Cronaca

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta sul DDL Povertà inviata da Edoardo Barbarossa, Presidente Fondazione Èbbene.

Da 10 anni siamo prossimi alle persone più fragili, siamo nelle periferie esistenziali sin dal primo giorno della pandemia, conosciamo bene le persone e ciò di cui hanno veramente bisogno: per questo quando c’è stato chiesto un parere sul DDL anti – povertà che verrà esaminato in commissione Salute nei prossimi giorni per approdare all’ARS unicamente per il voto finale, abbiamo scelto di dire la nostra.

Siamo lieti che ci sia stata una corsia preferenziale che sembra ricordare come quello del contrasto alle povertà sia un tema centrale. Purtroppo però non siamo a conoscenza del testo, non sappiamo con quale logica affronterà un tema che rischia di aggravarsi se la scelta sarà quella dell’assistenzialismo e non del sostegno a processi che agevolino la fuoriuscita delle persone dal circuito della povertà.

Edoardo Barbarossa, Presidente Fondazione Èbbene

Con l’augurio che il DDL possa essere diffuso e che – magari – si avviino consultazioni con le organizzazioni che oggi in pandemia – così come prima del Covid – lavorano su questo tema, forse serve concentrarsi proprio sulla scelta che il legislatore siciliano farà.

Se questa norma sarà l’ennesimo strumento di distribuzione di sostegni o prebende, finalizzato al “qui ed ora”, non credo che si risolverà il problema ma– anzi – lo aggraverà.

Se veramente questa Regione sceglie di approvare una norma che contrasti la povertà realmente, deve trattarsi di un disegno di legge basato sullo sviluppo. Sviluppo dell’empowerment delle persone che vivono una condizione di povertà, rafforzamento della rete Sociale che le accompagna a processi di inclusione lavorativa e sociale. 

Questa è l’unica strada da percorrere, perché oltre al dato quantitativo (1 siciliano su 4 è povero) c’è quello che caratterizza le povertà. Molti sono giovani, la gran parte sono donne e cioè quelle categorie che devono essere sostenute in percorsi di partecipazione attiva e produttiva.

I dati sulla povertà crescente preoccupano tutti, li tocchiamo nei nostri centri, ma se la cura è sbagliata non solo il malato rischia di non guarire…ma peggio, di aggravarsi.

È in fondo quello che è accaduto negli ultimi vent’anni con provvedimenti che hanno preferito la logica della “prebenda” a quella della valorizzazione delle persone e dei loro talenti; il risultato è che misure generiche come il Reddito di Cittadinanza non hanno in alcun modo garantito a chi lo riceve di costruirsi una vita “indipendente” da un obolo mensile, anzi, hanno ancor di più cristallizzato la loro posizione. Cosa ben diversa era, almeno nelle premesse, il Reddito d’Inclusione che invece si basava sulla capacità delle persone di essere parte attiva della loro vita e del loro territorio e che avrebbe potuto agire la leva di strumento dedicato a progetti di vita e di inclusione.

“Grazie” a questo DDL, ci troviamo di fronte ad un bivio: seguire la logica dello sviluppo e dell’empowerment delle persone, oppure seguire la logica assistenziale che ha aggravato la povertà nella nostra terra e che l’aggraverà sempre di più.

Speriamo che la Sicilia non commetta lo stesso errore. Attendiamo.

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