Cultura

Oltre gli scritti del Nuovo Testamento, anche i libri apocrifi riportano alcuni episodi della vita delle <<due colonne, sulle quali poggia la costruzione visibile della Chiesa>>, Pietro e Paolo (Papa Francesco, Angelus, 29 giugno 2017)). Essi, <<che sono i testimoni insigni della fede, hanno dilatato il Regno di Dio con i loro diversi doni e, sull’esempio del divino Maestro, hanno sigillato col sangue la loro predicazione evangelica. Il loro martirio è segno di unità della Chiesa, come dice sant’Agostino: «Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch’essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì (Disc. 295, 8: PL 38, 1352)» (Benedetto XVI, Angelus, 29 giugno 2012).

Quale fosse stato il pentimento di Pietro dopo aver rinnegato Gesù ce lo manifesta l’anonimo autore dell’Apocalisse di Pietro (IV sec) quando fa confessare all’apostolo la preghiera che aveva fatto al Signore, manifestata in intimità al discepolo Clemente: <<Io, Pietro, tuo padre caddi ai piedi del Signore, versai lacrime bagnandone i suoi piedi che asciugai … implorando misericordia e dicendo: <<Abbi misericordia di me Signore, che sono peccatore e povero. Io sono il primo dei peccatori e degli insensati a motivo della mia prevaricazione, giacché prima che il gallo cantasse giurai tre volte dicendo: Io non ti conosco!>>. Poi piansi, bagnai i suoi piedi con le mie lacrime…implorando di tutto cuore misericordia>> (Apocalisse di Pietro, Recensione etiopica, 23; L. Moraldi. Apocrifi del Nuovo Testamento, vol. 2, pag. 1832). La stessa Apocalisseriporta l’esortazione di Cristo Gesù a Pietro perché inizi la sua missione: <<Esci, va’ nella città dell’Occidente, entra nella    vigna che io ti indicherò. E’ con le sofferenze del mio Figlio senza peccato, che può essere santificata l’opera della corruzione. Ma tu sei eletto secondo la promessa che ti ho fatto. Diffondi dunque nel mondo intero il mio vangelo di pace. Gli uomini certamente gioiranno: le mie parole saranno fonte di speranza e di vita; poi improvvisamente il mondo sarà tolto>> (ibidem, 14).

Basilica di San Paolo Fuori le Mura – Roma

Predicando Gesù a Gerusalemme, Pietro fu messo in prigione. La Lettera degli Apostoli (130/170 circa) fa dire a Gesù, in modo profetico: <<Voi commemorate la mia morte! Quando verrà la Pasqua uno di voi sarà messo in prigione per il mio nome, e resterà nella tristezza e mestizia giacché, mentre voi festeggiate la Pasqua, egli si trova in prigione e (lontano) da voi; allora si affliggerà di non poter festeggiare la Pasqua con voi. Io allora manderò la mia forza nella (forma) dell’angelo Gabriele, e le porte della prigione si apriranno. Egli uscirà e verrà da voi, e con voi passerà la notte della vigilia e resterà fino al canto del gallo. Ma allorché voi compite la memoria, fatta per me, e l’agape, egli sarà cacciato nuovamente in prigione, quale testimonianza, fino a quando ne uscirà per predicare quanto io vi ho trasmesso>> (15,1-2).Senza dubbio l’autore della Lettera parla di Pietro ricordando il miracolo omesso da Luca. E’ curioso, però, che egli non nomini mai Pietro, ad eccezione di quando il Signore risorto dice: <<Pietro, prima del canto del gallo, mi hai rinnegato tre volte; vuoi tu rinnegarmi ancora?>> (Ibidem, 1,2). Questo episodio non è ricordato dai Vangeli canonici. Ciò è comprensibile quando si pensa che la Lettera sarebbe stata inviata anche da lui.

Le gesta di Pietro per organizzare la Chiesa nascente di Gerusalemme sono ampiamente raccontate da Luca nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli, tuttavia l’autore della Dormitio Mariae inserisce altri particolari inediti descrivendo la morte di Maria.

