in Panchina” il libro di Roberto Quartarone ed è la storia vera di due allenatori ungheresi, Istvan Tóth e Géza Kertész, entrambi sui campi di calcio italiani negli anni ’30, in un’epoca calcistica di grande prestigio per la scuola magiara. I due protagonisti catturano l’attenzione dell’attento pubblico grazie ad una interpretazione sentita, semplice, immediata e che alterna momenti spensierati ad altri, purtroppo, drammatici, intrecciando con estrema delicatezza i ricordi personali, i caratteri, gli amori, i desideri, le paure ed il forte senso di amicizia e di giustizia dei due. In circa 50 minuti Riccardo Stincone ed Antonio Carnevale svelano così una storia struggente, emozionante che riporta a galla il percorso, il coraggio di due grandi uomini sicuramente da ricordare.
Antonio Carnevale, interprete che cura anche la drammaturgia e la regia, nella pièce punta sulla narrazione e su due storie che si incrociano, legate dallo stessa passione per il calcio e purtroppo dallo stesso destino finale. Uno spettacolo gioioso e drammatico allo stesso tempo e che coinvolge e commuove gli spettatori che hanno modo di conoscere ed apprezzare la statura morale di due amici, di due campioni dello sport, ma soprattutto eroi profondamente umani e capaci di sacrificarsi per gli altri.
La Compagnia Carnevale, che ha curato lo spettacolo, ricordiamo che ha vinto i premi per la migliore drammaturgia al “Settimia Spizzichino e gli Anni Rubati” e per la migliore interpretazione al “ConCorto” nel 2018, giungendo in finale al Palio Ermo Colle e al Minimo Teatro Festival.
Un plauso agli organizzatori dell’Autunno Culturale Ungherese, al console d’Ungheria a Palermo, all’Associazione Culturale Italo-Ungherese di Sicilia guidata da Mónika Magyar e al Comitato pro Géza Kertész, che hanno permesso di ricordare a Catania, come giustamente meritano, i due allenatori-eroi ungheresi Géza Kertész e István Tóth, definiti gli “Schindler del calcio”. Nelle prossime occasioni ci auguriamo di vedere magari più partecipazione, più coinvolgimento da parte della città, dell’Amministrazione e della società Catania Calcio, componenti purtroppo assenti il 4 Ottobre, in occasione della presentazione del libro “Due eroi in panchina” e della rappresentazione “Il Bradipo e la Carpa”.
Trailer dello spettacolo “Il Bradipo e la Carpa”