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Lunedì 25 Novembre, alle ore 21, da Zo centro culture contemporanee di Catania va in scena “Nonostante voi – Storie di donne coraggio“, reportage teatrale di e con Livia Grossi, con la musica dal vivo di Andrea Labanca, per la regia Gigi Gherzi.  Un reading che tra parole e musica s’interroga sull’identità individuale e pubblica, sull’informazione e la sua reale condivisione. In scena riflessioni e testimonianze di donne di donne italiane e straniere e un ironico monologo sui requisiti necessari per ottenere la Carta d’identità di Donna. Storie di resistenza al femminile raccolte sul campo da Livia Grossi, giornalista del Corriere della Sera, qui proposte in un unico reportage teatrale, pagine di Giornale Parlato. Giornalismo agito in continuo aggiornamento. A seguito dello spettacolo, Livia Grossi è disponibile per un confronto diretto col pubblico.

Livia Grossi è una giornalista di Milano. Dopo aver collaborato per diverse testate (l’Unità, Il Tempo, Glamour, Rolling Stones, Radio Popolare), da 20 anni scrive per il Corriere della Sera occupandosi di teatro e cultura. Inoltre da molti anni appena può parte per realizzare i suoi reportage (Sud America, Africa Sub Sahariana, Albania ecc.). Dal 2009 ha deciso di affiancare alla professione di giornalista sulla carta stampata il Giornale Parlato, “una forma di giornalismo detto in scena come se il palco fosse una pagina di un magazine con contributi fotografici, interviste in video, musica dal vivo e la giornalista che “dice il pezzo” guardando negli occhi il lettore”.

LE DONNE INTERVISTATE:

Pushka (Albania), vergine giurata. Una donna di 66 anni che da oltre 40 anni ha deciso di diventare un “uomo” per difendere diritti e dignità. Un cambio di identità sociale non biologico: la donna si veste, si comporta e pensa come un vero uomo e come tale viene considerata dalla comunità maschile.

Maria (Sud America) rifugiata politica. Una donna arrestata con l’accusa di terrorismo, liberata in seguito alla sua riconosciuta innocenza dopo 8 anni di carcere. Una testimonianza che dichiara la vittoria di una donna che non ha mai perso il coraggio e la fiducia in se stessa e nella Giustizia. Una storia di abuso di potere che supera confini geografici e temporali: c’è un inserto importante sulla Milano del 1978, l’anno del sequestro Moro.

Marietu ‘Ndaye (Senegal), una delle portavoce contro la mutilazione genitale femminile. Un’Antigone africana di 46 anni che dopo aver visto morire le sue figlie per infibulazione ha deciso di ribellarsi alla “tradizione” che impone a tutte le bambine di 6-7 anni di venire amputate e cucite fino alla prima notte idi matrimonio. Marietu, una donna analfabeta che con l’aiuto di un Ong locale e l’Unicef italiana, è riuscita a creare in 10 anni di lavoro di capanna in capanna, un enorme movimento di donne che ha fatto cambiare le leggi del Parlamento di Dakar.

Ingresso: intero 15 euro, ridotto 10 euro, universitari 8 euro

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