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L’Associazione culturale Terre Forti, diretta da Alfio Guzzetta, nell’ambito del cartellone “Catania Summer Fest 2022” organizzato dall’Amministrazione comunale, per ricordare la figura di Alfredo Danese (attore, commediografo, poeta, bozzettista talentuoso e fondatore nel 1975 del circolo culturale “Arte e folklore di Sicilia”), ha proposto per due sere, lo scorso 19 e 20 luglio, al Castello Ursino di Catania lo spettacolo “Peppe Nappa, le farse” di Alfredo Danese. La messa in scena, con la regia di Alfio Guzzetta, ha visto sul palco Aldo Failla nei panni della maschera Peppe Nappa, Letizia Tatiana Di Mauro (la moglie Teresina), Pinella Calogero (Rosa Tataranchiu, la mamma di Peppe Nappa), Concetto Cefalà nei panni del dottore, Giovanna Marano (Cristina) e Antonio Calabretta nel ruolo dell’affittacamere. Due le farse rappresentate: “U malatu pi forza” e “L’affittacamere”. Arredo scenico essenziale, con pochi oggetti ed una coloratissima maschera sullo sfondo, a cura della stessa compagnia, luci e fonica di Salvatore Maurizio Spampinato.

Applausi finali per i protagonisti

Nella messa in scena di Terre Forti Peppe Nappa, maschera siciliana, è il protagonista assoluto delle due farse e strizza l’occhio alla commedia dell’arte, presentandosi con il suo buffo costume, rivelandosi ignorante, furbo e ingenuo nello stesso tempo, attirato dal fascino femminile ed in preda di una fame continua. Le due farse non hanno una collocazione temporale, così come il protagonista Peppe Nappa, lavoratore disoccupato cronico in una Sicilia perennemente in crisi, mammone, grottesco, bugiardo e pasticcione e che in ogni surreale situazione, fa il finto tonto – come si suol dire – per non pagare il dazio. Alla fine delle due farse, al Castello Ursino, non sono mancati gli applausi del pubblico che ha mostrato di gradire le sconclusionate trovate e battute della maschera di Peppe Nappa, personaggio che, sicuramente, è sempre esistito e sempre esisterà.

“La maschera che avrebbe dovuto portare la mia farsa – recitava l’autore Alfredo Danese – doveva essere quella di Nicolino Pensabene, catanese autentico, ma l’universalità del nome mi indusse ad adottare quella di Peppe Nappa.  Il mio Peppe Nappa, però, a differenza del suo illustre omonimo, non dice parolacce, non è licenzioso, ma si esprime con un linguaggio alla catanese”.

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