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“Parlare alle coscienze per svelarne le meschinità perbeniste, proposito che ritorna costantemente nel dibattito sulle società contemporanee, è il discorso affrontato da In Panne di Friedrich Dürrenmatt”. Il regista Nicola Alberto Orofino anticipa in questo modo il tema del nuovo radiodramma, da lui diretto, in programma per giovedì 29 aprile, ore 19 (repliche venerdì 30 aprile ore 13) nell’ambito di sinESTEsie– EStensioni Teatrali, prima trasmissione del progetto Radio Teatro Città on Web, – iniziativa culturale multimediale  lanciata dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale, in collaborazione con l’Università di Catania. L’appuntamento sarà, come sempre, fruibile sui vari canali multimediali del Teatro della Città e dell’Ateneo catanese: www.teatrodellacittà.it; in streaming su radiozammu.it; in FM sulla frequenza 101.00 MHz; su Spotify; in video sul canale YouTube zammù tv – Università di Catania.

Protagonisti del radiodramma diretto da Orofino – nell’ambito del percorso Novecento – saranno artisti e studiosi del gruppo Novecento–grandi Autori del ‘900: il professore Ferdinando Gioviale e gli attori Miko Magistro, Concita Vasquez, Egle Doria, Luca Fiorino, Luigi Nicotra. 

Un giudice, un pubblico ministero un avvocato difensore e un bizzarro maggiordomo avviano un processo mascherato da elegante festa nei confronti di uno sconosciuto non solo apparentemente, ma anche legalmente innocente. L’esito del processo, sarà, per quanto grottesco, spaventoso.  

“Che cos’è il bene? Cosa il male? Chi e cosa si può definire giusto? Sulla base di quali parametri? Quanto contano i pensieri delittuosi nella definizione dei nostri comportamenti concreti? Che cosa è rilevante ai fini di un giudizio che sia il più possibile giusto? Questi alcuni degli interrogativi che assillano costantemente il pensiero filosofico e giuridico”, dice Orofino. “In In Panne di Friedrich Dürrenmatt – continua Orofino questi interrogativi diventano un curioso caso tutto teatrale. Freddi e cinici, i personaggi di questa pièce ci atterriscono e la verosimiglianza dell’azione ci inchioda. La brutalità che scaturisce dalla collettività rappresentata, ci terrorizza. Del resto da sempre la funzione primaria del teatro è questa: raccontare storie ai limiti per anestetizzare paure e angosce del nostro vivere. Dentro l’espressione artistica i microbi si trasformano in vaccino, diceva Barreau. Lo speriamo, perché il gioco della collettività, per quanto difficile, è l’unico veramente degno di essere giocato, è il solo gioco stupendo della nostra vita”.

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