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Finisce nelle mani della Polizia di Stato un altro mafioso, un latitante, una persona che – negli ambienti della criminalità organizzata – conta molto: si tratta di Massimiliano Arena (cl. 1983), figlio di quel Giovanni Arena, capo clan dell’omonima famiglia mafiosa, che nei suoi 17 lunghi anni di latitanza dominò le piazze di spaccio del quartiere catanese di Librino e non solo e cugino di una nota cantante neomelodica , recentemente salita alla ribalta delle cronache e oggetto di esame, da parte della Questura, per l’eventuale emissione di una misura di prevenzione.

La latitanza di Massimiliano, invece, è durata appena due mesi: infatti, era evaso lo scorso 18 agosto dalla comunità di Martina Franca (TA), nella quale si trovava in regime di arresti domiciliari per diversi reati, tra cui associazione per delinquere di tipo mafioso (clan Santapaola – Ercolano), per reati in materia di armi, nonché per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, quest’ultima, in particolare, era incentrata nella gestione della “piazza di spaccio” di cocaina e marijuana del quartiere “Librino”, nell’area di viale San Teodoro, comunemente nota come “due torri”, recentemente colpita dall’operazione di Polizia “Bergen Town” contro i traffici illeciti della famiglia.

L’Arena è, quindi, diventato il destinatario di due ordinanze di applicazione della custodia cautelare in carcere emesse, rispettivamente, l’1.10.2019 dalla Corte di Appello – Sezione Prima Penale di Catania (con scadenza fine pena il 6.7.2030) ed il 10.10.2019 dalla Corte di Appello di Catania – Sezione III Penale (con fine pena il 29.2.2024).

Ma, nella serata di ieri, a seguito di attività di indagine di tipo tradizionale, diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, gli uomini della Catturandi della Squadra Mobile di Catania sono riusciti a individuarlo all’interno di una villa sul mare in località Vaccarizzo (CT). In seguito all’intervento degli operatori, l’Arena non ha opposto alcuna resistenza, venendo prelevato e condotto negli uffici della Squadra Mobile da dove è stato successivamente tradotto nella Casa Circondariale di Catania – Bicocca.

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