Cronaca

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’appello inviato al Ministro Paola De Micheli dal presidente della Consulta Civica di Catania, Mari Cortese (nella foto), sull’annoso problema del “caro voli”.

Egregio Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Paola de Micheli,

Il momento storico-sociale in cui siamo affondati, è estremamente difficile per gli equilibri individuali di ogni italiano, residente nel nostro piccolo stivale: la “fluidità” del lavoro, i numerosi viaggi aziendali, il precariato dei docenti malpagati che a stento, in un’altra città, riescono a sostenere l’affitto di un monolocale e cui consorti e figli, vivono a molti chilometri di distanza, a causa dei lavori inconciliabili. I figli non ricordano nemmeno più i volti dei genitori lontani ma, tant’è, lo sradicamento da ogni radice vitale sembra ormai consuetudine a cui, cosa più grave, ci stiamo abituando per non farci prendere dai sensi di colpa, visto che “il dovere prima di ogni cosa”.

È chiaro, certo, che i nostri ritmi e modalità di lavoro sono radicalmente cambiati, e adeguarci alla storia del mercato e dei suoi flussi è sacrosanto; ma è pur vero, che il viaggio verso il futuro non dovrebbe rappresentare un percorso verso l’annientamento dell’individuo a favore dei mercati e delle grandi aziende, a discapito della qualità della vita di ognuno di noi.

Il caro voli non è materia nuova, perché da molti mesi assistiamo a vergognosi tête-à-tête politici sulla responsabilità dei prezzi stellari.

La Consulta civica di Catania, a proposito, comprende perfettamente l’iniziativa dei vertici del Codacons, che hanno presentato un esposto alle procure di Palermo e Catania per far sì che vengano valutate le responsabilità dello Stato Italiano, dell’Unione Europea e della Regione siciliana, sulla mancata calmierazione dei prezzi dei biglietti aerei.

A noi viene da pensare al celebre passo di John Donne, in cui il poeta afferma che nessun uomo è un’isola ma noi siciliani, rischiamo di restare piccole isolette stagnanti, in un mondo di immense fatiche in cui è difficile adeguarsi alla celerità, nelle nostre condizioni di carenze infrastrutturali, a bloccare i nostri sogni di serenità. Noi siciliani non abbiamo scelta, visto che le distanze da coprire in treno o in autobus sono spesso incompatibili con gli impegni e le tratte sono comunque salate, quasi al pari di quelle aeree (circa duecento euro prima e dopo Natale, con Intercity, da Roma a Catania e viceversa).

Il nostro PIL è debole e compromesso, se i trasporti e i relativi costi non beneficeranno di emendamenti da inserire nella nuova legge di bilancio, di cui si parla ancora in maniera astratta e senza una programmazione specifica, nonostante dei fondi siano già stati spesi per agevolazioni sulle tratte negli anni precedenti; uno startupper giovane, che vorrà proporre un servizio volto ad un miglioramento dell’ambiente, del turismo, della salute e del lavoro, dovrà negarsi il desiderio di presentare un servizio ad alti livelli, a causa dei costi eccessivi delle trasferte; uno sportivo non professionista, tolto alla strada da droga e delinquenza, dovrà negarsi il diritto a giocare la partita dell’anno fuori casa, che corona un lungo periodo di allenamenti e vivere sano nei contesti cittadini più difficili.

Regioni come la Sicilia e la Sardegna, vista la loro condizione di solitudine infrastrutturale, devono per forza essere regioni privilegiate almeno da un punto di vista del trasporto aereo, attraverso tariffazioni fisse e basse soprattutto per i residenti, studenti e lavoratori che tornano per rincontrare i propri familiari.

In Sardegna, invero, vige la continuità territoriale, aerea che marittima: gli aeroporti di Olbia, Alghero e Cagliari godono di collegamenti a prezzi calmierati, accessibili a tutti, rendendo i sardi liberi di poter giungere nello stivale, e da esso tornare nella loro terra. In Sicilia, questo non c’è del tutto: la nostra splendida isola, infatti, ha soltanto gli aeroporti di Trapani e Comiso, a beneficiare delle tariffe calmierate, e non certo verso destinazioni che permettano un facile trasferimento da e per varie parti della Nazione. Come se l’essere siciliano fosse un handicap, da pagare ad un prezzo spesso insostenibile.

L’esigenza necessita l’urgenza di provvedimenti attraverso un decreto legge, che possa essere efficace entro il periodo natalizio, di modo che disagi come quelli prefiguranti non costituiscano l’ennesima vergogna.

Questo paese non sarà mai una vera nazione, fin quando accentuate discrepanze regionali lo divideranno; la Sicilia, è una ricchezza in termini economici per tutto il paese ed è inammissibile, che prima su tutti la Comunità europea, anteponga la tutela del libero mercato sui singoli individui con le loro storie, diversità e bellezza, che l’Europa dovrebbe tutelare per la sua sopravvivenza rispetto alle più grandi nazioni e continenti del mondo.

È il mercato, che ha da servir le genti e noi, non siamo i servi della concorrenza del nuovo millennio.

Il Presidente della Consulta civica di Catania

Mari Cortese

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