Cultura

San Girolamo (347 ca. -420) nel suo De viris illustribus così presenta: <<Basilio, vescovo di Cesarea di Cappadocia, città che prima si chiamava Mazaca, compose libri eccellenti Contro Eunomio, un’opera Sullo Sprito Santo, nove Omelie Sulla Genesi e l’Asceticon, nonché brevi e vari trattati. Morì sotto l’imperatore Graziano>> (cap. CXVI).

Basilio

Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia attorno al 330 in una famiglia nobile e ricca che viveva in un clima di profonda fede. Fratello di Gregorio, vescovo di Nissa (335-395) e di Pietro, vescovo di Sebaste (340 – 391), l’odierna Sivas in Armenia,  e di cinque sorelle, tra le quali ci è nota solo la primogenita Macrina la Giovane (324-380).  Compì gli studi presso i migliori maestri di Cesarea, di Costantinopoli e di Atene, che era ancora la capitale culturale del mondo ellenico e pagano, dove insegnavano i celebri retori Imerio di Prusa (315 – 386) e il suo avversario Proeresio  (276 ca. – 368 ca.). Qui incontrò Gregorio di Nazianzo con cui si legò di fraterna amicizia. Nel 356 tornò a Cesarea dove accettò l’insegnamento della retorica. Insoddisfatto dei suoi successi mondani, e accortosi di aver sciupato molto tempo nelle vanità, egli stesso confessa: «Un giorno, come svegliandomi da un sonno profondo, mi rivolsi alla mirabile luce della verità del Vangelo … e piansi sulla mia miserabile vita» (Ep. 223,2). Attirato da Cristo, cominciò a guardare verso di Lui e ad ascoltare Lui solo (Cfr. Regole morali  80,1). Con determinazione si dedicò alla vita monastica nella preghiera, nella meditazione delle Sacre Scritture e degli scritti dei Padri della Chiesa, e nell’esercizio della carità (Cfr. Ep. 2 e 22), seguendo anche l’esempio della sorella primogenita, Macrina, che già viveva nell’ascetismo monacale. Probabilmente ricevette solo allora il Battesimo.  Fu poi ordinato sacerdote e infine, alla morte del vescovo Eusebio, nel 370, gli successe come vescovo di Cesarea, metropolita della Cappadocia ed Esarca di tutto il Ponto.

Mediante la predicazione e gli scritti svolse un’intensa attività pastorale, teologica e letteraria. Con saggio equilibrio seppe unire insieme il servizio alle anime e la dedizione alla preghiera e alla meditazione nella solitudine. Avvalendosi della sua personale esperienza, favorì la fondazione di molte comunità di cristiani consacrati a Dio, che visitava frequentemente (Cfr. Gregorio di Nazianzo, Discorso 43,29 in lode di Basilio). Con la parola e con gli scritti, molti dei quali sono giunti fino a noi, li esortava a vivere e a progredire nella perfezione (Cfr. Regole brevi,Proemio). Alle sue opere hanno attinto anche vari legislatori del monachesimo antico, tra i quali  Benedetto da Norcia, che considerava Basilio come il suo maestro (Cfr. Regola 73,5). In realtà, Basilio ha creato un monachesimo molto particolare: non chiuso alla comunità della Chiesa locale, ma ad essa aperto. I suoi monaci facevano parte della Chiesa locale, ne erano il nucleo animatore che, precedendo gli altri fedeli nella sequela di Cristo e non solo nella fede, mostrava la ferma adesione a Lui, l’amore per Lui, soprattutto in opere di carità. Questi monaci, che erano al servizio dei poveri,  hanno così mostrato la vita cristiana nella sua completezza.

Come Vescovo e Pastore della sua vasta Diocesi di Cesarea, Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli. Denunciò con fermezza i mali, si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati, intervenendo anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità, vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede (cfr. Gregorio Nazianzo, Discorso 43,48-51). A Dio, che è amore e carità, Basilio rese una valida testimonianza con la costruzione di vari ospizi per i bisognosi (Cfr. Basilio, Ep. 94), quasi una città della misericordia, che da lui prese il nome di Basiliade (Cfr. Sozomeno, Storia Eccl. 6,34). Essa sta alle origini delle moderne istituzioni ospedaliere di ricovero per la cura dei malati. Consapevole che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa, e Basilio, pur preoccupato di realizzare la carità, che è il contrassegno della fede, fu anche un sapiente «riformatore liturgico» (Gregorio di Nazianzo,  Discorso 43,34).

Basilii Magni Opera

Ci ha lasciato infatti una grande preghiera eucaristica [o anafora] che da lui prende nome, e ha dato un ordinamento fondamentale alla preghiera e alla salmodia: per suo impulso il popolo amò e conobbe i Salmi (Cfr. Basilio, Omelie sui Salmi 1,1-2). Con zelo e coraggio Basilio seppe opporsi agli eretici ariani, che negavano che Gesù Cristo fosse Dio come il Padre (Cfr. Basilio, Ep.9,3; Ep. 52,1-3; Contro Eunomio 1,20). Similmente si oppose  a coloro che non accettavano la divinità dello Spirito Santo, egli sostenne che anche lo Spirito è Dio, e «deve essere con il Padre e il Figlio connumerato e conglorificato» (Basilio, De Spiritu Sancto, PG 32,117 C).

