Cultura

Questa ricerca sulle apparizioni di Cristo risorto ai discepoli inizia dal famoso brano scritto da Paolo di Tarso nel 55 alla comunità di Corinto: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture e apparve » (1Cor 15,3-5). Questo testo, secondo la maggioranza degli studiosi neotestamentari, è tra le fonti primarie e probabilmente il primo antico annuncio che attesta la risurrezione di Cristo.  In esso si condensa quello che gli studiosi hanno chiamato con un termine greco ΚήρυγμαKérygma, cioè l’“annuncio” fondamentale cristiano radicato nell’evento pasquale, senza il quale, e Paolo lo dice con chiarezza ai Corinti, «vana sarebbe la nostra predicazione e vana anche la vostra fede». Paolo elenca anche con precisione i testimoni di questa particolare esperienza di “apparizione” del Cristo risorto: «Apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo tra tutti apparve a me come a un aborto» (1Cor 15,5-8). L’Apostolo delle Genti annota  pure le diverse apparizioni di Gesù risorto a Pietro, agli Undici Apostoli riuniti, Giuda era già morto, a Giacomo e a vari “uomini”  che non descrive. Non ci sono donne perché esse non erano ammesse a testimoniare.

I Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca e il Vangelo di Giovanni testimoniano l’esperienza dell’incontro di Cristo risorto prima della sua ascensione al cielo.

Nel Vangelo di Matteo, scritto tra il 70 e la fine del I secolo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un’altra Maria presso la sua tomba vuota. Le donne riferiscono l’evento agli Apostoli, con un messaggio di Gesù che li invita a tornare in Galilea. Più tardi gli undici discepoli, vanno su una montagna in Galilea per incontrare Gesù, che appare a loro e li incarica di battezzare <<nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo>>, e di insegnare a tutte le genti: <<Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi. Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,1-20). 

Nolite me tangere, Cristo risorto appare al Maria di Magdala (Gv 20,17) – mosaico  del Duomo di Monreale del XII – prima metà del XIII sec.

 Nel Vangelo di Marco, scritto dopo il 70, l’autore ispirato racconta tre apparizioni di Cristo risorto a Maria di Magdala, a due dei seguaci mentre camminavano in campagna e agli Undici mentre cenavano: <<Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano>> (Mc16,9-20).

Cristo risorto appare alla Madonna (Vang. Gam., 6,8-17).
Giovan Francesco Barbieri, noto come il Guercino, 1629 – Cento, Pinacoteca Civica

Nel Vangelo di Luca, composto secondo alcuni studiosi tra l’80 e il 90 e secondo altri in una datazione anteriore tra gli anni 60 e 70, sono raccontate le apparizioni di Cristo risorto con il duplice scopo di fornire delle prove della sua risurrezione e così di rinsaldare la fede dei discepoli, di affidare agli apostoli la missione di testimoni e di fare conoscere il Vangelo a tutte le nazioni: <<Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto. Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno  visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano .Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.  Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio>> (Lc 24, 1-53).

Apparizione di Cristo risorto sulla sponda del Mare di Tiberìade, (Gv 21,1-19)  – Duccio di Buoninsegna, il “pittore dell’anima” – 1308-1311 – Duomo di Siena – Museo dell’Opera

Anche l’apostolo Giovanni nel suo Vangelo, scritto  poco prima dell’anno 100 o comunque negli anni a cavallo tra la fine del I e l’inizio del II secolo, racconta le apparizioni di Cristo risorto.  Maria da sola trova la tomba di Gesù vuota, più tardi, Gesù appare ai discepoli, passa attraverso una porta chiusa e fa toccare all'”incredulo Tommaso” le sue ferite per dimostrargli che è in carne ed ossa. In un’apparizione successiva, Gesù assegna a Pietro il ruolo di pascolare le sue “pecorelle“, cioè di guidare e prendersi cura di tutti coloro che credono in lui: <<Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso ilsepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto» .Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma vai dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto. La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».  Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome>> (Gv 20,11-21.25).

Negli Atti degli Apostoli, redatti dall’evangelista Luca probabilmente attorno all’80 o al 90 o verso il 60 o il 70,   Gesù appare ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione e rimane con loro per 40 giorni prima di salire al cielo.

Chiesa del Quo vadis Domine? o Sancta Maria in Palmis ricostruita su l’originaria del IX sec. e aperta al culto nel 1637 in Via Appia Antica – Roma

Il Libro degli Atti racconta l’apparizione di Gesù risorto a Paolo, con una voce che gli parla e una luce che lo acceca, mentre si trova sulla strada per Damasco: <<Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».  Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1,1-11).

