Cronaca

L’esigenza di giungere ad una regolamentazione dello smart working al centro del seminario di approfondimento online, svoltosi martedì 27 ottobre su iniziativa Cgil di Catania, dal titolo “Linee di indirizzo per la contrattazione dello smart working” che ha coinvolto le diverse categorie ed i diversi comparti di lavoro pubblico e privato.

I  lavori, coordinati dalla Segretaria confederale Rosaria Leonardi, hanno visto gli interventi del  Segretario generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota, della Segretaria della Cgil Nazionale, Tania Scacchetti, del Segretario Generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino.

“L’iniziativa nasce dall’esigenza di aprire al nostro interno il dibattito su questa forma di lavoro: lo smart working, forma di lavoro che ha avuto una forte accelerazione dal lockdown ad oggi e con cui in futuro, al di là della crisi pandemica, il mondo del lavoro dovrà confrontarsi sempre di più sia sui limiti che sulle nuove opportunità che questo modello può contenere” ha dichiarato Rosaria Leonardi.

I lavori sono stati aperti da Giacomo Rota che ha dichiarato: “In Italia, a causa del lockdown, il “lavoro agile” si è imposto come passo obbligato ed ha visto tanti lavoratori del settore pubblico e del settore privato costretti, a causa dell’emergenza sanitaria, a svolgere una forma obbligata di telelavoro a domicilio, peraltro cosa diversa dallo “smart working” in sé, che ha avuto effetti dirompenti soprattutto sulle donne su cui è gravato anche il peso della gestione di carichi e incombenze familiari”. 

“Una situazione con cui ci si torna a misurare anche oggi, a causa dell’aumento dei contagi, e che per la Cgil apre ad una contrattazione collettiva che possa essere la base per regolare e indirizzare i vari accordi individuali, poiché la caratteristica del lavoro agile è proprio quella del contratto individuale – ha sottolineato Tania Scacchetti –. In particolare, bisognerà regolare orari e tempi di lavoro, pause, premi di produttività, lavoro straordinario, organizzazione del lavoro, salute e sicurezza, diritto alla disconnessione, dotazioni strumentali il cui obbligo è a carico del datore di lavoro sia pubblico sia privato, necessità di formazione, sicurezza delle reti e controllo a distanza”.

“Questa forma di lavoro – ha spiegato Alfio Mannino – ci pone di fronte all’esigenza di approfondire anche la questione relativa al ruolo della rappresentanza, in particolar modo nella necessità di rafforzare il ruolo delle RSU che devono intervenire sempre di più nel contatto diretto con i lavoratori e nei luoghi di lavoro”.

Per la Cgil di Catania, il modello da prendere in considerazione è quello delle categorie che hanno già siglato i primi accordi (Fisac, Slc, Filctem) da allargare alle altre categorie a cominciare dalla pubblica amministrazione, per la quale il ministro Dadone lo scorso 19 ottobre ha emanato una serie di norme che regolano il lavoro agile, senza però essere effetto di  relazioni sindacali. Relazioni che vanno assolutamente recuperate per evitare che le norme rispondano alla rigidità di regole che poi non si armonizzano con le caratteristiche  specifiche dei vari comparti e diventano penalizzanti nel momento della sottoscrizione degli accordi individuali. Per questo, anche l’applicazione degli accordi individuali va monitorata e verificata nel breve termine. Anche la Formazione ha un ruolo fondamentale, per evitare, come è accaduto durante il lockdown il “fai da te” che ha comportato stress, errori, difficoltà nell’adoperare i devices. 

La Cgil ribadisce anche la necessità che la dotazione degli strumenti debba essere messa a disposizione dal datore di lavoro e ciò vale sia per il pubblico che per il privato. Il seminario, che è stato un primo momento di confronto, apre ad altri approfondimenti con il coinvolgimento di tutte le categorie sindacali, chiamate a sviluppare accordi che devono porsi l’obiettivo di affermare ed allargare la contrattazione per consentire la regolamentazione di questo strumento nuovo che prima del lockdown era utilizzato solo dall’1% della popolazione, peraltro su base volontaria e in larga misura lavoratrici che, tramite lo smart working, provavano a conciliare tempi di vita e di lavoro. Il ricorso alla contrattazione è sempre più urgente anche perché il quadro normativo è alquanto confuso: partendo dalla legge 81 del 2017 è stato modificato dai vari DPCM degli ultimi mesi e necessita, pertanto, anche di un riordino legislativo.

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