Il rapporto professionale, di stima e collaborazione, tra Nino Martoglio e Giovanni Verga (l’allievo e il maestro), le battaglie politiche e sociali di ieri e di oggi della nostra Isola, i colori, i suoni, le musiche di una tradizione che guarda avanti, il rinnovato abbraccio tra attori di carne e pupi, un lavoro di adattamento che mescola innovazione e tradizione, rispetto e voglia di trasgredire tendendo la mano ad un futuro ancora legato, influenzato, da un passato sempre più presente. Sono tante le riflessioni che scaturiscono e le sensazioni che si provano assistendo alla Sala Futura di Catania, in via Macallè, per la stagione dello “Stabile” etneo, all’atto unico “Dal tuo al mio” di Giovanni Verga nell’interessante edizione diretta da Elio Gimbo e con il prezioso ed attento adattamento di Nino Bellia e Alessandro Napoli.
Lo spettacolo, prodotto dallo Stabile di Catania in collaborazione con Fabbricateatro, nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della morte di Nino Martoglio, con scene e costumi di Bernardo Perrone, in circa 80 minuti, vede brillantemente protagonisti Graziana Lo Brutto, Savi Manna, Loredana Marino, Plinio Milazzo e l’apprezzatissima Marionettistica Fratelli Napoli formata da Alessandro Napoli, Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Giacomo Anastasi.
“Dal tuo al mio” è un romanzo poco noto di Giovanni Verga, un testo teatrale del 1903, in seguito diventato romanzo nel 1906 e fotografa le tematiche tipiche del Verga maturo, ovvero la roba, gli affetti sacrificati al progresso, la famiglia come bene assoluto. Nel titolo si specifica che la ricchezza cambia solamente padrone, ma il suo negativo potere non la abbandona. Nella vicenda troviamo il barone Raimondo Navarra, vedovo, che non sa riscattare dai debiti la sua zolfara e che ha due figlie – Nina e Lisa – che devono essere sposate. Il racconto si apre nel giorno del matrimonio, poi mancato, di Nina con il figlio di don Nunzio Rametta, lavoratore arricchito della miniera di Navarra, intanto cresce il malcontento tra i dipendenti che minacciano una rivolta per i mancati pagamenti. La vicenda è ambientata nel 1893, al tempo dei Fasci Siciliani, in un momento in cui gli oppressi prendono coscienza di sé. In casa Navarra c’è guerra: la vecchia nobiltà terriera è in lotta con i nuovi affaristi rappresentati dai generi. Il denaro è uguale per tutti e ogni odio cessa di fronte alla possibilità di aumentare il proprio capitale. E tutto, alla fine, sarà come prima. Da rilevare nella storia e nei personaggi in scena la differenza tra la femminilità dolce di Nina e quella torbida di Lisa, che richiama i romanzi giovanili dello scrittore; il personaggio di Rametta, vicino alle figure di usurai come nei Malavoglia e in Mastro don Gesualdo; i semplici che cercano una via d’uscita senza trovarla e gli affaristi furbi e opportunisti che si adattano al nuovo flusso delle cose sapendo che il mondo nella sua sostanza non è cambiato e l’oppressione resterà per sempre.
A poco più di un secolo dal 9 luglio del 1920, quando per gli ottant’anni di Giovanni Verga la Compagnia diretta da Nino Martoglio mise in scena al Teatro Valle di Roma il dramma in tre atti “Dal tuo al mio”, ecco oggi l’odierna edizione, diretta da Elio Gimbo, dove protagonisti sono quattro attori in carne ossa (Graziana Lo Brutto è Nina, Loredana Marino è Lisa, Plinio Milazzo è l’operaio Luciano e Savì Manna ricopre il doppio ruolo di don Rametta e del regista Nino Martoglio) e la straordinaria famiglia dei Fratelli Napoli con i loro magici e sempre più umani pupi che fanno vivere, ballare, combattere i personaggi del Barone Navarra, del mitico Peppinino (aiuto regista), della zia Bianca, di padre Carmelo, del notaio Zummo, dei lavoratori in rivolta e della forza pubblica. Con il complesso e riuscito adattamento dell’opera verghiana, operato da Nino Bellia ed Alessandro Napoli, con l’estro registico di Elio Gimbo, l’impianto scenografico volutamente caotico ed incompiuto – da cantiere artigianale-, con travi e sedie accatastate, di Bernardo Perrone (che si occupa anche dei costumi), con le luci di Gaetano La Mela, con balletti, canzoni e musiche – da commento e sottofondo- che, a tratti, confondono e che coinvolgono persino i Doors e nel finale una ballata country, con una ricchezza di movimenti, fondali e di colori, il pubblico si ritrova davanti al palcoscenico del Teatro Valle, in attesa della prova generale di “Dal tuo al mio” con il regista Nino Martoglio, l’aiuto regista Peppinino, gli attori ed i pupi.