Pietro e Paolo IV sec. Catacomba di S, Tecla – Roma

Pietro si trovava insieme ai dodici in quella posizione che abbiamo conosciuto attraverso Luca. Egli è ritenuto il capo legittimo degli altri e nello stesso tempo ha un portamento umile. Quando si sono trovati alla casa di Maria: <<Nel secondo giorno, dopo il tramonto del sole, nella notte tra il secondo e il terzo giorno, Pietro disse agli altri apostoli: <<Fratelli, chi ha parole istruttive, parli pure per tutta la notte  fino al sorgere del sole, esortando le folle. Gli apostoli gli risposero: <<Chi è più saggio di te? Noi siamo felici di ascoltare la tua istruzione. Pietro allora iniziò a parlare: <<Fratelli, e voi tutti che siete entrati in questo luogo in quest’ora, per l’umanità verso la nostra madre Maria, voi che accendete le lucerne col fuoco di questa terra visibile, avete compiuto un buon ministero.  Anch’io voglio che ogni vergine prenda la lucerna nel firmamento immateriale del cielo; questa è la lucerna a tre stoppini dell’uomo interiore; il nostro corpo, la mente, lo spirito. Se questi tre brillano di vero fuoco, di quello per il quale combattete, non vi vergognerete quando entrerete nelle nozze e vi riposerete con lo sposo. Così appunto è della nostra madre Maria. La luce della sua lucerna riempì l’ecumene e non si spegnerà fino alla consumazione del secolo, affinché tutti coloro che vogliono prendano fiducia da lei e riceviate anche la benedizione del riposo. Or dunque, fratelli, lottate sapendo che non restiamo quaggiù per sempre. Mentre Pietro parlava e confortava le folle giunse l’aurora e spuntò il sole>>. Morta Maria, Pietro ricevette dal Signore l’incarico di custodire il corpo fino alla sua venuta. <<Pietro allora prese la palma che Gesù aveva portato a sua Madre, e disse a Giovanni: <<Tu sei vergine, Giovanni, e spetta a te cantare davanti al lettuccio e tenerla>>. Giovanni rispose: <<Tu sei il nostro padre e il nostro vescovo, spetta a te precedere il lettuccio fino a quando giungeremo al luogo>>. Pietro rispose: <<Affinché nessuno di noi abbia a rattristarsi, coroniamone il lettuccio>>. Gli apostoli si alzarono e si caricarono il lettuccio di Maria; Pietro intonò l’inno: <<Israele uscì dall’Egitto, alleluja>>. L’uscita dall’Egitto nel linguaggio biblico, indica l’ingresso nella Terra promessa: si alludeva così all’ingresso di Maria in cielo>> (30-37).

L’autore della Dormitio fa incontrare Pietro e Paolo in occasione della morte della Vergine Maria a Gerusalemme. <<Paolo disse a Pietro; <<Padre Pietro, sai che sono un neofito e sono all’inizio della fede in Gesù Cristo; non ho infatti incontrato il Maestro affinché mi narrasse i misteri. Ho udito che li ha rivelati a tutti voi sul Monte degli Ulivi. Vi prego dunque di farmeli conoscere. Pietro rispose a Paolo: <<Ci rallegriamo grandemente che tu sia giunto alla fede in Cristo, ma non possiamo rivelarti i misteri né tu li potresti ascoltare. Ma aspetta; restiamo qui tre giorni come ci disse il Signore, il quale verrà poi con i suoi angeli per trasportare il corpo di Maria: se ce lo ordinerà, noi te li riveleremo con gioia>>. <<Stavano discutendo tra loro, seduti di fronte alla porta della tomba circa la dottrina, la fede e molti altri argomenti, quando venne Cristo Gesù con Michele e Gabriele. Sedendosi in mezzo a loro, disse a Paolo: <<Paolo, diletto mio, non ti rattristare perché i miei apostoli non ti hanno rivelato i misteri gloriosi. A loro ho rivelato in terra; a te insegnerò nei cieli>> (45-46).

Il testo etiopico, che riporta i discorsi tenuti dagli apostoli mentre aspettavano sul modo di annunciare il vangelo, fa dire a Pietro: <<Se uno non digiuna ogni giorno, non può vedere Dio>>. Poi fa dire a Giovanni: <<Se uno non è continente fino alla fine, non può vedere il Signore>>;quindi ad Andrea: <<Chi non lascia suo padre e sua madre, fratelli, sorelle e ricchezze, non può vedere Dio>>. Paolo disapprova queste teorie rigoriste e dice che lui chiede a ciascuno quanto può dare. Naturalmente l’autore, che fa approvare quest’ultimo insegnamento dal Signore disceso dai cieli, forse aveva di mira di rigettare affermazioni estremiste di altri libri tra cui gli Atti di diversi apostoli?

