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Dall’8 al 12 febbraio, al Teatro Massimo Bellini, va in scena lo spettacolo tratto dal romanzo di Luigi Pirandello “I Giganti della Montagna”, in cartellone per la stagione 2019-2020 del Teatro Stabile di Catania, diretto ed interpretato da Gabriele Lavia.

È l’ultimo e il più importante dei miti teatrali cui Pirandello attese nella fase finale della sua produzione. Il primo atto, con il titolo I fantasmi, venne pubblicato nel ’31 sulla Nuova Antologia, il secondo atto nel ’34 sulla rivista Quadrante. Il Girgentano non riuscì tuttavia a scrivere per esteso il terzo atto, tracciato schematicamente dal figlio Stefano, su indicazione del padre sul letto di morte. La prima rappresentazione ebbe luogo postuma nel giugno del ’37 nel giardino di Boboli a Firenze.

“I Giganti della Montagna”, sono un poetico omaggio alle magie dell’arte, al prodigio straordinario che consola l’incompiutezza umana. Con questo spettacolo Lavia completa la sua trilogia pirandelliana aperta con “Sei personaggi in cerca d’autore” e proseguita con “L’uomo dal fiore in bocca… e non solo”. Un inno al prodigio straordinario del teatro come una speranza, o meglio, una certezza laica, che la poesia non può morire per mano di alcun apparato.

Note di regia

Una compagnia di attori, guidata dalla contessa Ilse, respinta dai teatri, non riesce a mettere in scena “La favola del figlio cambiato”. Approda dunque alla villa degli Scalognati, in cui avvengono singolari prodigi, sotto la regia di Cotrone, una specie di mago, che sostiene che tutto può avverarsi in quella sede, se sorretti dalla forza di un’innocente convinzione: «Avviene ciò che di solito nel sogno. Io lo faccio avvenire anche nella veglia. Tutto l’infinito che è negli uomini, lei lo troverà dentro e intorno a questa villa».
Cotrone invita insomma Ilse a rimanere lì, protetta nella dimora incantata, e a recitare per gli Scalognati, immersi nel loro mondo di fantasia, ma la Contessa vuole affrontare un pubblico vero ed è pronta ad assumersene il rischio. Cotrone le propone allora di esibirsi davanti ai giganti della montagna, potenti signori che attendono ad opere grandiose. Ma costoro respingono l’arte, immersi come sono nella materialità, possono solo predisporre che la recita avvenga per il popolo, anzi per i loro servi, avvezzi alla volgarità e non certo disposti ad uno spettacolo tanto raffinato. L’epilogo è tragico, a sancire la morte della poesia e dell’arte nella moderna società industriale.

È il testamento artistico di Luigi Pirandello. Quest’opera costituisce il punto più alto e la sintesi di tutta la poetica pirandelliana. “I giganti” è un testo incompiuto. Magnificamente incompiuto. E non sapremo mai se questa “incompiutezza” sia dovuta all’impossibilità di finire l’opera o a una precisa intenzione dell’autore. Sappiamo che Pirandello morì la notte prima di scrivere l’ultimo atto, di cui aveva raccontato la “scaletta” al figlio, che fedelmente ne riportò, a memoria, il contenuto. Ma nessuno può essere certo che Pirandello avrebbe poi scritto il terzo atto come lo raccontò al figlio.
Nel testo si riannodano tutti i temi e i motivi speculativi, drammaturgici, estetici, che sono connaturati al mondo dell’autore. Il clima che si offre allo spettatore è quello di una straordinaria, espressiva, ineffabile bellezza. “I giganti”, mito dell’arte, è senza alcun dubbio il capolavoro di Pirandello. Capolavoro, forse, perché mai concluso. E, per questo, diventa un’opera aperta con un registro inventivo mai così fantastico. È come se il teatro del grande agrigentino fosse miracolosamente investito da un soffio di fantasia poetica che raggiunge l’altezza e la trasparenza dello sguardo di un “bambino”. Pirandello conclude così, con l’incanto di queste ultime pagine, il suo destino di fondatore del teatro moderno. Gabriele Lavia

“I Giganti della Montagna” di Luigi Pirandello
con Gabriele Lavia e con Federica Di Martino,
Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera, Luca Massaro, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Simone Toni, Marìka Pugliatti, Beatrice Ceccherini, Luca Pedron, Laura Pinato, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Debora Rita Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese, Eleonora Tiberia.
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Antonio Di Pofi
luci Michelangelo Vitullo
maschere Elena Bianchini
coreografie Adriana Borriello

Produzione Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile di Torino, Teatro Biondo di Palermo. Lo spettacolo verrà rappresentato al Teatro Massimo Bellini di Catania – Stagione Teatro Stabile di Catania.

Calendario Rappresentazioni

Sabato 8 febbraio 2020, ORE 20,45
Domenica 09 febbraio 2020, ORE 17,30
Lunedì 10 febbraio 2020, ORE 17,30
Martedì 11 febbraio 2020, ORE 20,45
Mercoledì 12 febbraio 2020, ORE 17,30

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