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Domenica 11 Ottobre, alle ore 19.30 al “Verga” di Catania, produzione Teatro Stabile di Catania, fuori abbonamento, in scena “L’oro dei Napoli”, Autodramma di Famiglia, drammaturgia di Salvatore Zinna e Alessandro Napoli e regia di Elio Gimbo, con Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Anna Napoli, Giuseppe Napoli, Alessandro Napoli, Ginevra Napoli, Rosario Napoli, Carlo Napoli, Italo Napoli.

Questa la nota di regia di Elio Gimbo: “Tutto passa, tutto tramonta, tutto tranne i miti. Può uno spettacolo essere una bandiera? Forse sì, quando esso sopravvive al proprio momento artistico come fenomeno umano. La sua realizzazione ha avuto una lunga gestazione: in passato coltivai per molti anni l’idea di uno spettacolo sul mondo dei pupi e sulla famiglia Napoli, uno spettacolo che realizzasse in maniera compiuta l’accostamento in scena fra pupi e attori e la visibilità delle tecniche di animazione. Diciotto anni fa riuscii a trovare la formula registica adatta: l’autodramma di famiglia. Non sapevo ancora quanto ciò che avevamo creato si sarebbe trasformato in bandiera di una famiglia, di una città e del suo popolo: questo spettacolo infatti racconta le vicende della famiglia Napoli nel contesto di una città, Catania, e del suo popolo, nel corso dei decenni, fino ai giorni nostri. Come accade con le favole, la storia della “Marionettistica Fratelli Napoli” è “polisemica”: la storia privata s’intreccia con quella di una forma teatrale particolare: l’Opera di pupi di “scuola catanese”, nell’originale declinazione che ne dà questa famiglia di pupari. Cominciò, all’alba del secolo XX, il nonno Gaetano, ottimo artigiano, mastru siddunaru ed appassionato frequentatore del miglior ambiente teatrale catanese che, a quell’epoca, teatro voleva dire soprattutto Opera dei Pupi, ossia teatro d’animazione fatto con i pupi siciliani (130 cm. x 25 kg.) che racconta epopee cavalleresche, interminabili ed appassionanti cicli di storie ad episodi giornalieri, gesta di guerra e d’amore strettamente connesse con i codici comportamentali di allora, teatro fatto di sofferenze ma anche di tecniche raffinatissime e di entusiastico seguito popolare. Vi sono dodici teatri dell’Opera a Catania attivi all’inizio del secolo, quando Gaetano Napoli acquista il suo primo “mestiere” di un centinaio di pupi, completo in tutti i ruoli, e mette su una compagnia insieme al fratello e ai figli.

Locandina

Come si può raccontare la storia di una famiglia che da quattro generazioni crea teatro di grande qualità? Probabilmente come qualsiasi altra genealogia: lasciando raccontare loro, la famiglia, il gruppo, la Marionettistica; ma con gli anni la famiglia si è allargata, loro non sono più soltanto Italia, Fiorenzo ed Agnese, Giuseppe, Salvatore ed Alessandro, Davide, Dario e Marco, “loro” sono centinaia di Pupi, grandi e piccoli, antichi e recenti, sono fondali dipinti cento, cinquanta, venti o anche pochi anni fa, sono barruni, scannappoggiu, mandali, zoccole, e poi martelli, punteruoli, strumenti di precisione per la sbalzatura del metallo, i copioni, le tecniche; possiamo dire che oggi tutto questo è la Famiglia Napoli, dei principi di un piccolo impero, una fiaba vivente. Perciò raccontare la famiglia equivale a “far” raccontare la famiglia, chiunque provi a vivere la splendida epifania di un pomeriggio nella casa-bottega di via Reitano nei pressi del castello Ursino, otterrà il dono della visione del “tesoro nascosto”, la famiglia gli aprirà l’enorme forziere che lo racchiude; la storia di questa famiglia è una grande Epica, e questo Epos familiare coincide con il racconto dell’ultimo secolo di storia della città, che può essere narrata a cavallo di una forma d’arte nobile e preziosa, troppo fragile per combattere lo “Sviluppo”, troppo profonda per esserne sconfitta, fragile e profonda come i sogni o come il teatro. L’oro dei Napoli è uno spettacolo “anomalo” su una famiglia d’artisti interpretato dagli artisti della stessa famiglia; uno spettacolo sulle tecniche dei pupi attraverso le tecniche dei pupi, ma anche il racconto dell’odissea verso l’ignoto di questo Graal siciliano”.

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