 Anche l’’autore dell’Apocalisse, che presenta se stesso come Giovanni, esiliato a Patmos, isola dell’Egeo a circa 70 km da Efeso, a causa della parola di Dio (Ap 1,9), racconta le apparizioni di Cristo risorto. Secondo alcuni studiosi, la stesura definitiva del libro dell’Apocalisse, anche se iniziata durante l’esilio dell’autore ispirato, sarebbe avvenuta ad Efeso. Quanto alla data della composizione, si ammette abbastanza comunemente che questa sarebbe avvenuta verso la fine dell’impero di Domiziano (51-96), nella prima metà degli anni 90 del I secolo, mentre alcuni studiosi propendono per una data di poco posteriore, forse nel  96. A favore di quest’ultima datazione è la testimonianza di  Ireneo di Lione (130-202) che parla della fine del regno di Domiziano, avvenuta nel 96, come epoca di composizione dell’opera e di indizi interni all’opera stessa  (Adv. haer , III,11,1; V,30,3).

Quo vadis Domine? Annibale Caracci, 1601 – National Gallery, Londra

 L’evangelista Giovanni racconta  che ebbe una visione del Cristo risorto: <<Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d’oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese>> (Ap 1,12-20).

Il Figlio dell’Uomo, che Giovanni vede, sarebbe l’angelo che scrive le lettere alle sette Chiese dell’Asia Minore:  <<Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa>> (Ap 1.11)… e  <<All’angelo della Chiesa di Smirne scrivi: <<Così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita>> (Ap 2.8). Cristo risorto qui chiama se stesso <<il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita>>.

Gli scritti apocrifi, che secondo Ireneo di Lione (130-202) sono di un numero incalcolabile (Adv. haer, I,20), sono  nati dalla pia curiositas dei fedeli, mista a grande venerazione  per i protagonisti, la quale spinse gli oscuri autori ad imbastire i loro racconti  spesso intrisi di leggende ed anche di eresie. In alcuni apocrifi del gruppo della Passione troviamo i  racconti delle apparizioni di Cristo risorto che  hanno cercato di metterlo sulla strada di tanti personaggi evangelici, a partire proprio da sua Madre Maria, che curiosamente nei Vangeli canonici non è destinataria di nessun incontro col Figlio risorto.

Secondo l’autore del Vangelo di Nicodemo, che è stato scritto nel II secolo,  i primi a vedere Gesù risorto sono stati i soldati. Essi corrono   immediatamente a riferire quanto avevano visto ai capi della Sinagoga: <<Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo, far rotolare la pietra d’ingresso della tomba e sedere su di essa, era splendente come la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento e restammo come morti. Udimmo  Poi udimmo la voce dell’angelo che parlava con le donne che attendevano alla tomba, dicendo: Non temete! So, infatti che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui! E’ risorto come disse. Venite e vedete il luogo dove giaceva il Signore e andate subito a dire ai suoi discepoli che egli è risorto dai morti ed è in Galilea. Gli ebrei domandarono ai soldati: Perché non avete preso le donne? Ed essi si scusarono col dire: Eravamo troppo impauriti per farlo>> (Vang. Nic., 13,1-2).

In  questo frattempo << vennero dalla Galileia a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas e un levita, Aggeo, ad annunciare ai sacerdoti e ai leviti: Abbiamo visto Gesù che sedeva sul monte Mamlich con i suoi discepoli>> (Vang. Nic., 14,1). Allora i capi rimandarono i tre dando loro del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. Però l’annuncio aveva portato profonda costernazione (Cfr. Vang. Nic., 14,2). Intanto si ricordarono di aver messo Giuseppe di Arimatea in una stanza oscura, chiusa a chiave perché aveva avuto l’ardire di seppellire il corpo di Gesù, e andarono per consultarlo. Ma trovarono la camera vuota. Finalmente vennero a sapere che Giuseppe si trovava nella sua patria e lo fecero venire.

Per la prima cosa vollero sapere come era uscito dalla stanza che era rimasta sigillata ed egli rispose: <<Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la camera, nella quale mi avete chiuso, fu sospesa ai quattro angoli, sollevata in aria ed io vidi con i miei occhi qualcosa come un lampo splendente. Pieno di paura, caddi per terra. Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal luogo in cui ero caduto, mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da capo a piedi ed un profumo di unguento venne alle mie narici. Egli asciugò il mio volto, mi baciò e disse: Non temere Giuseppe! Apri gli occhi e vedi chi è colui che parla con te. Alzai lo sguardo e vidi Gesù. Tremai e ritenevo che si trattasse di un fantasma. Allora recitai i comandamenti ed egli li recitò con me… Vedendo che li recitava con me, gli dissi: Rabbi Elia! Ma quello mi rispose:    Non sono Elia. Gli domandai: Chi sei dunque, signore? Io sono Gesù di cui hai chiesto il corpo a Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai posto un sudario sul mio viso, mi hai messo in una tomba nuova e hai arrotolato una grande pietra alla porta della tomba>> (Vang. Nic.,15,7).

