Intervista con...Rubriche

L’ho recentemente apprezzato al Teatro Brancati di Catania nello spettacolo “Per fortuna è una notte di luna” di Gianni Clementi, nel ruolo di un indaffarato capofamiglia commerciante all’ingrosso di sanitari. Sto parlando dell’attore catanese Filippo Brazzaventre, diplomato alla scuola “Umberto Spadaro” dello “Stabile” di Catania e all’Istituto Superiore di Educazione Fisica , protagonista ormai da tantissimi anni (1983) di numersose produzioni teatrali e con qualche esperienza in tv nel noto “Il Commissario Montalbano”, nel ruolo di Pippo Ragonese ed al cinema nei film ““Storia di una capinera” (regia di Franco Zeffirelli), “A occhio nudo” (cortometraggio), regia di Malcom Occhetto e Andrea Bassi e
“L’Attesa” (regia di Tiziana Bosco). Nel 2021 ha partecipato ai Radiodrammi prodotti dal Teatro Brancati: “La paura del sonno”, “La cattura”, “L’altro figlio”, “Il vitalizio”, “Sera d’autunno”, “Ore di Vita”.

Filippo Brazzaventre

Ha recitato con attori del calibro di Aldo Reggiani, Leo Gullotta, Valeria Moriconi, Pino Micol, Manuela Kusterman, Michele Placido, Turi Ferro, Renzo Montagnani e Pino Colizzi ecc. Nel 2004 ha fondato, con il regista Romano Bernardi, la cooperativa teatrale, la “Compagnia delle Isole”.

Così come faccio spesso nella mia rubrica, una sorta di “Bottega delle parole e delle condivisioni”, ho voluto conoscere meglio l’uomo e l’artista Filippo Brazzaventre il quale è stato felice di raccontarci i suoi inizi, la sua passione, l’amore per il teatro e per la sua città.

Come è nata la tua passione per il teatro? Raccontami come hai cominciato e come si è svolto il tuo percorso artistico..

Credo che tutto sia cominciato quando avevo appena 5 anni e non sapevo cosa fosse il Teatro o un palcoscenico. Facevo la prima elementare in una scuola cattolica che aveva una grande sala dedicata al cinema e al Teatro, ogni anno si faceva “la recita” e si mettevano in scena sketch, scenette tratte da commedie, canzoni, imitazioni ecc. Tutto cominciava con la lettura di una lettera per il padre Rettore e scelsero me. Non so se perché leggevo con spigliatezza o forse perché ero bellino e da allora ogni anno partecipavo alla “recita”. Frequentavo il Teatro anche come spettatore, avevo una nonna che era abbonata a tutto: al Bellini allo Stabile e al Rosina Anselmi, capitava spesso che qualcuno dei suoi amici non andasse con lei e allora io ne prendevo il posto. Era una grande emozione per me, un’eccitazione che cominciava a casa mentre mi preparavo e culminava nel momento in cui in sala si spegnevano le luci e si apriva il palcoscenico: una emozione indescrivibile. Passavano gli anni e sporadicamente anche al liceo mi capitava di fare Teatro, ma non pensavo assolutamente che quello sarebbe potuto diventare il mio mestiere, mi sembrava un sogno irrealizzabile. Poi a 21 anni e da universitario conobbi una ragazza che mi parlò della scuola dello Stabile e non ci pensai un attimo e mi iscrissi ai provini. Cominciò così il mio percorso con il mestiere di attore”.

In “Per fortuna è una notte di luna” – Ph. Dino Stornello

Quali testi o autori prediligi portare in scena?

Amo moltissimo Pirandello e Shakespeare, autori che ho molto frequentato in scena, il Bardo è un autore che attira sempre molto pubblico, soprattutto di giovani, mentre con Pirandello ho un legame speciale infatti il mio  primo ruolo da protagonista è stato quello di Carlino Sanni in “O di uno o di nessuno”, per la regia di Romano Bernardi, avevo 24 anni. Amo anche gli autori contemporanei, ho appena da poco concluso le repliche di “Per fortuna è una notte di luna” di Gianni Clementi che ha avuto un grande successo al Brancati e che riprenderemo la prossima stagione. Inoltre ho spesso messo in scena testi di Edoardo Erba, uno dei più bravi e rappresentati autori italiani contemporanei”.

C’è un personaggio che hai interpretato e che hai amato di più?

Non ci sono personaggi che ho amato più di altri, sono tutti importanti,  tutti gradini che ho salito e che adesso sostengono il mio momentaneo arrivo, ce ne saranno altri e saranno faticosi, come sempre, ma affascinanti e misteriosi”.

Estate 2021- Filippo con il regista Romano Bernardi

Qual è il tuo rapporto con i colleghi?

Ho un rapporto meraviglioso coi miei colleghi, amo vederli in scena soprattutto quando sono bravi e qui a Catania ve ne sono molti di bravi e vedere una collega o un collega che sa fare bene il suo mestiere mi riempie di gioia”.

Le tue esperienze con il cinema e la tv..

Ho fatto pochissimo cinema e televisione, sono uno dei personaggi fissi del Commissario Montalbano, ma il più piccolo in assoluto e in tanti anni ho partecipato solo a tre o quattro episodi. È il teatro il mio mondo ed il pubblico sta tornando dopo la chiusura per la pandemia”.

La tua città,Catania: i suoi pregi ed i suoi difetti. Qual è il rapporto con lei?

Ho vissuto per più di 20 anni a Roma che considero l’altra mia città, il lavoro mi ha a poco a poco richiamato a Catania, soprattutto quando divenni docente della Scuola dello Stabile di Catania e poi i miei affetti mi hanno riportato a vivere nella mia città natale con la quale ho un rapporto molto conflittuale, la amo e la odio, ma mi ha dato la possibilità di fare il lavoro che amo e soprattutto di incontrare  i miei Maestri, cioè Giuseppe Di Martino e Romano Bernardi che è il  regista col quale ho lavorato di più e che mi ha formato come attore, entrambi mi hanno insegnato a praticare l’umiltà di fronte ad un personaggio condizione che è l’unica maniera per affrontarlo e che mi ha consentito di crescere e migliorarmi”.

In scena con “Una cernia di troppo”

Chi è Filippo Brazzaventre nella vita di tutti i giorni?

“Sono generalmente una persona che guarda con positività al futuro, forse sono fatalista, sono caotico, disordinato e questo è il mio più grande difetto perché faccio tutto un pò cosi, cioè in maniera discontinua e alle volte casuale, passo dall’iperattività alla pigrizia, da un romanzo a un saggio magari contemporaneamente. Mi annoio molto facilmente e amo molto il cibo anche se ultimamente sono molto attento alla bilancia e sono costante nell’allenare il mio fisico”.

Quali interventi si devono predisporre, secondo te, per un settore dello spettacolo e del teatro duramente colpito dalla pandemia e dalle chiusure?

Bisogna che ministero, regioni e comuni incrementino i fondi che vengono dati alla cultura non soltanto perché il teatro è necessario per la sua metafora della vita quindi per i suoi fruitori, ma anche per i lavoratori dello spettacolo. Siamo tanti e di diverse categorie, ma noi attori che ne siamo il fulcro siamo la categoria più fragile”.

Radiodrammi

I tuoi progetti post pandemia

Ho presentato alcuni progetti, ma non oso parlarne, è la prima volta che lo faccio. Vedremo…“.

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