Trasferiti gli apostoli in cielo per assistere al trionfo di Maria, il Signore dice a Paolo che deve fare il suo combattimento contro il demonio e per guida gli sceglie Pietro.

Una nube li porta a Roma nel palazzo del re Peragmos (Nerone) e Pietro guarisce la figlia del re accecata da un demonio che aveva preso la forma di un uccello.

Incontro di Pietro e Paolo- Mosaici XII –
Cappella Palatina – Palermo

Poi Pietro e Paolo vanno a Filippi. In quel mentre il demonio, sotto le sembianze di un etiope, si presenta al re di Roma come fosse il re chiamato Andon e fa capire che Pietro e Paolo sono due maghi e sono venuti per distruggere i loro regni. Peragmos rimane convinto e manda i soldati a Filippi per arrestare i due ebrei e metterli a morte, ma i soldati rimangono avvinti dai due. Allora Pergamos comanda di distruggere, se non gli saranno consegnati i maghi, e Pietro e Paolo, trasportati dalla nube, si trovano di nuovo davanti al re. Vengono imprigionati e Paolo prega il Signore di liberarli, ma Pietro lo consiglia di avere pazienza e fiducia. Infatti appare Gesù e anche il re si converte e sono battezzati 200 mila pagani. Inoltre il diavolo, sotto forma di etiope, cerca di ingannare Pietro, ma questi fa il segno della croce e maledice il demonio e poi, lui e Paolo fanno uno scongiuro: <<Per la destra del Padre che è il Figlio>>. Così, finita la prova, sono riportati con gli altri apostoli prima in cielo e poi in terra, per continuare l’opera di evangelizzazione. Questo racconto, che certamente e molto fantastico, ha molti punti di contatto con gli Atti di Pietro, che descrivono prima l’apostolato di Paolo a Roma, poi la defezione avvenuta quasi in tutti, specialmente nel nobile Marcello, ed infine la nuova conversione per l’attività di Pietro (Cfr. Atti di Pietro, 1-15).

I libri Pseudo-Clementini, che abbiamo in una copia realizzata nel monastero di Einsiedeln in Svizzera all’incirca negli anni 950/970, raccontano dal punto di vista di Clemente, i viaggi di Pietro, la sua lotta con Simone il Mago e la conversione a Roma di Clemente, suo discepolo (I dieci libri delle “Pseudo-Clementine” Scherrer Gustav, Verzeichniss der Handschriften der Stiftsbibliothek von St. Gallen, Halle 1875, S. 33-34). In queste pagine non è raccontato alcun incontro di Pietro con Paolo, ma in molte di esse, l’autore fa ribattere da Pietro le teorie di Paolo, nascondendolo sotto il nome di Simon Mago. Il bandolo principale delle dispute verte sull’osservanza delle legge mosaica, che Paolo dichiarava non più obbligatoria. Pietro, che in realtà con il battesimo del <<centurione della coorte Italica Cornelio>> (At 10,1-48)  aveva aperto la via ai gentili di entrare nella Chiesa senza passare per la circoncisione, in questi libri sostiene tutto il contrario. Paolo si appoggia sulle sue visioni e rivelazioni, ma Pietro non li crede autentiche, cosicché Paolo non può essere considerato vero apostolo di Cristo che ne scelse solo dodici.

Due differenti libri apocrifi trattano della lotta di Pietro con Simon Mago: i libri Pseudo-Clementini e gli Atti di Pietro. I primi raccontano la lotta solo nel territorio palestinese-siriano; i secondi solo a Roma. Probabilmente sono stati scritti per completarsi. Luca, negli Atti degli Apostoli fa iniziare l’apostolato di Pietro a Cesarea. i libri Pseudo-Clementini omettono i racconti lucani per fare iniziare la missione di Pietro solo da Cesarea, senza menzionare la conversione di Cornelio. Questa omissione è subito spiegata perché si pensa che questi libri siano nati in un ambiente giudeo-cristiano della corrente giacobita e che per questi fedeli di Giacomo era veramente vescovo e capo della Chiesa di Gerusalemme, che aveva una giurisdizione territoriale fino a Cesarea.

