“Il plasma iperimmune anti-Sars-2 da donatore guarito è anche possibile utilizzarlo per uso compassionevole”. Lo stabilisce il Centro Nazionale Sangue (CNS) con una nota del 5 novembre e lo fa suo la Regione Siciliana con il Dipartimento Attività Sanitarie – Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato alla Salute, Servizio 6 Trasfusionale, Centro Regionale Sangue in data 17 novembre, invitando i Direttori generali e sanitari dei tutte le Asp provinciali, i policlinici e le Arnas Garibaldi di Catania e Civico di Palermo ad estendere la raccolta del plasma da donatori guariti per un utilizzo allargato, che va oltre il protocollo “Tsunami” già in corso in tutta Italia.

La raccolta sta andando molto bene, come dimostrano i dati e l’affluenza nei due servizi trasfusionali degli ospedali di Catania, il Garibaldi e il Policlinico, già autorizzati nell’ambito del protocollo Tsunami, e d’ora in poi tutte le unità di plasma raccolte, a discrezione delle unità cliniche di riferimento, potranno essere autorizzate per i malati Covid-19.
La nota dell’Assessorato afferma infatti che “sebbene sia raccomandabile l’impiego del plasma iperimmune in trials clinici controllati, è comunque parimente possibile, in casi di necessità ed urgenza o in assenza di alternative terapeutiche di comprovata efficacia, ricorrere al trattamento con plasma convalescente a favore di pazienti presso i quali l’impiego rientra nell’ambito dei casi compassionevoli … con l’approvazione del Comitato etico di riferimento”. E stando sempre alla nota del CNS 2228 di cui sopra, nei casi ad uso compassionevole, con il necessario consenso informato e documentato del paziente.
Si ribadisce che il protocollo nazionale “Tsunami Study”, voluto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) è uno studio clinico-sperimentale per valutare su basi scientifiche l’efficacia come “precoce terapia per pazienti con polmonite da Sars-Cov2”, ed è uno studio multicentrico controllato in aperto, i cui i principali sperimentatori fanno capo all’Azienda ospedaliera universitaria Pisana e all’IRCSS Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia.
Nulla di certo, dunque, nell’efficacia del plasma. Lo studio Tsunami serve proprio a questo, a dare basi scientifiche di efficacia significativa al plasma che rimane non un farmaco ma un emocomponente, che risponde a criteri di qualità, sicurezza ed appropriatezza prescrittiva definiti dalla vigente normativa in materia di medicina trasfusionale.
Sappiamo che il razionale c’è, come per tutto ciò che riguarda la cosiddetta immunizzazione passiva, quella data dagli anticorpi prodotti da soggetti immunizzati, come lo sono le immunoglobuline generiche (le famose IgG somministrate per via endovenosa in tante malattie) o quelle specifiche (le più comuni e conosciute quelle contro il tetano per via intramuscolare). Così da suggerire anche l’utilizzo nei casi compassionevoli, in condizioni di necessità ed urgenza.

Per donare il plasma anti-Covid19, è necessaria comunque la guarigione clinica e molecolare, quindi tampone negativo nel soggetto, e un tempo di almeno 14 giorni di “sospensione” prima della donazione stessa, durante i quali è necessario sottoporsi agli esami di idoneità alla donazione, come è previsto dalla Legge che regola le donazioni di sangue ed emocomponenti, e il prelievo sierologico per la ricerca degli anticorpi IgG anti-Covid19. Per la quantizzazione degli anticorpi neutralizzanti il Sars-Cov2, com’è anche chiamato il Covid-19, invece, il campione di sangue dei donatori viene attualmente inviato a Pavia in laboratori specializzati.
E intanto che viviamo questo tempo di pandemia, anche se recenti stime indicherebbero un lievissimo decremento dei contagi, le situazioni critiche degli ospedali cittadini e di occupazione dei posti letto delle unità cliniche di ricovero sono sotto gli occhi di tutti e i centri trasfusionali programmano sedute straordinarie per la raccolta del plasma e per l’effettuazione dei prelievi di idoneità per i numerosi convalescenti da Covid-19 che condividono la speranza offerta ai malati più gravi con il dono del proprio plasma.
Vincenzo Caruso