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“Per bar e ristoranti qualcosa potrebbe cambiare, ma dal 18 maggio. Ovviamente non è ipotizzabile un ritorno al passato, ma i locali potrebbero riaprire mantenendo le distanze tra i clienti e evitando così gli assembramenti. Non è molto ma è un’azione fondamentale per garantire la sicurezza”. E’ quanto sostiene il presidente regionale della FIPE-Confcommercio Dario Pistorio, certo che, nell’attesa della fase 2 e successivamente della fase 3, le problematiche legate alla riapertura e all’avviamento delle attività commerciali della somministrazione saranno tantissime. “La diminuzione dei numeri dei posti a sedere – continua Pistorio – sarà uno dei problemi più grandi per il mantenimento delle imprese. Riduzione di posti equivale a riduzione di incassi, e ciò mette a rischio la sopravvivenza di centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro. Con l’arrivo dell’estate, inoltre, le nostre esigenze aziendali cambiano. L’occupazione del suolo pubblico adiacente alle nostre attività diventa indispensabile, perciò non è concepibile che alcuni locali non possano usufruire di questo servizio a causa del limite imposto dai regolamenti comunali. In questo momento particolarmente difficile chiediamo la massima collaborazione alle varie amministrazioni dell’isola affinchè vengano in aiuto di bar e ristoranti con un progetto di rilancio di un settore già messo in ginocchio dalla crisi del COVID19. Vorremmo che il nostro territorio diventi città aperta, con i locali che possono esercitare all’esterno nel pieno rispetto delle regole e dei parametri sia negli stalli blu che quelli bianchi. Per ultimo – conclude il presidente della FIPE Confcommercio – chiediamo tra gli interventi urgenti una moratoria sui pagamenti dell’occupazione del suolo pubblico”. Ma le problematiche sollevate dalla crisi Coronavirus sono tante e rischiano di fomentare una guerra tra poveri nel settore della somministrazione. Il presidente dei ristoratori FIPE – Confcommercio Giovanni Trimboli denuncia un fatto grave: la concorrenza sleale da parte del comparto panificatori, che a suo dire sta assumendo una dimensione spropositata. “Mentre noi siamo chiusi per volere del governo nazionale, i panifici stanno operando perché rientrano per decreto ministeriale nella categoria fornitori di beni di prima necessità – spiega Trimboli – La loro attività dovrebbe limitarsi alla produzione e vendita di pane e derivati, invece, approfittando delle chiusura di bar e ristoranti, si sono trasformati in esercizi di ristorazione abusivi, con somministrazione di alimenti e bevande e prodotti dolciari nella maggior parte delle volte senza la dovuta autorizzazione. A questo punto non capiamo perché a noi è stato impedito l’asporto, mentre possiamo esercitare il delivery. Se le cucine sono operative, con le giuste precauzioni, potremmo anche consegnare a un pubblico contingentato. Chiediamo al presidente della Regione di rivedere le normative, anche alla luce della percentuale di infetti in calo sul territorio siciliano. Chiediamo solo che venga ristabilita la legalità e che gli organi di controllo facciano rispettare le regole. Uguali per tutti”.

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