Ancora più confusi di prima i capi della Sinagoga mandarono a ricercare i tre in Galilea per interrogarli di nuovo e <<li trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace>>. Venuti, testimoniarono nuovamente su ciò che avevano veduto. Nonostante ciò i capi della Sinagoga  sentenziarono: <<Se ciò è venuto da Dio è mirabile ai vostri certamente  saprete, o casa di Giacobbe, che sta scritto: <<Maledetto chiunque è appeso ad un legno>>, e un altro testo insegna: <<Gli dèi che hanno fatto il cielo e la terra, periranno>>. Allora i capi della Sinagoga, sacerdoti e leviti   ammonirono tutto il popolo d’Israele, dicendo: <<Maledetta la persona che venera l’opera della mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a lato del Creatore!>>. E tutto il popolo rispose: <<Amen, Amen!>>. Le solide e autorevoli testimonianze in favore della risurrezione non erano valse a nulla (Cfr. Vang. Nic., 15,8-9).

Le impronte delle piante dei piedi di Cristo risorto, che sono rimaste impresse su una pietra misteriosa a memoria dell’eccezionale incontro di Cristo con Pietro (At. Pietro, 35,6,2), sono conservate nella chiesa del “Quo vadis Domine?  o Sancta Maria in Palmis  in via Appia Antica – Roma

L’autore del Vangelo di Nicodemo (Rec. gr. II) inizia la testimonianza dei fatti relativi a Gesù risorto, facendo dire a Giuseppe di Arimatea: <<E perché vi stupite che Cristo sia risorto? La meraviglia non è questa, ma sta nel fatto che non sia risuscitato solo lui, ma molti altri morti, i quali sono apparsi, in Gerusalemme, a parecchie persone. E se non conoscete gli altri, conoscete almeno  Simeone, che tenne Gesù fra le braccia e i suoi due figli che egli ha fatto risorgere; almeno questi li conoscete. Infatti li abbiamo sepolti da poco tempo e i loro sepolcri furono visti aperti ed essi vivi ed abitano ad Arimatea>> (Vang. Nic. Rec. gr. II, I,1).

I capi della Sinagoga allora constatarono i sepolcri vuoti e perciò mandarono a chiamare i due giovani: Leucio e Carino che <<li trovarono nelle loro case in preghiera>>. Alle richieste della  <<moltitudine degli Ebrei che li scongiurarono>> di raccontare in che modo  essi erano risorti dai morti, Carino e Leucio fecero dei segni con le mani affinché fosse dato un rotolo di carta e l’inchiostro. Si comportarono così perché lo Spirito Santo  non aveva loro permesso di parlare con essi. Dati a ognuno dei rotoli di carta, li separarono l’uno dall’altro in camere distinte. Dopo aver fatto con le dita il segno della Croce di Cristo, essi iniziarono a scrivere ognuno nel suo  rotolo; quando ebbero finito, quasi all’unisono esclamarono nelle loro camere: Amen. Alzatesi, Carino diede il suo foglio ad Anna e Leucio a Caifa, poi si salutarono e uscirono ritornandosene nei loro sepolcri  … Allora la sinagoga fu commossa, tutti piansero per quaranta giorni e quaranta notti aspettando da Dio la rovina e la vendetta divina. Ma quel pio altissimo misericordioso non li distrusse per dar loro un comodo spazio di penitenza. Questi, fratelli carissimi sono le testimonianze di Carino e Leucio su Cristo di Dio e sulle sue sante gesta negli inferi. A lui rendiamo tutti lode e gloria per gli infiniti secoli dei secoli, Amen>> (Vang. Nic. Rec. gr. II, 11,3).

La Lettera degli Apostoli, che è un apocrifo del Nuovo Testamento scritto in greco antico tra il 130 e il 170 e che ci è pervenuto in copto e in etiopico, a  lungo ritenuto perso, è stato pubblicato solo nel 1919, si preoccupa solo di descrivere l’effetto delle apparizioni fra i discepoli e le discepole in modo di dare risalto all’incredulità degli apostoli, vinta solo dalla grande pazienza di Gesù. Per due volte Gesù risorto disse alla donne alle quali era apparso, di andare ad annunciarlo agli apostoli ma, dice l’autore, <<noi non credemmo>>.