In una magica atmosfera lavorano assieme, come accade ormai da anni, attori di carne e pupi che danno il meglio sulla scena per uno spettacolo che ha una impostazione metateatrale e dove si esalta il pessimismo verghiano. All’interno della pièce troviamo anche due finali, il primo originale ed un po’ tronco e l’altro aggiunto, squisitamente verghiano, con la battaglia con tutti Vinti e che allarga gli orizzonti culturali, ribadendo il forte impatto avuto dai due autori (Martoglio e Verga) sul teatro siciliano, sugli attori e sui registi di allora e di oggi.
Pregevole e coinvolgente l’ultima scena dove Savì Manna, nei panni di Martoglio, con i polsi legati ai due scannappoggi, raffigura la morte dell’autore belpassese, si abbassa fino a terra e con gli occhi sgranati e la voce commossa, recita i versi che Martoglio declamò al “Valle”, tra il primo e il secondo atto di “Dal tuo al mio” e poi, spirando, sussurra “Buio!” e si accascia a capo chino, con gli altri attori che alzano la mano in segno di ultimo saluto. Spettacolo, come detto, dai mille spunti, sorretto da una regia curiosa ed accattivante e da un raffinato adattamento e che si avvale della sempre più apprezzata opera della Marionettistica Fratelli Napoli che, anche stavolta, si supera grazie ad una superlativa squadra di grandi professionisti che non ci si stanca mai di elencare: Alessandro Napoli, Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Giacomo Anastasi. Con loro, lo ripetiamo da anni, ogni spettacolo è una garanzia di successo. Di rilievo anche le interpretazioni dei quattro attori: Savì Manna, abile nel destreggiarsi nel doppio ruolo del regista Martoglio ed in quello dell’infame don Rametta, Graziana Lo Brutto nei panni della dolce Nina, Loredana Marino (la sorella Lisa, più sfrontata e ribelle) e Plinio Milazzo nel ruolo dell’operaio Luciano, marito di Lisa).
Pubblico alla fine soddisfatto e prodigo di applausi per uno spettacolo che – a detta del regista Elio Gimbo – è il secondo capitolo di una trilogia sul teatro siciliano composta mediante la dialettica “attori di legno-attori di carne” e che segue “L’ultimo degli Alagona” (presentato la scorsa estate) proseguendone la ricerca poetica. Se il primo era ispirato alla relazione regista-attore stabilitasi tra Nino Martoglio e Giovanni Grasso, in “Dal tuo al mio” l’attenzione si concentra sulla relazione maestro-allievo, tra Nino Martoglio e Giovanni Verga, le cui morti avvennero a neanche un anno di distanza l’una dall’altra. Il lavoro che ha debuttato lo scorso 19 maggio conclude le dieci repliche domenica 29 maggio alla Sala Futura di Catania.
Scheda
“Dal tuo al mio”
di Giovanni Verga
Atto unico nell’adattamento di Nino Bellia e Alessandro Napoli
Regia Elio Gimbo, aiuto regia Simone Raimondo
Scene e costumi Bernardo Perrone
Con Graziana Lo Brutto, Savi Manna, Loredana Marino, Plinio Milazzo e la La Marionettistica di Fratelli (Alessandro Napoli, Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Giacomo Anastasi).
Foto Antonio Parrinello
Produzione Teatro Stabile Catania, in collaborazione con Fabbricateatro – Stagione teatrale 2021-2022 – Sala Futura – Catania – 19-29 Maggio 2022 – Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della morte di Nino Martoglio.