La politica dell’approssimazione e del pressapochismo, sull’annosa questione della spazzatura che invade le strade di Catania, sta dimostrando ampiamente che senza programmazione, senza un semplice senso logico o un minimo di visione d’insieme non si va da nessuna parte. Anzi, l’inseguire continuamente l’emergenza dimostra che, alla fine, le strade restano di nuovo piene di rifiuti. L’esempio di questi ultimi giorni sono sotto gli occhi di tutti: gli operai comunali raccolgono la spazzatura (e in alcuni casi sono costretti a chiudere le strade al traffico per intervenire) e, appena il camion gira l’angolo, una fila di incivili sono pronti a posizionare materassi, frigoriferi e vecchi copertoni nello stesso punto in cui la monnezza si trovava prima. Il risultato è che, agli occhi della gente, Palazzo degli Elefanti non abbia fatto nulla. Il Comitato Romolo Murri, attraverso il suo presidente Vincenzo Parisi, raccoglie le segnalazioni degli abitanti e ribadisce che, quello che sta succedendo a Catania, rappresenta in modo lampante l’arretratezza dei nostri amministratori. In tutto il mondo i rifiuti sono sinonimo di “ricchezza”, dalle nostre parti invece significa solo “povertà “. E’ proprio così difficile riprendere i nostri progetti “sepolti” dalla polvere nei cassetti dimenticati e fare come nei “paesi” evoluti dove la munnizza è un bene prezioso? Oggi servono le telecamere, servono le forze dell’ordine a pattugliare il territorio, servono precise forme di cittadinanza attiva. Solo dopo si può cominciare a parlare di raccolta differenziata. Che senso ha parlare di riciclo di carta, cartone, vetro e materiali ferrosi quando il singolo sacchetto lecito è circondato da montagne di sacconi neri dove all’interno di può trovare di tutto? Non solo, cosa si vuole fare per disinfettare le strade puzzolenti e che offrono un ambiente ideale in cui topi e insetti possono proliferare? La città è allo sbando, ma questo non è un buon motivo per lasciarla alla completa mercè dell’inciviltà più selvaggia.