Intervista con...

Sono andato a trovarli nel loro intrigante spazio di via Giuseppe Macherione 21, a Catania, per scoprire come lavorano, di cosa si occupano e quali sono i loro progetti. Sto parlando degli artefici, dei quattro componenti di Spazio Oscena, luogo di ricerca e laboratorio permanente di teatro, danza, sperimentazione estetica, nato dall’incontro tra Elena Rosa, Sara Firrarello, Benedetto Caldarella e Aldo Cappadona. Tutto è nato dal desiderio comune di creare uno spazio alla necessità dell’essere e del fare scenico, dall’esigenza di ascoltare e agire questo tempo per l’arte. Dal 2015 lo spazio è centro di produzione degli spettacoli della compagnia “Cuori Rivelati” e sede di Scuola Oscena diretta da Marcello Sambati.

Elena Rosa è performer e sperimentatrice nel campo del teatro e del teatro-danza, regista della Compagnia Cuori Rivelati e dedica la sua ricerca artistica alla fragilità dei corpi esclusi, riunendo attori che fanno del teatro un’urgenza. È co-fondatrice a Catania di Spazio Oscena e fondatrice e guida del progetto performativo ’Ntuppatedde” che dal 2013 coinvolge numerose donne in una immersione performativa dentro la festa di Sant’Agata, dalla cui esperienza attinge questo progetto.

E proprio Elena Rosa, Sara Firrarello e Aldo Cappadona mi hanno accolto nello spazio di via Giuseppe Macherione, a Catania ed abbiamo parlato del loro spazio performativo, della loro storia e soprattutto di teatro, danza, pratiche del teatro contemporaneo e di progetti per il futuro.

Le attività 2019/2020 di Spazio Oscena

Di cosa si occupa Spazio Oscena con la sua attività?

“Spazio Oscena è uno spazio performativo, dove ci dedichiamo principalmente alla ricerca nell’ambito delle arti sceniche, proponiamo laboratori, seminari, incontri, performance. I nostri percorsi si rivolgono a chi ha il desiderio di approfondire uno studio multidisciplinare che va dal teatro, alla danza e alle arti performative. Siamo una realtà giovane, indipendente, in un ambiente urbano, lo spazio in cui abitiamo ha una storia più antica, ci troviamo tra le mura di una vecchia falegnameria: alte mura di pietra grezza bianca e pavimento in legno, un luogo semplice ed essenziale. Ci piace l’idea di accostare il nostro lavoro a quello della materia e ci piace custodire la memoria di un posto in cui prima di noi si è lavorato, intagliato, modellato con costanza, dedizione, cura”.

Perché avete chiamato la vostra sala Spazio Oscena?

“Semplicemente perché da Spazio Oscena il punto di vista dello spettatore – osservatore di qualsiasi cosa si svolga sulla pedana, è come se sbirciasse da dietro le quinte, oscena, di uno spazio tradizionalmente all’italiana. Gli spettatori – osservatori non sono in poltrona, ma dietro le quinte e quello a cui assistono non è solo la rappresentazione in scena ma anche la nudità della macchina scenica che regge il gioco del teatro”.

Chi sono i componenti stabili del vostro gruppo di lavoro?

“Diciamo che in questa fase siamo gli stessi quattro, Benedetto Caldarella, Elena Rosa, Aldo Cappadona e Sara Firrarello,  che collaborano al progetto Cuori Rivelati a dare il maggior apporto alle attività di Spazio Oscena. Poi ci sono tutti i conduttori dei laboratori proposti in stagione e i partecipanti che contribuiscono al mantenimento di quest’idea di spazio aperto a tutti gli artisti che guardano alla scena contemporanea in maniera concreta e operativa”.

Come giudicate la situazione delle arti sceniche a Catania?

“Il tempo delle arti sceniche a Catania è quello dell’isola. Il tempo lento e il forte radicamento ad una terra dura e implosa in se stessa. C’è tanto a Catania, tanti teatri, tanti laboratori, tanto teatro nel teatro e tanto teatro fuori dal teatro. Ma siamo tutti delle “Isole”, come se questa nostra geografia reale di terra fosse inseparabile dai nostri processi creativi e relazionali, incapaci di fare rete”.