Questi libri descrivono l’attività di Pietro a Cesarea, insieme a dodici compagni, dove vive anche Simon Mago che si presenta come una divinità e talvolta si autoproclama Cristo, credendosi eterno. Ha una compagna una certa Elena che Simone dice portata dai cieli altissimi. Nella discussione avuta già a Gerusalemme tra Pietro e Simone, questi negava la risurrezione e Pietro ribatte con forza questa teoria svelando i misfatti di Simone tra cui l’uccisione di un ragazzo a scopo di necromanzia. Naturalmente, dopo tali accuse, Simone, <<smascherato e scacciato dalla Giudea>> (At. Piet. 5) preferì allontanarsi e recarsi a Roma. A Cesarea Pietro organizza la Chiesa mettendogli a capo Zaccheo, il pubblicano convertito a Gerico (Luca 19,1-10). Poi, senza indugio segue Simone che spargeva i suoi errori nelle comunità delle città costiere spingendosi fino ad Antiochia. La gente ascoltava prima l’uno, poi l’altro e Pietro poté così ristabilire le comunità disfatte di Tiro, Sidone, Berito, Biblos, Tripoli di Fenicia, Laodicea e Antiochia (5). Lì trova un amico nel centurione Cornelio che, secondo i libri Pseudo-Clementini, non ancora convertito da Pietro, sarebbe stato guarito dal Signore. A parte le idee riportate, si crede che l’apostolato di Pietro in Siria abbia un certo fondamento storico che potrebbe risalire agli anni 44-49.  

Crocifissione di san Pietro
Caravaggio 1600-1601 – Basilica di Santa Maria del Popolo – Roma

Gli Atti di Pietro fanno andare Pietro a Roma in nave da Cesarea a Pozzuoli (6), proseguendo poi via terra per Roma per rimediare così all’apostasia di Simon Mago che aveva già riscosso un grande successo iniziale nella piccola comunità da poco convertita da Paolo. Li riconvertì il senatore Marcello (14), che era stato adescato dai sortilegi di Simon Mago che era ospite in casa sua, e con lui una schiera di povera gente, che egli, un tempo, aveva soccorso (8). All’arrivo di Pietro, Simon Mago, fa di tutto per non incontrarlo, ma varie occasioni lo spingono a questo, tra cui un cane che parla “con voce altissima” (9). Finalmente avviene la grande disputa tra Pietro e Simone, a cui, secondo gli Atti di Pietro e di Paolo dello Ps. Marcello, assistette anche Nerone e una grande folla (37).

L’autore degli Atti di Pietro racconta che Simone fa morire un giovane che poi non è capace di risuscitarlo come prometteva. Pietro, invece, ci riesce. Poi Simone pretende di volare, ma Pietro, osservando sdegnato la scena disse: <<Vi scongiuro, o angeli di Satana che lo trasportate in cielo per sedurre i cuori degli infedeli: per il Dio creatore dell’universo e per Gesù Cristo da lui risuscitato da morte il terzo giorno, da questo momento non trasportatelo più, ma lasciatelo cadere>>. Sull’istante, privo di ogni attacco, precipitò in un luogo detto “Via Sacra”. Si divise in quattro parti perì miseramente>> (Cfr. At- Piet. 72-77).

Vinto Simon Mago <<Pietro se ne stava a Roma, lieto nel Signore insieme con i fratelli e ringraziandolo notte e giorno per la turba che si univa al suo nome santo per grazia del Signore>> (At. Piet. 33). Tra le donne convertite vi erano quattro concubine del prefetto Agrippa e la moglie di un certo Albino, amico di Cesare, che avevano stabilito di vivere una vita casta. Il cambiamento di vita di queste donne mandò in furore i loro uomini che cercarono di togliere di mezzo Pietro che aveva causato loro tante privazioni. I cristiani, conosciuto il pericolo, consigliarono a Pietro di lascare Roma ma, <<mentre attraversava la porta, vide entrare in Roma il. Vedendolo gli disse: <<Signore, come mai ti trovi qui?>>. Il Signore gli disse: <<Vado a Roma per essere crocifisso>>.

