Cronaca

Tava Tepe è stato uno dei più importanti villaggi lungo la valle del Kura nella provincia di Agstafa in Azerbaijan occidentale, destinato probabilmente ad essere abitato dalle popolazioni dei “guerrieri nomadi” durante i mesi del lungo inverno caucasico.

È quanto emerge da diversi confronti preliminari con i siti coevi dell’estesa area del Caucaso meridionale e che in questi giorni è oggetto di una missione archeologica finalizzata a raccogliere nuove informazioni sugli abitati dei gruppi nomadici che transitavano nell’area praticando la transumanza verticale tra i monti e la valle del Kura lungo i suoi affluenti. Gruppo nomadici che hanno lasciato importanti testimonianze della loro tradizione funeraria nei kurgan, tumuli funerari dai ricchi corredi che comprendono, talvolta, anche armi e carri.

La missione italo-azerbaigiana è stata avviata nel mese di agosto (si concluderà a metà settembre) nell’ambito di un progetto archeologico internazionale italo-azerbaigiano GaRKAP – Ganja Region Kurgan Archaeological Project finanziato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dall’Università di Catania e dal Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies.

Co-diretta dal prof. Nicola Laneri dell’Università di Catania e dal prof. Bakhtiyar Jalilov dell’Azerbaijan National Academy of Sciences, la missione ha coinvolto giovani archeologi e studenti nelle attività di ricognizione del sito, scavo e successivo studio dei numerosi materiali rinvenuti che sembrano indicare l’esistenza di diverse aree di lavorazione e stoccaggio delle derrate che risalirebbero ad un periodo compreso tra il 1200 e il 900 a.C., definito “Tarda Età del Bronzo – Antica Età del Ferro”.

Il team dell’ateneo catanese è composto da tre studentesse del corso di laurea magistrale in Archeologia (Alice Mendola, Ester Gravina e Rachele Mammana) e una dottoranda in Scienze per il Patrimonio e la Produzione Culturale (Chiara Pappalardo).

«Sono le sei del mattino sulla sommità del sito di Tava Tepe e i primi raggi di sole incontrano il fiume Kura all’orizzonte e, più in là, le asperità dei monti del Caucaso meridionale, scandendo cicli agropastorali millenari – racconta Chiara Pappalardo, social media manager del progetto GaRKAP -. Uno spettacolo, questo, che le comunità che frequentavano il sito più di tremila anni fa dovevano conoscere bene, e che si rinnova ogni giorno davanti agli occhi dei membri della missione italo-azerbaigiana».

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