Fare arte e teatro a Catania, le colpe ed i limiti delle istituzioni…

“Le istituzioni, secondo noi, possono diventare l’anti-arte…se  non guardano ai bisogni reali, all’innovazione degli approcci, al futuro, alla contemporaneità e alle giovani emergenze! Forse questa mancanza favorisce il desiderio alla creazione, come una compensazione alla brutalità del reale”.

Quali frammenti di realtà preferite raccontare sulla scena?

“Sulla scena ci interessa che appaia ciò che nella realtà è escluso, oscurato, rotto, frammentato. Da questo presupposto la nostra ricerca teatrale si concentra sulla messa in scena di spettacoli con i Cuori Rivelati, compagnia teatrale che include persone normalmente escluse dalla società e che sulla scena diventano rivelatori di una urgenza, quella dell’esserci. Questa combinazione ci serve a creare una scena poetica originale e irripetibile. E poiché le occasioni di replicare sono poche e comunque anche una replica trasforma la performance, ogni rappresentazione è unica. Poesie scritte sulla sabbia della battigia e cancellate dalle onde di risacca”.

Elena Rosa e Sara Firrarello

In che modo, chi frequenta Spazio Oscena, si avvicina alla vostra struttura e quali metodologie adoperate nei vostri laboratori?

“Chi frequenta il nostro Spazio, solitamente, è interessato al mondo della ricerca performativa, i nostri laboratori attraversano i luoghi della sperimentazione, un campo aperto a chi desidera creare nuovi linguaggi, a chi vuole mettersi in gioco e scoprire il nuovo”.

Come è avvenuto l’incontro tra Marcello Sambati e Spazio Oscena e quali attività porta avanti nel vostro spazio la compagnia Cuori Rivelati?

“Marcello Sambati è arrivato nel 2016. Eravamo curiosi del suo teatro di ricerca, della sua storia teatrale romana e soprattutto del suo approccio con il teatro e la disabilità, visto che da molti anni guida laboratori con i disabili e anche noi con il nostro gruppo Cuori Rivelati. Così lo invitammo a fare un workshop proprio con il nostro gruppo e a mettere in scena, quello che fu poi “Infinito Semplice” al Teatro Coppola. L’anno successivo lo abbiamo voluto per un percorso di formazione dedicato al teatro di ricerca, Scuola Oscena, ancora attivo

Marcello Sambati per Scuola Oscena (Ph. Daniele Vita)

A cosa mirano a Spazio Oscena i tre percorsi di Teatro – Canto – Arti Visive?

“Parliamo dei Cuori Rivelati,  un progetto attivo da molti anni che ha visto crescere un gruppo che include persone con disabilità, confrontarsi con i linguaggi dell’arte. Il Teatro è il cuore del percorso, guidato dalla regia di Elena Rosa e dai contributi di Benedetto Caldarella, Sara Firarello e Aldo Cappadona. Ciascun componente del gruppo vive la scena come un’avventura, una conquista di sé, dove è possibile manifestare la propria unicità. L’innocenza e il mistero di un corpo sono il cuore pulsante di un percorso dedicato alle fragilità che diventano forze da cui attingere nella ricerca teatrale. Il laboratorio di Canto curato, da Simona Di Gegorio è dedicato alla voce  “al dare voce” a chi spesso non l’ha, con tutta la bellezza e la fragranza che il cantare da all’animo umano.

Scuola Oscena diretta da Marcello Sambati

Il laboratorio di Arti Visive, guidato da SinMetro (aka Valeria Cariglia), è dedicato alla manipolazione della materia, alla pittura e alla sperimentazione del di/segno. I laboratori mirano alla realizzazione nelle varie forme di prodotti aristici, perché produciamo arte e crediamo che le “fragilità” possano dire e fare sulla scena, sulla materia e con la voce cantata delle cose molto speciali perché necessarie, nate cioè da un bisogno”.

Come è cambiato negli anni il lavoro laboratoriale di ricerca nell’ambito del teatro, della danza e delle arti performative in genere?

