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La scarsa tempestività con cui gli esponenti della SLC Cgil di Catania reagiscono alle dichiarazioni rilasciate da questo cda alla stampa, ormai più di dieci giorni fa, ottiene il risultato di far coincidere le loro critiche con l’emergere di un dato che allora non avevamo ma ora sì: nei primi quattro giorni dall’apertura della campagna abbonamenti per il 2021, il 20% dei posti disponibili è già stato venduto, a testimonianza di una più che mai rinnovata fiducia da parte del pubblico catanese e del più forte e significativo segno di discontinuità con il passato”.

Il presidente del cda del Teatro Stabile di Catania Carlo Saggio replica così alle ‘perplessità’ espresse in un comunicato stampa dal sindacato e aggiunge: “Accanto a questo dato, ci sembra importante ribadirne in questa sede un altro. Solo nel 2020 sono ben 108 gli artisti coinvolti nelle produzioni TSC e il 90% di loro sono siciliani: ben 83 sono nuove presenze rispetto allo scorso anno e sono frutto – lo confermiamo – dei 201 provini fatti dall’arrivo della nuova direzione. Questi due soli elementi sarebbero forse sufficienti a rendere superflua qualunque ulteriore replica a un documento che, per il fatto stesso di sostituire ripetutamente le sensazioni alle informazioni e le illazioni ai numeri, appare privo di quella che dovrebbe essere la sua stessa ragion d’essere, ovvero una qualsivoglia oggettiva istanza sindacale, al di là di una sin troppo evidente acrimonia personale. Tuttavia – prosegue Saggio –, proprio la reiterazione e l’inopportuna accentuazione di questi aspetti allusivi e addirittura offensivi, che continuano a tentare di gettare ombre in particolar modo sull’operato del nostro direttore Laura Sicignano, mi spingono fare una volta per tutte chiarezza su alcune presunte incoerenze di cui ci si accusa”.

Il presidente Carlo Saggio (Ph. Antonio Parrinello)

Nel merito delle argomentazioni che riguardano il coinvolgimento degli attori locali e le scelte sulla produzione, dichiara il presidente Saggio: “Prima di tutto bisogna chiarirsi su quale si presuppone che debba essere il ruolo di un Teatro Stabile rispetto al territorio in cui opera, un ruolo i cui confini vengono precisamente definiti da un lato dallo Statuto, in cui si indica una vocazione alla valorizzazione del teatro siciliano in genere, dall’altro dagli enti sostenitori, che incoraggiano esplicitamente il coinvolgimento di artisti under 35. Questi due criteri precisi hanno spinto la direzione, con il sostegno del cda, a coinvolgere in prevalenza giovani artisti siciliani (non solo catanesi, criterio che al contrario apparirebbe riduttivo e addirittura discriminatorio), che della loro sicilianità stanno offrendo una lettura nuova con grande creatività e talento, aiutandoci a svolgere anche un altro ruolo: assolvere agli obblighi che il Teatro ha non solo e non tanto nei confronti degli attori, ma innanzitutto nei confronti del pubblico, a cui, come conferma il riscontro dei numeri, stiamo ora offrendo una proposta culturale di qualità. Ci si accusa che per la nuova Stagione lo si stia facendo selezionando molti attori già impegnati lo scorso anno, ma non dovrebbe sfuggire al sindacato che la costituzione di un nucleo artistico capace di incarnare nel tempo una precisa scelta di stile e di linguaggi è più un dovere che un diritto di qualunque direttore artistico voglia scommettere su un progetto di lungo termine, né è compito del sindacato giudicare il valore di alcuni rispetto a quello di altri”.

Il botteghino del “Verga” – Foto Antonio Parrinello

“Anche in merito alle scelte di produzione – prosegue Saggio –, stupisce che gli esponenti del sindacato di questo comparto, che dovrebbero essere massimamente esperti delle buone prassi e delle migliori opportunità con cui un Teatro può scegliere di programmarle e di gestirle, tentino di farle passare per subdole agli occhi dell’opinione pubblica. Si accusa il direttore di puntare sulla propria stessa regia, quando in ogni teatro d’Italia è sempre il direttore a firmare lo spettacolo di punta della stagione e a portarlo in tournée proprio come testimonianza della capacità produttiva e della cifra artistica che in quella fase identifica e differenzia ogni singola realtà teatrale; si accusa il direttore di guadagnare dalla vendita di questo stesso spettacolo, quando questo consente innanzitutto ai dieci attori coinvolti quest’anno (cosa rara in un momento in cui le produzioni riducono al minimo gli attori) di contare su una valida opportunità e stabilità professionale, in un anno in cui molte sale sono chiuse e le economie di tutti i teatri drammaticamente in flessione; si fanno passare per ‘scambi’ con connotazione negativa alcune prestigiose e proficue collaborazioni con i più importanti teatri italiani, grazie a cui il Teatro Stabile di Catania si ricolloca finalmente con autorevolezza nel circuito nazionali”.

“Un così puntale ribaltamento di visione conclude Saggio -nel giudicare l’efficienza della governance del Teatro (ma, ci permetteranno i sindacalisti di farlo notare, anche nell’interpretare il proprio ruolo di tutela delle prospettive presenti e future di tutti i lavoratori), ci costringe forse a rassegnarci al fatto che tra noi e la Cgil si palesi un’incolmabile distanza di approccio. Rispetto a questa evidenza non possiamo tuttavia che ribadirci sereni, nella misura in cui possiamo con estrema trasparenza certificare i risultati del nostro lavoro di risanamento finanziario, che ci consentono innanzitutto di continuare a produrre, puntando anche su nuove soluzioni digitali in grado di moltiplicare le opportunità e dare continuità al lavoro di tutti, coinvolgendo un numero sempre crescente di artisti e di pagarli con puntualità, così come avviene – definitivo segnale della tanto discussa discontinuità col passato – coi nostri dipendenti e con i nostri fornitori”.

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