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Mantiene intatto il suo fascino, nonostante gli anni e continua a rimanere attuale per la tematica che affronta, mostrando la vita, le amicizie, il modo di esprimersi di una generazione in un quartiere popolare, dove i pregiudizi, le abitudini, i vizi ed i sogni continuano a rimanere vivi e si conservano nel tempo. Il Centro Zo di Catania, lo scorso fine settimana, nell’ambito della rassegna “AltreScene”, dedicata alle arti sceniche contemporanee, ha proposto l’intrigante pièce “Lupo”, segnalato nel 1997 dalla giuria del “Premio Riccione per il Teatro”, di Carmelo Vassallo, drammaturgo catanese scomparso prematuramente 12 anni fa, produzione “Leggende Metropolitane” e coproduzione Fabbricateatro, con l’interpretazione sanguigna, sofferta, di Savi Manna, amico, collaboratore in scena di Vassallo e che, dopo alcuni anni di riflessione, ha voluto proporre una nuova edizione di “Lupo”.

Carmelo Vassallo in “Lupo”

Lo spettacolo, in circa 70 minuti, attraverso la forza devastante di un dialetto, di una gestualità genuina, come quella del protagonista di “Lupo”, propone attraverso l’interpretazione di Savi Manna che da vita e voce ai due personaggi di Cocimu e Lupo – supportato da due musicisti e dalla marionetta Cocimu di Cartura, manovrata da Alfredo Guglielmino – una storia che intriga, che coinvolge e che lascia il segno, ambientata nel quartiere catanese di San Cristoforo. La pièce si avvale dell’impianto scenografico in tre blocchi, assemblato da Bernardo Perrone e dove Savi Manna, con il suo musicale ed espressivo dialetto, si alterna nei panni del misterioso Lupo e in quelli del timido ragazzo di buona famiglia Cocimu, che vive all’ombra di una madre possessiva. Il disegno luci è di Aldo Ciulla, i video sono di Sègoléne Le Contellec ed i costumi sono di Salvo Pappalardo.

La vicenda narrata da Savi Manna, di omosessualità, di scherzi della psiche, permette al pubblico di penetrare nel mondo, nel teatro graffiante, anticonformista, scomodo di Carmelo Vassallo, artista che con i suoi scritti e le sue opere raccontava la sua Catania popolare, quella degli emarginati, soffocati dal loro status sociale, mostrandoci offrendo una periferia degradata dove si intrecciavano, storie surreali, tragiche, paradossali.

Una scena – Foto Dino Stornello

In Lupo” l’autore Carmelo Vassallo – con trascorsi calcistici e vissuto a lungo a Milano ed a Genova, collaborando tra gli altri con il Teatro della Tosse e il Teatro Porta Nuova – affronta temi delicati quali l’omosessualità ed il suo tabù, raccontando l’incontro tra Cocimu, un ragazzo di quindici anni, timido e assoggettato all’influenza soffocante della madre e un uomo di trenta, Lupo, duro e incontenibile nella sua prepotente vitalità. Da una partita a calcetto giocata e vinta nel bar sotto casa, tra lo studente e l’emarginato di un quartiere popolare di Catania nasce un sodalizio forte ed esclusivo. Tra giornate al mare e corse in Vespa, il cerchio si stringe e cresce in modo incontrollabile l’attrazione di Cocimu per Lupo che per lui stravede, lo chiama da sotto il balcone, lo aspetta, lo porta in giro con la sua vespa. Il rapporto del giovane nei confronti dell’amico più grande ha il suo epilogo con un triste e doloroso delirio criminale che porta Cocimu ad accoltellare a morte Lupo. E dalla sua finestra, 15 anni dopo i fatti, Cocimu, guardando la luna, ricorda e racconta, ancora una volta, la storia di Lupo che dal mare, nella notte, urla la sua rabbia, la sua solitudine, alla ricerca del suo amico Cocimu.

Nella nuova edizione proposta da Savi Manna, con le incursioni musicali dal vivo di Davide Peri al sax e Andrea Marino al contrabbasso, con il supporto dei video con le scorribande di Lupo e Cocimu, con il chiarore delle stelle o l’affascinante presenza del mare, ritroviamo le tipiche atmosfere catanesi, assaporiamo per un attimo l’odore dell’estate, di mare e di ricci, del Boschetto della Plaia, di partite a calcetto, di giri in due su una vespa 50 special bianca, di differenze sociali, di attrazioni fatali  e d’altri tempi.

“Lupo” – Ph. Dino Stornello

Savi Manna, con la sottana nera di Cocimu o con la sicurezza e il torso nudo di Lupo, è abile nel raccontare il claustrofobico universo dei due protagonisti, affidandosi alternativamente alle voci dell’uno e dell’altro, protagonisti di uno spaccato di una periferia degradata. Una storia, quindi, quella di “Lupo” che è metafora di tanti rapporti nascosti e contraddistinti dall’incapacità di comunicare in modo sincero, una storia ambientata nella periferia popolare catanese, ma che può essere tranquillamente trasportata in qualsiasi altra realtà del genere dove l’apparenza è più forte e radicata delle vere sensazioni.

Nel nuovo progetto di Savì Manna, il dramma di Vassallo coinvolge lo spettatore nella dimensione dell’emarginazione o della follia pseudo normale di giovani sbandati o studenti che vivono sotto la gonna della madre, che non possono sottrarsi alle dure leggi della quotidianità di un quartiere popolare dove ognuno non può far altro che essere se stesso e non può sfuggire al proprio ruolo.

I protagonisti e gli applausi finali (Foto Dino Stornello)

Nel testo, nello spettacolo, che alla fine raccoglie gli applausi soddisfatti del pubblico, sicuramente c’è la forza espressiva e comunicativa del dialetto catanese, c’è quel particolare odore di ricordi e di sensazioni forti, di strazianti ululati nella notte che resistono nel tempo ed alla fine gli spettatori hanno quasi l’impressione di sentire ancora la voce, il forte richiamo, di Lupo, il suo “Auuuuuu” nella notte e di vedere sul balcone il timido e confuso Cocimu.

Scheda

“Lupo” di Carmelo Vassallo

Con Savi Manna

Regia di Savì Manna

Musica dal vivo: Davide Peri sax e Andrea Marino contrabbasso

La canzone “Io ti amo” è dei Magic Joint Quartet

Disegno luci Aldo Ciulla

Video Sègoléne Le Contellec

Marionettistica Cartura

Scenografia Bernardo Perrone

Costumi Salvo Pappalardo

Produzione Leggende Metropolitane, coproduzione Fabbricateatro

Spettacolo primo segnalato al Premio Riccione 1997

Centro Zo di Catania – Rassegna AltreScene 2022 – 26 e 27 febbraio 2022

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