“Come in tutti i processi laboratoriali, in ascolto con il fare della ricerca, si muta, si cambia strada, ci si ferma e poi si riparte. I momenti migliori sono sempre quelli della crisi, quando c’è una difficoltà sei costretto a trovare altro, a mutare e spesso si cresce, la vita è così”.

“Cuori Rivelati” – spettacolo “Noi Narcisi” (Foto di Daniele Vita)

Cosa cercano oggi, secondo voi, i giovani nel tempo libero?

“Cercano a tutti costi di essere presenti ma nel luogo della non presenza – i social. C’è una crisi di presenza, cos’è avere presenza? Essere riconosciuti dagli altri dove questi altri adesso sono i social, sono presenze virtuali. Allora bisognerebbe ridare ai giovani la possibilità di essere presenti nella realtà, di favorire i loro desideri, di accrescere le loro esperienze nel mondo e nella natura vera delle cose. Allora che sia dei giovani il tempo libero, che sia loro il tempo di praticare l’utopia e ricreare il futuro. Bisogna dare loro fiducia, sostegno e possibilità”.

Come accoglie la gente del quartiere il vostro Spazio e le vostre attività?

“Siamo tutti molto integrati. Alcuni vicini frequentano il laboratorio Cuori Rivelati, altri il gioco teatro del Conte Ivanov. Finora non abbiamo avuto lamentele dai vicini solo curiosità e sorrisi”.

Come vedete la situazione del teatro in generale ed in particolare del teatro di ricerca?

“Viviamo in una contemporaneità sempre più frammentata e in conflitto, la crisi prima che essere culturale sembra aderire proprio ai valori dell’umano, e il teatro non può che esserne riflesso di questa contemporaneità. C’è un teatro da salvare? Ma da chi, da cosa? A chi tocca? E c’è un teatro che va salvato prima di un altro? Noi non abbiamo le risposte a questo declino, piuttosto a partire dai vuoti avanziamo con quelli che sono i nostri strumenti: ad ostinarci, ad osare, a resistere, a salvare quel rimane, a dare una risposta poetica e umana. Questa la nostra missione, questa la nostra ricerca”.

Laboratorio teatro-danza per la messa in scena di un’opera femminile

Il programma delle vostre attività per la stagione 2019-2020…

“Continuano i percorsi che da anni portiamo avanti. Il laboratorio dei Cuori Rivelati, un percorso aperto a persone con disabilità, artisti, studenti, operatori dello spettacolo e del sociale che desiderano fare un’esperienza nel campo della ricerca performativa non convenzionale; il laboratorio di teatro-danza Ninfa Moderna pensato per la messa in scena di opere dedicate all’universo femminile condotto da Elena Rosa e con la stessa il progetto ‘Ntuppatedde sulla performing art, sul corpo, sul modo di abitarlo e rappresentarlo attraverso le connessioni fra tradizione, rito, festa di S.Agata, femminilità e performance; Scuola Oscena, formazione teatrale e performativa diretta da Marcello Sambati; Laboratorio di danza con Marketa Tomesova, una possibilità di danzare con il cuore e per il cuore aperta a tutti; Body Instruments: allenamento fisico e scenico pensato da Mariana Cerino Calazans e rivolto a performer, partendo da uno studio e ricerca sul movimento e tecniche di contemporaneo si lavorerà su tre ambiti corpo, creatività, scena in collaborazione con Sara Firrarello. E poi incontri su pratiche performative condivise, un format a cui abbiamo dato nome L’esercizio e incontri di improvvisazione e sperimentazione tra suono e scena”.

Ninfa Moderna – Laboratorio e spettacolo di Elena Rosa (Ph. Daniele Vita)

Quali i vostri progetti futuri, i desideri, i sogni, come gruppo di lavoro?

“Ci pensiamo in divenire, come singoli, come artisti, come gruppo che porta avanti il disegno di un progetto. Desideriamo continuare a portare avanti la nostra poetica, creare legami tra artisti e realtà del territorio e oltre, coltiviamo l’idea di dare spazio ai più giovani, magari con delle residenze creative”.

Ninfa Moderna, teatro danza con Elena Rosa

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