Visto che il messaggio femminile non penetrava nella mente degli apostoli, <<il Signore disse a Marta e alle sue due sorelle: Andiamo noi da loro. Venuto ci trovò in casa e ci chiamò fuori. Noi, però, pensavamo che fosse un fantasma e non credemmo che fosse il Signore. Perciò ci disse: Venite, non temete! Sono il vostro Maestro, proprio quello che tu, Pietro, hai rinnegato tre volte. Vuoi rinnegarlo di nuovo? Ci avvicinammo a lui, dubitando nel nostro cuore che fosse lui. E lui ci disse: Perché state ancora in dubbio? Non credete che sono io colui che vi parlò a riguardo della mia carne, della mia morte e della mia risurrezione? Ma perché vi convinciate che  sono proprio io, Pietro, metti il tuo dito nei fori delle mie mani e tu Tommaso, metti le tue  dita nella lanciata del mio costato. Tu, Andrea, osserva i miei piedi e guarda se toccano terra. Sta scritto nel profeta che un fantasma demoniaco non aderisce al suolo se lo tocca con il piede>> (Epist. Apost., 9-12).

L’incredulità degli apostoli è un argomento toccato da vari altri scrittori antichi e non ci sarebbe da meravigliarsene se si fondasse su qualche cosa di reale. La cosa esorbitava troppo dalla vita ordinaria. Il Vangelo degli Ebrei,  il cui nome è utilizzato in citazioni patristiche dal II al V secolo per designare un testo evangelico esistente in quel periodo, ma che i cristiani di lingua greca conoscevano poco,  riporta la testimonianza di una persona che dice: <<Io l’ho visto in carne dopo la risurrezione e sono convinto che vive. E quando venne da Pietro e da quelli che si trovavano con Piero, disse loro: Ecco, toccate e vedete che non sono un demone incorporeo. Essi subito toccarono e credettero>>. Lo stesso Vangelo apocrifo mette in risalto l’apparizione a suo <<fratello>> Giacomo, che i cristiani di ceppo ebraico ritenevano come erede legittimo di Gesù.

Nella trascrizione di san Girolamo si legge: <<Dopo la risurrezione del Salvatore, anche il vangelo detto gli Ebrei, recentemente tradotto da me in lingua greca e latina e del quale fa spesso uso Origene, afferma: «Dopo aver dato il sudario al servo del sacerdote, il Signore andò da Giacomo e gli apparve». Giacomo infatti aveva assicurato che, dal momento in cui aveva bevuto calice del Signore, non avrebbe più preso cibo fino a quando non l’avesse visto risorto dai dormienti. E poco dopo (prosegue): «Portate la tavola e il cibo» dice il Signore E subito è detto: «Prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e diede a Giacomo il Giusto, dicendo: “Fratello mio, mangia il tuo pane, poiché il figlio dell’uomo è risorto dai dormienti» (Girolamo, De viris ill. 2).  Questo testo, raccolto in riferimento a Giacomo, ci mette in presenza di alcuni episodi  della vita di Cristo risorto ignoti ad altre fonti: per es. come dare il sudario al servo del sacerdote. Si vede che nella mente dello scrittore egli si trovava presso il sepolcro e, nello stesso tempo, che Gesù ancora una volta aveva pietà dei sacerdoti facendo loro nota la sua risurrezione mediante la sindone. L’apparizione non riguardava solo Giovanni, ma anche gli altri che stavano con lui, però Giacomo ebbe la  preferenza di avere un boccone prima degli altri.

Nel Vangelo di Gamaliele, che è un’opera copta,  probabilmente del IV secolo, Maria è consolata da Gesù: «Hai versato abbastanza lacrime. Colui che fu crocifisso è vivo e parla con te ed è il tuo consolatore è proprio colui che tu cerchi, è colui che indossa la porpora celeste. Colui del quale tu cerchi la sepoltura è colui che ha spezzato le porte bronzee e liberato i prigionieri dell’Inferno. … Maria allora gli disse: «Sei tu dunque risorto, mio Signore e mio figlio? Felice risurrezione!. E s’inginocchiò a baciarlo. Gesù le disse: Corri dai miei fratelli a  portare la notizia e il felice annunzio della mia  risurrezione dai morti» (Vang. Gam., 6,8-17).

