Cronaca

Progettare sul territorio ibleo azioni di formazione e di ricerca educativa che valorizzino il potenziale formativo della narrazione su tematiche di carattere pedagogico, sociale e culturale e su ricerche di comune interesse istituzionale nell’ambito dei processi formativi.
Sono i temi dell’accordo di collaborazione tra l’Università di Catania, tramite il Dipartimento di Scienze della Formazione, e il Comune di Ragusa che nei giorni scorsi ha preso il via con la prima riunione operativa nei locali della Biblioteca Civica “Giovanni Verga”.
L’“atelier” delle attività e delle iniziative, infatti, sarà lo Spazio Soffiasogno della Biblioteca Civica di Ragusa, realtà già attiva e operante dal 2016 con proposte e servizi finalizzati a promuovere esperienze e buone prassi educative sui diversi linguaggi della narrazione.
All’avvio dei lavori hanno preso parte i responsabili scientifici del progetto per l’Università di Catania, i docenti Gabriella D’Aprile e Giambattista Bufalino, che si occuperanno dell’ambito della formazione e della ricerca pedagogica, l’assessore alla Cultura del Comune di Ragusa, dott.ssa Clorinda Arezzo, insieme con il dirigente del settore Cultura dell’amministrazione comunale, dott. Giuseppe Puglisi e le referenti Francesca Aparo e Robertina Nicastro per lo Spazio Soffiasogno della Biblioteca Civica.
“Il narrare e il narrarsi, il raccontare e il raccontarsi, accolti come dispositivi formativi e tras-formativi, sono esperienze estetiche, emotive, affettive, culturali di condivisione per l’esplorazione di sé e dell’Altro – spiega la prof.ssa Gabriella D’Aprile. Il racconto appartiene alla storia evolutiva umana, è meme di trasmissione culturale, è esperienza di relazionalità̀, forma inesauribile del dare, a sé stesso e agli altri. Nell’atto autentico del narrare e dell’essere narrato si coglie quell’invisibile che diventa forma espressa di un sé che incontra lo spazio dell’alterità̀, cifra universale dell’esistenza umana”.
“La collaborazione istituzionale tra l’Università e la città di Ragusa – aggiunge il dott. Giambattista Bufalino rappresenta una proficua opportunità per valorizzare il ruolo essenziale della narrazione per l’educazione delle giovani generazioni, per la formazione delle professionalità educative e per quanti sono impegnati nelle relazioni di cura formativa”.

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