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L’inquinamento del mare dalle plastiche, macro e micro, e le possibili soluzioni a un problema che riguarda ogni cittadino poiché la plastica finisce nella catena alimentare, al centro di un convegno promosso dalla Flai Cgil che si è svolto mercoledì 20 novembre nell’aula magna del Politecnico del Mare “Duca degli Abruzzi” di Catania. I lavori rientrano all’interno dell’iniziativa nazionale “Il nostro mare lo salvi chi può”, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo e dal “Progetto Pesca, diritti e occupazione nella Pesca e nell’Acquacoltura”, che coinvolge anche la Federazione agroindustria Cgil, che tutela anche i lavoratori del settore pesca.

A fare gli onori di casa la dirigente scolastica, prof.ssa Brigida Morsellino, la quale, in un breve saluto introduttivo, ha sottolineato come l’argomento inquinamento marino riguardi da vicino l’indirizzo professionale dell’istituto. “Ho fiducia in voi giovani – ha aggiunto Morsellino rivolgendosi alla platea di studenti – e a voi mi rivolgo affinché possiate pianificare tutti quegli interventi necessari a rendere il mare esclusivamente fonte di energia, economia e bellezza”.

Di una necessaria svolta verso la green economy, per lottare concretamente l’inquinamento anche marino, ha parlato nel suo intevento il Segretario generale della Flai Cgil di Catania, Pino Mandrà. “Di plastica il nostro mare ne ha quantità abonormi – ha detto Mandrà – e sono necessarie azioni che incentivino l’economia verde per ridurre l’impatto che l’inquinamento ha in ogni contesto. Una delle iniziative in grado di dare un grande contributo è quella di individuare nuovi polimeri che abbiano impatto zero con il mare”. Mandrà ha poi aggiunto: “Il mestiere della pesca sta attraversando una fortissima crisi, ma siamo convinti che possa continuare ad avere un futuro. Proprio per questo come Flai Cgil abbiamo intrapreso questa collaborazione con il Politecnico del mare e con i suoi studenti, confidando che le nuove generazioni possano ancora credere in questo settore”.

Un contributo qualificato ai lavori è giunto dalla relazione tecnica del biologo marino Roberto Odorico che ha parlato del concetto di “plasticsfera”, analogo a quello dell’atmosfera, ovvero della plastica entrata ormai in ogni luogo: nelle correnti, nel ciclo dell’acqua, nel mare che ne è diventato ricettacolo. “La soluzione possibile all’inquinamento – ha sottolineato Odorico – sta nell’anticipare il gioco della plastica, individuandola quando è ancora ai minimi termini ed eliminarla in maniera graduale, inserendo delle attività di routine per bloccare l’invasione che condiziona anche la catena alimentare. In certi contesti – ha aggiunto il biologo – la microplastica è stata individuata nelle cavità intestinali dei pesci. Le alici, ad esempio, la ingeriscono tramite il plancton a cui si attacca, con la conseguenza che il pesce mangia questo aggregato senza averne un corrispettivo energetico, si sazia ma non cresce con tutte le conseguenze ben intuibili per il pescato».

Di uno studio ad hoc della Flai-Cgil, che ha individuato una soluzione alla raccolta della plastica in mare, ha parlato il Segretario generale della Flai Cgil Sicilia, Tonino Russo: “Stiamo portando avanti una campagna nazionale per dare un valore al lavoro dei pescatori i quali, insieme ai pesci, si ritrovano a raccogliere la plastica che rappresenta un problema aggiuntivo al loro lavoro. Il nostro studio ha verificato il grado di inquinamento da plastica e microplastica, per spingere il governo nazionale a prevedere una norma che premi economicamente i pescatori che la raccolgono in mare. Come Flai – ha chiuso Russo – stiamo cercando di dare un futuro a questo lavoro avvicinando i giovani: d’un lato con la lotta all’inquinamento marino, dall’altro incoraggiandoli ad intraprendere questo mestiere che rischia di scomparire, ma che rappresenta un settore economico importante per la nostra isola”.

Ha chiuso i lavori il responsabile nazionale del settore “Pesca” della  Flai Cgil Antonio Pucillo: “La soluzione alla plastica in mare sono i pescatori che la raccolgono tutti i giorni: dobbiamo riuscire a metterli in condizione di portare la plastica a terra, cosa che loro farebbero volentieri perché hanno a cuore il problema del disinquinamento marino. Bisogna lavorare sul riciclo e sullo smaltimento della plastica perché il pescatore poi non sa come gestirla. Il governo ha emanato il decreto “salvamare”, attualmente in Senato per la conversione in legge, che risolve il problema della plastica pescata in mare che non rientra più fra i rifiuti speciali. È importante, adesso, che si vada oltre consentendone lo smaltimento in banchina, ma per far ciò è necessario che i comuni, d’intesa con le Capitanerie di Porto, al termine di un percorso burocratico, chiariscano come. Nel nostro studio – chiude Pucillo – suggeriamo anche una nuova forma di smaltimento tramite un macchinario a pirolisi che brucia la plastica, la riporta allo stato liquido e la trasforma in combustibile che può essere riutilizzato».

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