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Uno spettacolo dai mille significati e sfumature che riflette e fa riflettere sull’eterno contrasto tra bene e male, tra bontà e cattiveria e che, nonostante le oltre due ore di durata, riconcilia col buon teatro, regala una serata di emozioni grazie ad una compagnia e ad un allestimento che si rifà fedelmente all’edizione del 1981 di Giorgio Strehler con l’interpretazione di Andrea Jonasson. Stiamo parlando dei due atti di “L’anima buona di Sezuan” di Bertolt Brecht, in scena – dal 21 al 26 Gennaio – al Teatro Verga di Catania, per la stagione di prosa dello “Stabile” etneo, nell’edizione di Monica Guerritore, regista ed interprete principale di un lavoro che risulta un vero e proprio omaggio, un atto d’amore, a Giorgio Strehler a quasi quarant’anni dall’edizione del suo maestro milanese.

Lo spettacolo, una coproduzione ABC PRODUZIONI, La Contrada – Teatro Stabile di Trieste, si avvale della traduzione e adattamento di Roberto Menin, delle musiche originali di Paul Dessau, delle scene da una idea di Luciano Damiani, del disegno luci di Pietro Sperduti e dei costumi di Valter Azzini.

Monica Guerritore (Ph. Manuela Giusto)

Nella provincia cinese del Sezuan prevale la fame e la povertà, tutti cercano di arrangiarsi per sopravvivere e per un tozzo di pane e sembrano davvero scarseggiare le anime buone in una realtà dove prevale l’arrivismo, la cattiveria, solo per guadagnarsi un alloggio o una ciotola di riso. La vicenda narrata dallo spettacolo si svolge in una Cina di fantasia dove tre dei, gli “Illuminati”, scendono in terra alla ricerca di un’anima buona che possa dare loro rifugio per la notte. Davanti alle tre divinità il ritratto dell’umanità terrestre, ovvero un purgatorio di individui voraci, mossi da bisogni primari o fame di successo, dove chi cerca di vivere secondo il bene finisce per essere sopraffatto.

Il maestro Giorgio Strehler

Tra tanto egoismo e cattiveria nessuno vuole accogliere i tre “Illuminati”, tranne la giovane prostituta Shen Te e gli dei ricambiano la sua generosità con una elargizione di più di mille dollari d’argento, che le permette di rilevare una tabaccheria e vivere dignitosamente. Da allora, però, la povera ed ingenua Shen Te si vede circondare da tanti personaggi egoisti, opportunisti e affamati che entrano e escono dalla sua vita fino a rendergliela impossibile, tanto che, per non soccombere dovrà sdoppiarsi e dar vita al crudele e spietato cugino ed uomo d’affari Shui Ta. A complicare la situazione anche la passione per l’aviatore senza lavoro ed arrivista Yang Sun col quale rivaleggia il barbiere Shu Fu. Shen Te, alla fine, si renderà conto che è impossibile agire secondo i criteri della bontà, in quanto subito si viene fagocitati dagli altri.

Nell’intrigante ed elegante messinscena, con la puntuale regia della Guerritore, la semplice scenografia (dall’idea di Luciano Damiani) che prevede una piattaforma girevole con al centro un baldacchino (la tabaccheria di Shen Te). Discorso a parte merita poi la recitazione straniata e preferita, voluta, da Brecht e dal teatro critico del maestro Strehler, caratteristica esaltata nell’attuale edizione di Monica Guerritore che a Catania, con il suo variegato ed affiatato cast, riscuote i reiterati applausi del pubblico.

I saluti finali della Guerritore a Catania (Foto Dino Stornello)

Oltre alla già citata Monica Guerritore, davvero convincente nel doppio ruolo della prostituta Shen Te e del cugino Shui Ta (una trasformazione perfetta tanto che lo spettatore ignaro, difficilmente riconosce l’attrice sia in vesti femminili che maschili), tutte di livello le altre intepretazioni: quella di Matteo Cirillo (l’aviatore arrivista e il falegname), di Alessandro Di Somma (nel triplice ruolo di uno degli dei, del bambino e della vedova Li), di Nicolò Giacalone (il marito e il barbiere Shu Fu), di Enzo Gambino (l’acquaiolo e il fratello zoppo), di Francesco Godina (il poliziotto, il nipote, il primo dio), di Diego Migeni (la signora Mi Tzu ed il terzo dio) e di Lucilla Mininno (la mamma dell’aviatore, la signora Yang e la moglie). 

Infine da rilevare che la prima catanese di “L’anima buona di Sezuan” è stata dedicata dalla compagnia alla collega, da poco scomparsa, Nellina Laganà e che, nel finale dello spettacolo, si ascolta la voce autentica del maestro Giorgio Strehler che richiama tutti a recuperare quella tenerezza, quell’infanzia, quella fraternità e ribellione contro l’ingiustizia in una società dove regna la cattiveria, l’arrivismo e l’opportunismo e dove tutto si misura con la moneta. Un grande ed attuale messaggio quindi da una pièce scritta negli anni Trenta e che pone in evidenza il Teatro civile, politico e di poesia.

Scheda spettacolo

L’ANIMA BUONA DI SEZUAN

di Bertolt Brecht

ispirata all’edizione di Giorgio Strehler (Milano 1981)

traduzione di Roberto Menin

regia MONICA GUERRITORE

Scene da un’idea di Luciano Damiani 

Disegno luci Pietro Sperduti

Costumi Valter Azzini 

Musiche originali Paul Dessau

Personaggi e interpreti (in ordine alfabetico)

MATTEO CIRILLO  Yang Sun, un aviatore senza lavoro/ il falegname LinTo

ALESSANDRO DI SOMMA  Secondo Dio/ il bambino/la vedova Li

VINCENZO GAMBINO Wang, un venditore d’acqua/  il fratello zoppo

NICOLO’ GIACALONE il barbiere Shu Fu/  il marito

FRANCESCO GODINA il poliziotto/il nipote gagà/ Primo Dio

MONICA GUERRITORE  Shen Te alias Shui Ta

DIEGO MIGENI Terzo Dio/la Signora Mi Tzu

LUCILLA MININNO Signora Yang/ la moglie

Stagione Teatro Stabile di Catania – Teatro Verga – 21-16 Gennaio 2020

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