Pietro gli disse: Signore, tu sei crocifisso di nuovo?>>. Gli rispose: <<Sì, Pietro, io sono crocifisso di nuovo. Allora Pietro rientrò in se stesso e vide il Signore salire al cielo, Tornò pertanto a Roma lieto e glorificando il Signore, perché lui stesso gli aveva detto: <<Io sono crocifisso>>, come doveva accadere a Pietro>> At. Piet. 35). Agrippa mandò ad arrestarlo e lo condannò a essere crocifisso. La folla gridava ma Pietro era sereno r disse alla gente di aspettare la venuta del Signore. Si accostò alla croce, fece una spiegazione dommatica su di essa e disse ai carnefici: <<Io vi prego, crocifiggetemi a testa così: con la testa in giù e non diversamente. Il perché lo dirò a quanti mi ascoltano>> (37). Ed ecco il perché <<il primo uomo …cadendo con la testa in giù, mostrò un modo di nascere che da prima non c’era: una generazione morta senza movimento. Quegli dunque, capovolgendosi e inoltre gettando a terra il suo stato primitivo, diede un nuovo assetto al mondo attuale>>. Così, per ristabilire l’ordine bisognava capovolgersi di nuovo. Si ritornava così allo stato primitivo. Finita la preghiera la folla disse <<Amen>> e Pietro rese lo spirito.

L’Ascensione di Isaia, ancor prima di questi Atti, aveva accennato alla morte di Pietro: <<Perseguirterà (Nerone) la piantagione che avranno piantato i dodici apostoli dell’Amatissimo: uno dei dodici sarà consegnato alle loro mani>> (Asc. Is. IV,3).

Decollazione di san Paolo
Tintoretto, Jacopo Robusti, detto il (1552-1556) Venezia, Chiesa della Madonna dell’Orto

Il martirio di Paolo per la prima volta è raccontato dagli Atti di Paolo, scritti verso la fine del II secolo. Essi riferiscono che Nerone lo condannò a morte per decapitazione, eseguita subito dopo (cfr. At. Paolo, IX,5). La data del martirio di Paolo varia già nelle fonti antiche, che la pongono tra la persecuzione scatenata da Nerone dopo l’incendio di Roma nel luglio del 64 e l’ultimo anno del suo regno, cioè il 68 (cfr. Gir. De viris ill. 5,8). Tradizioni successive preciseranno due altri elementi: l’uno, il più leggendario, che la decapitazione avvenne alle Aquae Salviae, sulla via Laurentina, con un triplice rimbalzo della testa, ognuno dei quali causò l’uscita di un fiotto d’acqua, per cui il luogo fu detto “Tre Fontane”.

Anche gli Atti di Pietro e Paolo raccontano: <<Nerone, irritato, ordinò di mettere nei ceppi Pietro e Paolo e fece conservare con cura il cadavere di Simone (mago), sperando che il terzo giorno sarebbe risuscitato. Ma Pietro gli disse: “questi non risorgerà più, poiché è morto per davvero ed è stato condannato al supplizio eterno”. Nerone allora disse: “vi farò perire in modo orribile”. Pietro – rispose – “Questo non appartiene a te, anche se pensi di farci morire: bisogna che si adempia ciò che ha promesso il nostro Maestro”. Allora Nerone chiamò il prefetto Agrippa e gli disse: “Bisogna far morire malamente la gente irreligiosa”. Comandò che venissero fustigati con i cardi di ferro, quindi di farli morire nella naumachia. Il prefetto Agrippa rispose: “Re santissimo, non sembra conveniente quello che comandi a proposito di costoro: Paolo sembra innocente, mentre Pietro è reo d’omicidio e per di più irreligioso!”. Nerone domandò: “Come moriranno dunque?”. Agrippa: “Io penso che a Paolo come irreligioso si debba recidere la testa la testa, mentre Pietro sia levato in croce a causa dell’omicidio” Nerone rispose: “Hai giudicato ottimamente! Pietro e Paolo, ricevuta la sentenza, furono tolti dal cospetto di Nerone. Paolo fu decapitato sulla via Ostiense … presso il fondo delle Acque Salvie, vicino all’albero del pino. Pietro, invece, giunto alla croce disse: “Poiché il Signore mio Dio… fu crocifisso sulla terra con la croce diritta … la mia croce deve essere piantata con la testa in giù, perché diriga i miei piedi verso il cielo. Non sono degno di venire crocifisso come il Signore mio”. Rivoltarono pertanto la croce e gli inchiodarono in alto i piedi …  Gli illustri santi apostoli si spensero il 29 giugno in Cristo Gesù, Signore nostro, al quale appartengono la gloria e il potere>> (Atti di Pietro e Paolo dello Pseudo Marcello, 78-81).  

