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Cambiano i governi ma non cambia la linea d’azione. Con il nuovo DPCM approvato nella serata del 31 marzo risultano inutili tutti gli sforzi da parte della FIPE Confcommercio nazionale per far riaprire i ristoranti. E puntuale arriva lo sfogo degli operatori della ristorazione rappresentati da Giovanni Trimboli, presidente della FIPE Ristoranti di Catania. “Il nuovo decreto del presidente Draghi mette l’Italia per l’ennesima volta in fascia arancione o rossa fino al 30 aprile. Anche questa volta passa la linea del rigore voluta dalla maggioranza del governo che se da una parte solidarizza con i ristoratori, dall’altra si allinea al volere di un governo che di nuovo non ha niente rispetto al precedente. Un governo che snobba le manifestazioni di dissenso senza ascoltare ragioni e pareri discordanti, generando un corto circuito tra le parti sociali e la politica”.

Le misure emergenziali non arrivano, le attività sono al collasso e oltre al danno la beffa di ricevere le bollette della Tari nonostante la produzione dei rifiuti si sia decisamente abbassata a causa del blocco delle attività.

“Le nuove disposizioni emanate dal governo ci lasciano allibiti – continua Trimboli – la limitazione degli spostamenti tra le regioni e la possibilità invece di andare all’estero, anche se ora hanno trovato dei deterrenti come il doppio tampone e la quarantena, ma ancora di più la chiusura dei ristoranti nel weekend pasquale. Sarebbe stato meglio permettere ai ristoranti di restare aperti a pranzo per Pasqua e Pasquetta seguendo i protocolli, nel rispetto delle regole e sempre sotto controllo da parte degli organi di competenza, così avremmo garantito i commensali e abbassato il rischio di contagio. Cosa più difficile da gestire nelle abitazioni private dove non mancheranno assembramenti tra amici e parenti, come sostenuto dalla comunità scientifica che ammette che si verificano più casi tra le mura domestiche che altrove”.

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