Per questo Basilio è uno dei grandi Padri che hanno formulato la dottrina sulla Trinità: l’unico Dio, proprio perché  è Amore, è un Dio in tre Persone, le quali formano l’unità più profonda che esista, l’unità divina. Nel suo amore per Cristo e per il suo Vangelo, il Grande Cappadoce si impegnò anche a ricomporre le divisioni all’interno della Chiesa (Cfr. Ep. 70 e 243), adoperandosi perché tutti si convertissero a Cristo e alla sua Parola (Cfr. Il giudizio, 4), forza unificante, alla quale tutti i credenti devono ubbidire (Cfr. Il giudizio,1-3). Basilio si spese completamente nel fedele servizio alla Chiesa e nel multiforme esercizio del ministero episcopale. Secondo il programma da lui stesso tracciato,  divenne «apostolo e ministro di Cristo, dispensatore dei misteri di Dio, araldo del regno, modello e regola di pietà, occhio del corpo della Chiesa, pastore delle pecore di Cristo, medico pietoso, padre e nutrice, cooperatore di Dio, agricoltore di Dio, costruttore del tempio di Dio» (Regole morali 80,11-20).  Il santo Dottore della Chiesa consegna agli annunciatori della Parola, ieri come oggi, un programma che egli stesso si impegnò generosamente a mettere in pratica.

Messa di san Basilio davanti all’imperatore Valente Pierre Subleyras  1699 – 1749
Basilica Santa Maria degli Angeli- Roma

Egli, in una Omelia contro i ricchi, a proposito del  rinvio delle opere di misericordia a dopo la fine della vita, dice: <<Quale scusa plausibile della loro tirchieria tirano in ballo coloro che non hanno figli? <<Non vendo i miei beni e non li do ai poveri, perché ne ho bisogno io per vivere>>. Così dunque il Signore non è tuo maestro, né il Vangelo indirizza la tua vita, ma tu poni legge a te stesso. Osserva in che pericolo caddi pensando così. Se, infatti, ciò che il Signore ci ha comandato come necessario tu lo sopprimi come impossibile, non fai altro che proclamarti più intelligente del legislatore. «Godrò dei miei beni finché vivrò, e dopo la fine della vita farò eredi delle mie sostanze i poveri; per iscritto, per testamento li indicherò padroni del mio avere». Quando non sarai più tra gli uomini, allora amerai gli uomini; quando ti vedrò morto, dirò che amerai il prossimo! Grande sarà il merito della tua liberalità, perché giacendo nel sepolcro, dissolvendoti in terra, sarai magnanimo, sarai largo nello spendere! Ma dimmi: la ricompensa che tu esigi, a che tempo si riferisce: a quello della vita o a quello dopo la morte? Eppure nel tempo in cui vivevi, abbandonandoti alle passioni e ai piaceri della vita, non potevi neppure sopportare la vista dei poveri; e quando sarai morto, cosa farai? Quale ricompensa sarà dovuta alle tue opere? Mostra le opere, ed esigi la mercede! Nessuno si mette a contrattare quando il mercato è finito; … Ed è chiaro che dopo la fine della vita non è più possibile compiere opere di pietà. Eppure tu ti impegni, bianco su nero, di compiere allora opere buone; ma chi ti annuncerà il momento della tua dipartita? Chi ti garantirà un dato genere di morte? Quanti sono stati portati via da casi violenti, e per la sofferenza non hanno potuto neppure pronunciare una parola! Quanti sono stati resi incoscienti dalla febbre! Perché aspetti dunque un tempo in cui, come avviene per lo più, non sarai padrone neppure dei tuoi pensieri? Notte profonda, malore opprimente, e nessuno che ti aiuti; e chi mira alla tua eredità sarà pronto e predisporrà tutto per il suo utile, rendendo inefficaci i tuoi voleri.

Allora, guardando qua e là, vedendo la solitudine che ti circonda, comprenderai la tua sconsideratezza; piangerai la pazzia di aver riposto l’osservanza della legge per quel tempo, in cui la lingua non ti obbedisce più, e la mano tremante è già scossa da contrazioni, tanto che né a voce né per scritto puoi indicare il tuo pensiero. E anche se tutto fosse scritto apertamente, fosse annunciato a chiara voce, una semplice parola aggiunta sarebbe sufficiente a cambiare il tuo pensiero: un sigillo falsificato, due o tre testimoni corrotti, trasferirebbero ad altri tutta la tua eredità. Perché dunque inganni te stesso, disponendo male ora della tua ricchezza per i piaceri della carne e ripromettendoti per il futuro ciò di cui non sarai più padrone? Come ti dimostra questo discorso, è una decisione abietta questa: «Vivendo, mi prenderò ogni diletto; morendo, farò ciò che è prescritto». Ma Abramo ti dirà: Hai già avuto il bene nella tua vita (Lc 16,25). La via stretta e angusta non può riceverti, se non deponi il peso delle ricchezze. Te ne sei dipartito portando questo peso, e non l’hai gettato via, come ti era comandato>> (Basilio, Omelia contro i ricchi, 8-9).

L’1 gennaio 379 a Kayseri, in Turchia, Basilio, non ancora cinquantenne, consumato dalle fatiche e dall’ascesi, ritornò a Dio, «nella speranza della vita eterna, attraverso Gesù Cristo Signore nostro» (Il Battesimo 1,2,9). Egli fu un uomo che visse veramente con lo sguardo fisso a Cristo, un uomo dell’amore per il prossimo. Pieno della speranza e della gioia della fede, Basilio ci mostra come essere realmente cristiani. E’ venerato il 2 gennaio da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi e proclamato Dottore della Chiesa nel 1568  da papa san Pio V, che lo inserì nel Breviario Piano insieme a sant’Atanasio il Grande, san Gregorio di Nazianzo e san Giovanni Crisostomo.

Diac. Dott. Sebastiano Mangano

già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nella Facoltà di Lettere dell’Università di Catania

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