Un altro apocrifo del VI sec. conclude il suo racconto con il martirio di  Paolo:  <<Soffrì il martirio il 29 giugno, due anni dopo la passione di Pietro, sotto il regno del Signore nostro Gesù Cristo, al quale appartengono col Padre eterno e lo Spirito Santo l’onore e la Gloria, per sempre>> (Passione di Paolo dello Pseudo Abdia, 7,30,). Nell’Apocalisse di Paolo, redatta in greco probabilmente nel 280, è raccontato che   <<L’angelo del Signore>> portò l’Apostolo sul monte degli Ulivi dove predisse: <<Tu, o Paolo, mio eletto, terminerai la tua corsa e il mio diletto Pietro, il 5 del mese di epep (29 giugno) e dimorerai nel mio regno celeste in eterno>>.   Dalla Passione di Paolo dello Pseudo Abdia, che risale al VI sec., sappiamo  che la sepoltura di Paolo  avvenne <<fuori della cittàal secondo miglio sulla Via Ostiense>>, e più precisamente, <<nel podere di Lucina>>, che era una matrona cristiana (Cfr. 7,23-27). Qui, nel IV sec. l’imperatore Costantino il Grande (274 –  337) aveva fatto erigere una prima chiesa, poi ampliata e arricchita tra il IV e il  V sec. dagli imperatori Valentiniano II (371 – 392), Teodosio I ( 347 – 395) e Arcadio (377 ca – 408). Gregorio Magno (590-604) modificò e ristrutturò ancora l’antica chiesa di san Paolo fuori le Mura, che poi venne totalmente distrutta nell’incendio scoppiato nella notte del 15 luglio 1823.

Nello stesso luogo, per volontà di papa Leone XII, nel 1825 iniziarono i lavori per la ricostruzione della grandiosa basilica che Pio IX (1846-1876) consacrò il 10 dicembre 1854 alla presenza di un gran numero di cardinali e vescovi giunti a Roma da tutto il mondo per la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, avvenuta l’8 dicembre dello stesso mese. Sopra l’arco trionfale della ricostruita Basilica Ostiense è scritto: <<Teodosius cepit perfecit Onorium aulam Doctoris mundi sacratam corpore Pauli – Teodosio iniziò, Onorio portò a termine questo tempio, santificato dal corpo di Paolo, dottore del mondo>>.   Pietro, che nel corso della sua vita insieme a Gesù mostra la sua debolezza umana e i suoi comportamenti contraddittori, è colui che ha fatto esperienza della misericordia di Gesù e che è testimone della sua parola e dei suoi miracoli. Egli ha ricevuto dal Signore la forza necessaria per comunicare a tutti la potenza dirompente del messaggio del Signore (Lc 22,32).

Anche se con diverse personalità e diverso carisma, Pietro e Paolo sono accomunati da un forte desiderio di evangelizzazione e di diffusione del Vangelo. Coraggio e determinazione non si fermarono alla minaccia di persecuzioni, entrambi, che hanno fatto esperienza della misericordia di Gesù, ne sono diventati suoi apostoli. Enzo Bianchi, già priore della comunità di Bose, commentando il Vangelo del 29 giugno, scrive: <<A Roma Pietro ritrova Paolo. 

Non sappiamo se nel quotidiano della testimonianza cristiana, ma certamente nel segno grande del martirio. Paolo, “l’altro”, l’apostolo differente, posto accanto a Pietro nella sua alterità, quasi a garantire fin dai primi passi che la Chiesa cristiana è sempre plurale e si nutre di diversità». Pietro con la sua autorità, Paolo con la sua dottrina, insieme contribuiscono quotidianamente all’edificazione della Chiesa.  

 Diac. Dott. Sebastiano Mangano

Già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nella Facoltà di Lettere dell’’Università di Catania          

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