Cronaca

Nessuna sorpresa per il coordinatore della Commissione energia e rifiuti Legambiente Catania, l’ing. Giuseppe Sgroi, secondo cui “le attività umane quali agricoltura, allevamento, trasporti, produzioni ad alta intensità energetica stanno producendo un aumento delle temperature globali del pianeta con conseguenti fenomeni di scioglimento dei ghiacciai, aumento del livello del mare, desertificazione dei suoli e fenomeni meteorologici avversi sempre più intensi e più frequenti”. Gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici colpiscono per primi i territori a sud del pianeta e le città come Catania dovrebbero prenderne coscienza ed attrezzarsi di conseguenza. Sono, infatti, le amministrazioni locali ad avere in mano gli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti climatici agendo sia sulla mitigazione che sull’adattamento. Sono i governi locali che devono investire in progetti e programmi destinati a servire la città. I costi dell’inazione potrebbero essere ben più alti di quelli necessari per progettare infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici e diventano indispensabili interventi urgenti per fare fronte ai violenti eventi meteorologici come quello avvenuto in questi giorni a Catania. Lo strumento più immediato è il Piano di azione per l’energia ed il clima (PAESC) che molti comuni stanno redigendo con la collaborazione dei cittadini così come previsto dalle normative vigenti. Non risulta, però, che il Comune di Catania abbia provveduto alla redazione del PAESC e certamente la cittadinanza non è stata coinvolta. Questo è uno dei casi in cui ritardi hanno conseguenze anche gravi destinate a ripetersi. Secondo la presidente del circolo di Catania, avvocato Viola Sorbello, “Sarà necessario, in tempi brevi, individuare politiche urbane per una città “water proof”, introducendo azioni per il recupero e la tutela del verde esistente ma anche per la rinaturalizzazione del suolo. Prevedere un sistema di verde connesso a rete potrà assicurare una buona permeabilità dei suoli nonché la limitazione dell’effetto “isola di calore urbano”.  Ma si deve anche intervenire azzerando il consumo di suolo ed escludendo da qualunque forma di urbanizzazione le aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico. Si deve dire basta alle concessioni edilizie in tutta l’area metropolitana; basta al cambio di destinazione urbanistica dei terreni da agricoli ad edificabili e basta alla cementificazione sia quella regolare che a maggior ragione quella abusiva. Occorre ottimizzare l’edilizia esistente, abbattere quella fatiscente e gli abusi edilizi soprattutto quelli realizzati in violazione di vincoli di inedificabilità assoluta”.

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