Ma l’apparizione più sensazionale è quella riservata a Pilato riportata dal Vangelo di Gamaliele. Il procuratore incontrò colui che egli ha condannato a morte in una visione notturna: «Lo vidi a fianco di me! Il suo splendore superava quello del sole e tutta la città ne era illuminata, ad eccezione della sinagoga degli Ebrei. Mi disse: “Pilato, piangi forse perché hai fatto flagellare Gesù? Non aver paura! Si è, infatti, avverato ciò che di lui è stato scritto. Convertiti a me ed io ti perdonerò. Io sono il Gesù che morì sull’albero della croce e sono io il Gesù che oggi è risorto dai morti. Questa luce che tu vedi è la gloria della mia risurrezione che irradia di gioia il mondo intero! Contempla questo miracolo; lo splendore che irradia sulla terra supera quello del sole, affinché tu comprenda che sono dai morti. Corri dunque alla mia tomba: troverai le fasce mortuarie rimaste e gli angeli che le custodiscono; gettati davanti ad esse e baciale, diventa assertore della mia risurrezione e vedrai nella mia tomba grandi miracoli: i paralitici camminare, i ciechi vedere e i morti risorgere. Sii forte, Pilato, per essere illuminato dallo splendore della mia risurrezione che gli Ebrei negheranno». E difatti Ponzio Pilato, giunto al sepolcro di Cristo, passerà di sorpresa in sorpresa, incontrando anche il ladrone risorto e diventando così quel santo che certe antiche Chiese d’Oriente hanno inserito nel loro calendario liturgico (Vang. Gam., II, 7,4-10).

Anche Pietro è di scena negli scritti apocrifi, ma lo è con un incontro inedito con il Cristo risorto, che diverrà celebre nella tradizione popolare, tanto da offrire lo spunto a un famoso romanzo e al relativo film, il Quo vadis? dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (1846-1916), premio Nobel per la letteratura nel 1905. Il racconto originario è presente negli Atti di Pietro, un antico apocrifo composto tra il 180 e il 190. Durante la prima persecuzione dei cristiani ordinata nel 64 da Nerone (37-68). Pietro sta fuggendo da Roma per evitare il martirio, quando sulla via Appia,  «mentre attraversava la porta, Pietro vide il Signore che entrava in Roma e gli disse: “Signore, dove vai?”. Il Signore gli rispose: “Entro in Roma per essere nuovamente crocifisso”. Pietro, allora, rientrato in se stesso, vide salire il Signore in cielo. E se ne ritornò sereno a Roma» (At. Pietro, ms di Vercelli, 35,6,2). Secondo la tradizione Pietro sarà crocifisso a testa in giù, su sua richiesta non sentendosi degno di morire allo stesso modo del suo Maestro. Ancor oggi, sulla via Appia Antica, la chiesa del “Quo vadis Domine o Sancta Maria in Palmis, ricostruita su l’originaria del IX sec. e aperta al culto nel 1637,  conserva la memoria di questo eccezionale incontro.

Con un altro piccolo testo, riportato dall’Apocalisse di Paolo, possiamo chiudere i racconti delle apparizioni negli apocrifi. L’autore di questa Apocalisse  descrive l’apostolo che va a visitare i buoni e i dannati. Ora in un posto  trova alcuni che stridevano i denti per il gran freddo. Allora interroga la sua guida: <<Signore, chi sono quelli che si trovano in questo luogo? Mi rispose: Sono coloro che asseriscono che Cristo non risuscitò dai morti e che questa carne non risorge >> (Apoc. Paolo. 42).

Ma lasciamo queste e altre creazioni della fantasia popolare e ritorniamo alla  sobrietà e alla purezza dei Vangeli canonici e alla loro intensità di rivelazione e di fede.

Le apparizioni del Signore risorto, diversamente da tante pseudo-apparizioni o rivelazioni che anche ai nostri giorni affiorano qua e là e seducono molti, sono eventi non clamorosi, non smuovono il sole, non producono esaltazioni, non sono neppure accompagnate da grandi guarigioni e segni impressionanti. Sono solo, e questo è il tutto e la cosa fondamentale, la testimonianza della salvezza operata dal Cristo, il Figlio di Dio, all’interno della storia e del mondo. Entrato nel grembo del male, della morte e della terra, Egli vi ha deposto il seme del divino e la scintilla dell’eterno. E per questo che «la morte è stata ingoiata per la vittoria» (1Cor 15,54): sono queste le parole finali che l’apostolo Paolo indirizzava da Efeso ai cristiani di Corinto. Sono queste le parole decisive che ancor oggi la Chiesa indirizza a tutti coloro che nella liturgia incontreranno il Signore risorto e glorificato.

Diac. Dott. Sebastiano Mangano

già Cultore di Letteratura Cristiana Antica nella Facoltà di Lettere dell’Università di Catania

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